Nonostante il 2008 sia stato l'Anno europeo del dialogo interculturale, la realtà si è dimostrata ben diversa. Pregiudizi, discriminazioni e xenofobia diffusi fino a sfociare in alcuni casi in episodi di violenza si sono registrati in vari Paesi europei e soprattutto in Italia, con responsabilità mediatiche e politiche a vari livelli. Particolarmente grave e' la tendenza ad estendere a intere comunità etniche responsabilità individuali, soprattutto nei confronti di Rom e Sinti. Lo denuncia il Rapporto sui Diritti Globali 2009, pubblicato Società INformazione.
Un razzismo ''pervasivo e persistente'' in Europa in molti importanti settori della vita sociale quali lavoro, casa, istruzione, salute, ordine pubblico, accesso a beni e servizi, media, secondo l'European Network Against Racism (ENAR), che ha sottolineato il cosiddetto racial profiling, cioè l'utilizzo di criteri ''etnici'' nella selezione dei soggetti da sottoporre a controllo.
Particolarmente allarmante, poi, il fatto che sia sempre più evidente la tendenza a considerare ''accettabili'' i crimini razzisti e i maltrattamenti contro appartenenti alle minoranze etniche e religiose, anche all'interno delle forze di polizia e di altre autorità quando non da parte dei legislatori. Un po' ovunque in Europa manca un serio monitoraggio del fenomeno da parte delle istituzioni, cosa significativa almeno quanto la diffusa impunità, nonostante alcuni strumenti legislativi recentemente introdotti nella legislazione europea.
Secondo l'Agenzia europea per i diritti fondamentali, il problema delle scarse rilevazioni è tale da far sorgere il dubbio che gli Stati membri che fanno registrare un maggior numero di episodi a sfondo razzista e xenofobo siano in realtà solo quelli che svolgono un monitoraggio più attento e capillare. da ASCA
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