Lavori e vigilanza nei campi regolari dal 1° giugno, più fondi dal governo per concretizzare un lavoro che punta «a coniugare legalità e integrazione». Il piano “nomadi” per Roma entra nella fase dell’applicazione concreta.
L’annuncio arriva dal sindaco Gianni Alemanno, dopo l’incontro del 15 maggio con il ministro dell’Interno Roberto Maroni e il prefetto Giuseppe Pecoraro: «Abbiamo fatto un briefing per fare il punto sul piano nomadi, che esporremo subito dopo l’inizio dei lavori, stabilito per il primo giugno». Ma non solo: il Campidoglio ha chiesto al Governo altri fondi, per gestire nei prossimi due anni la progettata “rivoluzione” del piano.
Si comincerà dai lavori in tre campi, scelti tra quelli che resteranno attivi: «Il lavoro prevede la bonifica, il miglioramento delle condizioni igieniche e di sicurezza - spiega Alemanno - Una cosa deve essere chiara: non saranno più tollerate attività illegali all’interno dei campi, come spesso è avvenuto in realtà come il Casilino 900. Le nuove strutture non saranno più dei territori fuori dalla legge. La vigilanza privata garantirà due aspetti fondamentali: nelle strutture potranno entrare soltanto le persone autorizzate e, all’interno, non si potrà più condurre attività criminose».
La durata dei lavori sarà di circa tre mesi: «Puntiamo a completare l’intervento nei primi tre campi entro la fine dell’estate - sottolinea il sindaco - Entro la fine dell’anno completeremo tutto il quadro, che prevede la ristrutturazione dei sette insediamenti realizzati e la realizzazione di un nuovo campo».
Già nota la lista dei “campi nomadi” che resteranno attivi: Candoni, Castel Romano, Gordiani, Lombroso, Salone, Cesarina e River. A questi, come ha più volte annunciato il prefetto, dovranno essere aggiunte altre aree, probabilmente due o tre. Ma niente maxi-campi.
«Abbiamo già emesso il bando di gara per l’assegnazione del servizio di vigilanza privata nei campi, che sarà assegnato venerdì prossimo - dice Sveva Belviso, assessore capitolino alle politiche sociali - Dal 1° giugno le guardie giurate cominceranno a lavorare, anche durante gli interventi di ristrutturazione dei campi, per far rispettare la legge e le norme contenute nel regolamento dei campi nomadi a Roma e nel Lazio, approvato dalla Prefettura nei mesi passati».
Il piano, che quindi diventerà effettivo dall’inizio dei giugno, prevede poi la graduale chiusura degli altri “campi nomadi”, a partire dal Casilino 900 e da Tor de’Cenci, e la rimozione sistematica dei tanti insediamenti spontanei che sorgono, a macchia di leopardo, nei vari quadranti della città e sulle rive dei due fiumi.
Con Maroni, Alemanno ha parlato anche di fondi: «Attualmente abbiamo a disposizione 23 milioni di euro, tra le risorse stanziate da Stato, Regione e Comune - osserva il sindaco - Ma abbiamo chiesto al ministero di mettere altri fondi, per gestire la situazione in questi due anni. I soldi non serviranno solo per i lavori, ma anche per la vigilanza dei campi, che è un’aspetto fondamentale del piano».
La fase operativa del piano «consisterà nel sistemare i campi esistenti, metterli a norma e dove possibile ampliarli - conferma Pecoraro - Una volta acquisita la consistenza degli ampliamenti, decideremo se e dove realizzare nuove aree. Gli eventuali nuovi campi verranno realizzati nei municipi che non li hanno, per fare in modo che tutti i municipi di Roma abbiano la possibilità di ospitare campi nomadi».
«Anche noi stiamo vedendo con chiarezza l’effetto delle promesse elettorali di Alemanno - ironizza Pino Battaglia, consigliere provinciale del Pd - che ha il coraggio di congratularsi, da solo, con se stesso, quando dopo tanti schiamazzi, ad un anno dell’insediamento il campo nomadi Casilino 900 è ancora lì e non se ne conoscono i destini». Replica Luca Gramazio, consigliere capitolino del Pdl: «L’unica cosa preoccupante che qualcuno continua ad utilizzare il campo nomadi di Casilino 900 per un’inutile polemica, pretestuosa e a uso personale - sostiene Gramazio - Ribadisco che il campo verrà chiuso al più presto».
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