Sareste stati vittime di 5 episodi di discriminazione negli ultimi 12 mesi, specialmente nella ricerca di un lavoro o facendo shopping o vedendovi negato il servizio in un ristorante, café o bar. Non avreste riferito di questi incidenti ad alcuna organizzazione, perché, secondo voi, niente sarebbe cambiato o perché neppure avreste saputo a chi rivolgervi. Ecco come vi sentireste, se voi foste un Rom nato in una degli stati dell’Ue.
L’esempio lo ha fatto Morten Kjaerum, direttore dell’Agenzia dell’Unione europea dei diritti fondamentali (Fra) che ha condotto la prima indagine sulle esperienze di discriminazioni e crimini razziali nei confronti di gruppi di immigrati e minoranze etniche.
Mentre la Conferenza dell’Onu sul razzismo (Durban 2) ha approvato da poche ore il documento finale per ribadire la lotta alla xenofobia e all’intolleranza (all’ombra del boicottaggio di alcuni Paesi, tra cui l’Italia, e degli attacchi contro Israele sferrati dal presidente iraniano Mahumud Ahmadinejad), sul fronte Ue arrivano cattive notizie: l’indagine mostra come i casi di discriminazione, persecuzione e violenza a sfondo razziale sono molto più diffusi di quanto registrato nelle statistiche ufficiali.
La maggioranza (il 55%) degli immigrati e delle minoranze interessate dall’indagine della Fra ritiene che la discriminazione basata sulle origine etniche sia diffusa nel proprio paese e il 37% afferma di aver subito personalmente discriminazioni nell’ultimo anno. Ancora più allarmante il dato sui crimini razziali: il 12% del campione ha dichiarato di esserne stato vittima negli ultimi 12 mesi. Chi subisce una discriminazione nella stragrande maggioranza dei casi non le denuncia: l’82% ha dichiarato di non aver segnalato l’esperienza più recente (il 64% pensa che, in caso di denuncia, niente sarebbe cambiato e l’80% non era a conoscenza di organizzazioni che potessero offrire sostegno o consiglio alle vittime).
La prima parte dell’indagine si è concentrata sui Rom e Sinti che sono i più vulnerabili alla discriminazione e ai crimini razziali. Da un’apposita relazione (la prima di una serie sui gruppi di minoranze) emerge un quadro inquietante per i 12 milioni di Rom e Sinti stimati nell’Ue: a seconda del paese, il 66-92% dei Rom e dei Sinti non ha denunciato la più recente esperienza di discriminazione ad alcuna autorità competente e la mancanza di fiducia nell’applicazione della legge e nelle strutture della giustizia è stata riferita dal 65-100% dei Rom intervistati.
Tra i sette paesi campione (Bulgaria, Repubblica Ceca, Grecia, Ungheria, Polonia, Romania, Slovacchia), la Repubblica ceca è quello in cui è emerso il più alto livello di discriminazione: il 64% dei rom intervistati ha dichiarato di essere stato discriminato negli ultimi 12 mesi. Segue l’Ungheria con il 62%.
I rom in Bulgaria e Romania hanno invece riferito i più bassi livelli di discriminazione (26% e 25%). «I dati dimostrano che la discriminazione e i crimini razziali sono un’esperienza quotidiana per i rom. I politici e altre figure pubbliche devono pronunciarsi e dare l’esempio sulla tutela dei diritti umani – ha dichiarato Morten Kjaerum – L’incremento della consapevolezza per prevenire la discriminazione è necessario al pari delle sanzioni severe contro coloro che attuano discriminazioni nei confronti dei rom». di Ilaria Verunelli
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