Ieri circa 100 Cittadini rumeni, appartenenti alla minoranza rom, della comunità di via di Centocelle, insieme alle associazioni “no embedded” che lavorano nel campo e ai Blocchi precari metropolitani, hanno liberato dalla speculazione un ex deposito della Heineken, tra Casilino 23 e Torpignattara, per trovare un riparo dignitoso in vista dello sgombero del campo, annunciato da polizia e Folgore per domani mattina.
In questo momento, polizia e militari stanno setacciando il campo di via Centocelle, bloccando l’uscita a le altre famiglie rimaste dentro. Di seguito il comunicato
Oggi è una giornata importante. Doveva essere il giorno del nostro ennesimo sgombero mediatico senza soluzioni alternative, per mano di militari mandati dal Comune di Roma e invece…
Siamo 100 rom e romní della Romania, da anni costretti a vivere nelle fatiscenti baracche di via di Centocelle senza acqua ne luce, assediati dai ratti. Siamo giovani donne e uomini che hanno davanti ancora tutta la vita, la metà di noi non é ancora maggiorenne e frequenta le scuole del municipio VI con il massimo delle presenze e un ottimo profitto. Già da mesi abbiamo intrapreso un percorso per rivendicare il nostro essere rom, ma non nomadi, come tutti i media raccontano senza conoscerci. E così abbiamo iniziato a lottare per il nostro diritto ad un’esistenza degna, dentro le case e fuori dai campi ghetto che stanno progettando per noi.
Siamo cittadini comunitari e questo ci dà il diritto a stare liberamente nel territorio in cui viviamo ma vogliamo farlo nel rispetto delle nostre persone e della nostra sicurezza. Grazie all’aiuto di un’associazione gadgè (non rom), abbiamo intrapreso percorsi di auto-recupero di direzione opposta all’assistenzialismo che ha sempre cercato di proporci chi, sulla nostra pelle, continua a fare la propria fortuna.
Siamo scesi nelle strade del quartiere durante la Mayday 2009, attraversandole con uno striscione sul quale era scritto: “SIAMO ROM, NON SIAMO NOMADI. VOGLIAMO LA CASA”. Ci siamo inseriti in percorsi di lotta con altre realtà italiane e migranti della città che vivono la nostra stessa emergenza abitativa.
Oggi abbiamo scelto di “riqualificare” (vogliamo usare il termine con cui di solito le istituzioni chiamano gli sgomberi dei rom come noi) un edificio da tempo abbandonato su questo territorio per costruirci la nostra nuova esistenza. L’abbiamo fatto su questo territorio perché qui abbiamo costruito i nostri ottimi rapporti col quartiere, in modo particolare con le scuole, dove esigiamo che i nostri figli continuino ad andare. Siamo gente onesta, siamo lavoratori e lavoratrici senza diritti che contribuiscono alla ricchezza di questa città e di questo paese. Oggi iniziamo a vivere dentro una casa perché i campi sono prigioni-discariche a cielo aperto e noi non siamo né bestie né prigionieri.
Chiediamo pertanto alle istituzioni competenti l’immediato blocco di tutti gli sgomberi degli insediamenti rom della Capitale fino all’attuazione di un piano di edilizia residenziale pubblica che consenta anche ai rom il passaggio dal campo alla casa per chi sceglie la vita stanziale. Come previsto, tra l’altro, dall’art.7 della Legge regionale del Lazio n.82 del 24-5-85. Oggi noi abbiamo iniziato a rivendicare il nostro diritto a R-esistere. Rom e Romnì di via di Centocelle e Blocchi Precari Metropolitani, 18 giugno 2009 (da Carta)
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