Il pacchetto sicurezza e i discorsi razzisti e xenofobi hanno portato a misure contrarie al rispetto dei diritti umani in particolare, ma non solo, di Rom e Sinti in Italia. Questa la tesi sostenuta dall'organizzazione non governativa Cohre, che si occupa di difendere il diritto alla casa e prevenire gli sfratti, nel ricorso collettivo contro l'Italia presentato al Comitato per i diritti sociali, organismo del Consiglio d'Europa incaricato di valutare se gli Stati membri rispettano quanto previsto dalla Carta sociale europea.
Nel ricorso, registrato con il numero 58/2009, presentato lo scorso 29 maggio, ma di cui si è avuta notizia solo oggi, l'organizzazione sostiene che le autorità italiane hanno violato 5 articoli della Carta sociale europea. Secondo il Cohre, l'Italia avrebbe violato il diritto delle famiglie Rom e Sinti a godere di protezione sociale, legale ed economica (art. 16) e il diritto alla protezione e assistenza dei lavoratori immigrati e delle loro famiglie (art. 19).
Inoltre, nel ricorso si sostiene la violazione dell'articolo 30 che impone agli Stati di garantire a Rom e Sinti, cittadini italiani, la protezione contro la povertà e l'esclusione sociale e dell'articolo 31 che sancisce il diritto alla casa. In ultimo, nei confronti di Rom e Sinti le autorità avrebbero anche violato il diritto alla non discriminazione come previsto dall'articolo E della versione rivista della Carta sociale europea.
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