Confusione su chi abbia fatto cosa, non sulla sostanza. Davanti al giudice delle indagini preliminari Luciano Storaci, la 64enne Stela Anton (in foto), Cittadina rumena appartenente alla minoranza rom, ha ribadito per filo e per segno quanto già raccontato al pm nel corso dell’indagine che la riguarda in quanto vittima, presunta, di un sequestro di persona messo in atto da una coppia di agenti della polizia locale che lo scorso 3 gennaio, con la città semi soffocata da un quantità di neve come non se ne vedeva da anni, la portarono a Civiglio, le fecero togliere le scarpe e, dopo averla invitata a ridiscendere a piedi, gliele scagliarono in un dirupo.
Il racconto di Stela rende ancora più delicata la posizione dei vigili, Salvatore Canavacciolo e Francesco Cibelli. Raccolto con la formula dell’incidente probatorio, il resoconto ha, a questo punto, valore di prova, anche se l’elenco degli aspetti ancora da chiarire non si è esaurito.
L’indagine è partita da un esposto anonimo che è arrivato al Tribunale di Como all’inizio di aprile. Si trattava di una lettera scritta da qualcuno molto bene informato, che dettagliava i passaggi chiave del viaggio per Civiglio e che indusse gli investigatori a muoversi praticamente subito.
Chiesero e ottennero dal Comando della Polizia Municipale di Como tutte le relazioni di servizio inerenti l’attività anti-accattonaggio svolta nei mesi invernali e fu soltanto allora, dopo quella richiesta, che i vertici della polizia locale si fecero vivi con il pm titolare del fascicolo: manifestarono la propria piena e incondizionata disponibilità a collaborare ed informarono l’amministrazione, nella persona del sindaco.
L’unico atto pervenuto sulle scrivanie della procura dal Comune fu una relazione di servizio piuttosto tardiva, firmata dall’agente Salvatore Canavacciolo, uno dei due coinvolti nello scandalo, l’altro indagato è Francesco Cibelli.
Canavacciolo raccontava che quel giorno, il 3 gennaio, con la città e le sue montagne coperte di neve, lui e il collega fermarono una rom di 65 anni, Stela Anton, che come in altre occasioni si aggirava ai semafori con un bicchiere di carta in mano. Avrebbero dovuto portarla al comando per procedere all’identificazione, al fotosegnalamento e a una serie di ulteriori incombenze previste per legge, ma la loro auto fece tutt’altro tragitto per applicare tutt’altra “legge”.
Salì fino a Civiglio dove, a sentire Canavacciolo, Cibelli ordinò alla donna di togliere scarpe e calze, le gettò in fondo a un dirupo, risalì in auto e riprese la strada di Como dopo avere invitato la Anton a farsela a piedi.
Lei ubbidì: trovò la forza per recuperare le sue scarpe arrancando nella neve, poi riguadagnò il livello della strada e riprese, ciabattando faticosamente, la strada per Como. da La Provincia
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