
Lo stesso autore ha descritto lo spettacolo come “la nostra assunzione di responsabilità, poiché la sua forma si iscrive nella musica e nel teatro civile, arti rappresentative e comunicative che possono e devono scardinare conformismi, meschine ragionevolezze e convenienze nate dalla logica del privilegio per proclamare la non negoziabilità della libertà e della dignità di ogni singolo essere umano e di ogni gente".
Molti gli applausi, oltre che per Ovadia, anche per tutto il gruppo di musicisti, che hanno incantato e rapito il pubblico con virtuosismi e melodie dal sapore di antiche terre lontane. Spettacolo dunque gradevole, ma al contempo molto importante poichè inserito nel festival della pace; quando si parla di pace intesa come rispetto e conoscenza delle altre culture, Moni Ovadia non può che essere parte integrante del contesto. da Sambenedetto Oggi
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