Il ddl 733 (Pacchetto sicurezza) è in corso di approvazione al Senato. Nonostante le proteste e le mobilitazioni organizzate in questi mesi dalle/dai migranti, dalle/dagli occupanti di casa, dalle femministe e dalle lesbiche, dalle/dagli studenti, dalle associazioni di medici, insegnanti e avvocati, e partecipate da tutte e tutti coloro che non accettano più la cultura della paura e del controllo, molte delle norme restrittive della proposta di legge restano in piedi.
In primo luogo il reato di clandestinità, che comporta l'obbligo di denuncia da parte di tutti gli ufficiali pubblici (medici e insegnanti compresi) per chi non è in possesso del permesso di soggiorno; poi l'aumento del periodo di residenza e di vita coniugale per chi vuole ottenere la cittadinanza italiana; l'aumento (fino a 200 euro) per la richiesta o il rinnovo del permesso di soggiorno; la cancellazione anagrafica dopo sei mesi dalla scadenza del permesso; la cancellazione del registro dei senza fissa dimora; l'estensione del periodo di detenzione nei CIE fino a sei mesi; l'aumento dei dispositivi di controllo video nelle città; l'istituzione delle ronde e la reintroduzione del reato di oltraggio a pubblico ufficiale. Queste norme, oltre a limitare a libertà di tutte e tutti, individuano una serie di soggetti da indicare come potenziali criminali: dal "clandestino", al giovane adolescente, a chi sceglie di opporsi al razzismo, alla xenofobia e allo sfruttamento del lavoro; alla mercificazione della cultura e allo svuotamento dei centri delle città, trasformati in vetrina.
Tutto questo mentre il governo italiano rinnova l'amicizia con il Primo Ministro libico, Gheddafi, che ha firmato l'accordo per il controllo delle acque del Mediterraneo e per l'intensificazione delle misure repressive della migrazione in Libia.
Nei mesi precedenti alla prima votazione del pacchetto sicurezza, a Roma si è costituita una rete di collettivi, realtà territoriali, attiviste e attivisti, singole e singoli, che hanno costruito, in linea con altre mobilitazioni nazionali, una manifestazione contro il pacchetto sicurezza.
Pensiamo che quel percorso debba proseguire, anche volgendo lo sguardo a chi è reclusa o recluso nei CIE italiani, come quello di Ponte Galeria a Roma, dove sono quotidiane le notizie di torture, violenze e soprusi nei confronti di chi ha cercato in questo paese un futuro diverso per sé o per la propria famiglia. Per questo riteniamo che sia importante organizzare una mobilitazione nei giorni dell'approvazione definitiva del disegno di legge.
Per costruire insieme le mobilitazioni, invitiamo tutte e tutti a un'assemblea pubblica che si terrà il 19 giugno prossimo, alle 18.00, presso l'ex cinema Volturno, in via Volturno 37 (vicino stazione termini). di Rete contro il pacchetto sicurezza
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