lunedì 15 giugno 2009
Crescono i casi di razzismo in Italia
Crescono i casi di razzismo riportati dai media, e si tratta soprattutto di atti di violenza fisica o a danno di cittadini romeni. Erano 119 casi nel 2007, sono stati 124 nel 2008 e 76 nei primi 3 mesi e mezzo di quest'anno, per un totale di 319 episodi. Il monitoraggio sulla stampa fa parte del Libro Bianco sul razzismo realizzato dall'associazione Lunaria con il sostegno del gruppo dei Verdi al Parlamento europeo e presentato a Roma. Prevalgono le violenze fisiche (187 casi di cui 15 morti) contro le 132 violenze verbali, soprattutto i discorsi razzisti (95 episodi) mentre le scritte, le pubblicazioni, e la propaganda razzista si fermano a quota 30. Per quanto riguarda i colpevoli degli atti razzisti, si tratta soprattutto di singoli cittadini o gruppi di ignoti (197 casi), di frange di estrema destra (34), di istituzioni (33), di forze di polizia (28), di esponenti della Lega Nord (16) e di tifosi (11). Le categorie più colpite risultano essere gli immigrati e i profughi in generale (203 episodi), seguite da rom (83), musulmani (20), e ebrei (13). Nei casi in cui sono noti la nazionalità e il sesso della vittima i più colpiti risultano essere i cittadini romeni (81), seguiti da quelli di Bangladesh (18), Marocco (14) e Senegal (13), e in prevalenza uomini (95 episodi). Un altro dato che emerge dal monitoraggio dei casi di razzismo sui media è che 40 episodi hanno avuto come vittime dei minorenni; di questi 24 sono avvenuti in spazi pubblici come bar, discoteche, parchi e strade. "Negli ultimi casi di cronaca però il colore della pelle è diventato più incisivo- dice Paola Andrisani, esperta di etnologia- e anche il fenomeno delle bande e delle baby gang ha avuto un certo peso". L'analisi dell'associazione Lunaria è stata svolta sulla carta stampata e sul web, sui rapporti di altri enti, sugli archivi e sulla rassegna stampa sulle notizie riportate tra il primo gennaio 2007 e il 15 aprile 2009. Dal monitoraggio sono stati esclusi i casi di razzismo nei Cie, i centri di identificazione ed espulsione. da Dires - Redattore Sociale
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