Il primo dato che emerge dal voto italiano di sabato e domenica è che, dalle Politiche dello scorso anno a queste Europee, oltre 7 milioni di elettori si sono persi per strada: sicuramente incerti, sicuramente insoddisfatti, sicuramente delusi. Soprattutto si tratta di una valanga di gente che sbatte la porta in faccia a tutto e tutti.
L'altro dato è che il Pdl è lontanissimo da quella soglia indicata da Silvio Berlusconi come decisiva, quella del 40%. Con il dato attuale è addirittura in regresso di oltre due punti rispetto alle Politiche dello scorso anno, cosa che penalizza molto Berlusconi e non si può non pensare al peso delle recenti polemiche personali ma anche a quelle politiche (vedi la Sicilia dove il Pdl avrebbe perso circa l'1% su scala nazionale).
Si tratta di un'Italia meno bipartitica e sia a sinistra sia a destra si consolidano le aree della protesta e dell'antagonismo. Tutti i principali quotidiani sottolineano nei loro titoli questo inatteso elemento del voto; il Corriere parla di "un'Italia meno bipartitica e apparentemente meno berlusconiana".
Il dato per il Cavaliere è aggravato dal successo della Lega che invece cresce, cresce in linea con le aspettative (oltre il muro psicologico del 10%). Solo per una manciata di voti non diventa il primo partito in Veneto ma fa il sorpasso in molte importanti province del Nord e per Berlusconi i problemi potrebbero aumentare. Per Berlusconi resta la consolazione del sorpasso sul Pd, altro grande sconfitto, nelle Marche e in Umbria.
Il coordinatore del Pdl Denis Verdini ha parlato nella notte di "dato veramente molto basso" per il suo partito e Ignazio La Russa ha detto che il dato "non sarebbe soddisfacente".
A sinistra male il Pd di Dario Franceschini anche se ha evitato la catastrofe di scendere sotto la soglia psicologica del 26%, ma partirà comunque una dura fase congressuale; molto bene l'Italia dei valori (anche se non sfonda come qualche previsione aveva prospettato).
Benino l'Udc che evita di rimanere schiacciato e consolida la sua presenza ben oltre il 6%.
Gli altri partiti sono tutti sotto la soglia del 4%, cioè senza poter sperare in alcun eletto. C'è da dire che a sinistra c'è un bacino potenziale di un altro 10% circa di elettori che esiste anche se non trova rappresentanza.
Da questa sera si analizzeranno i dati delle elezioni amministrative (molto interessante sarà valutare in particolare i risultati a Bologna, Firenze, a Milano provincia e altre zone del Nord). Ma soprattutto "finisce la ricreazione", come ha detto sabato il presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, e tutti dovranno rimboccarsi le maniche per fare qualcosa per permettere al Paese di uscire dalla crisi. di Paolo Biondi
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