giovedì 30 luglio 2009

Piacenza, ruba per mangiare

Mentre pubblicavamo il rapporto Istat sulla povertà in Italia è arrivata a U Velto questa agenzia stampa: “Nomade minorenne ruba due bistecche con il figlio neonato”. Il lancio di agenzia è stato dato da Piacenza Day, quotidiano d’informazione gratuita.
Nell’agenzia si racconta che una ragazza diciassettenne, appartenente alla minoranza dei Sinti italiani, è stata sorpresa a rubare al Simply di via Modonesi due bistecche con in braccio il figlio neonato.
La carne, preconfezionata, aveva un valore di 8 euro. Quando è stata avvicinata dai gestori ha subito ammesso di avere rubato e ha tirato fuori dalla borsetta le bistecche, dicendo di non potersi permettere la carne. Avvisato, il marito, poco più grande della ragazza, è subito accorso pagando gli 8 euro e il vicedirettore del supermercato ha deciso di non sporgere denuncia.
Una notizia come tante che giungono a U Velto ma che da il senso del dramma vissuto da tante persone in Italia, non solo appartenenti alle minoranze sinte o rom. Infatti, tante sono le notizie di che si possono leggere sui quotidiani locali di persone povere che vengono sorprese a rubare generi alimentari nei supermercati.
Ci sarà sicuramente chi penserà che questa ragazza dovrebbe essere punita e tante altre amenità cretine. Noi crediamo che questa ragazza interroghi, con questo suo gesto, l’intera società e sicuramente interroghi il sistema del welfare di Piacenza.
Questa ragazza abita nel “campo nomadi” di Piacenza e ha frequentato le scuole dell'obbligo ma oggi deve andare a rubare due bistecche per poter mangiare e quindi riuscire ad allattare il proprio figlio. Questi sono i risultati delle politiche di integrazione nel nostro Paese. Se questa è democrazia…

14 commenti:

Anonimo ha detto...

Questi sono i risultati a dire sempre "poverini, poverini" a dei ragazzotti che nel pieno delle forze non fanno niente per mantenere la loro famiglia e così costringono le loro mogli a rubare per poter dare da mangiare ai loro bambini. Li hanno viziati proprio bene. Bella cultura. Sembra di stare nella savana, dove il marito cammina davanti senza carichi e la moglie cammina dietro, con i figli, il carico della tenda, l'anfora di terracotta sulla testa, così, se per caso sbuca fuori un leone, il marito senza carichi può difendere la famiglia. Ma fatemi il piacere. Retrogradi!

Ambrogio

u velto ha detto...

ciao Ambrogio, ti sei fatto un film e pensi che tutti siano attori del tuo film. non è così.

Anonimo ha detto...

Hai ragione, u Velto, se sbuca fuori un leone l'uomo scappa.

Ambrogio.

Anonimo ha detto...

Ps: adesso però non scappare anche tu, e dimmi come è realmente la situazione.

Ambrogio.

Anonimo ha detto...

Per fare i primi esempi, da articoli recenti di u Velto, dove si parla di questa ragazza diciassettenne, maritata, che ha frequantato le scuole dell'obbligo ma oggi deve andare a rubare due bistecche per poter mangiare e quindi riuscire ad allattare il proprio figlio. Dove si parla di una 'sposa bambina', la ragazzina rom kossovara di 13 anni che nel luglio scorso ha partorito una figlia, dopo essere unita, dodicenne, in matrimonio con un ragazzo kosovaro ventenne. Il giovane è stato condannato a 5 anni e 4 mesi per violenza sessuale. I suoi genitori sono stati condannati a 6 anni per violenza sessuale e riduzione in schiavitù. La bambina nata dal matrimonio ha un anno. Questa ragazzina non era ridotta in schiavitù perché viveva, all'interno del nucleo famigliare, una vita normale, senza costrizioni di sorta [una vita normale, sic!]. Dove si racconta di Gilbert, che insieme con altri bambini borseggiava i turisti della stazione Centrale. A sfilare i portafogli dagli zaini dei passeggeri, come un ladro professionista. Gilbert ora ha undici anni. Ma ha dovuto crescere in fretta, tra scudisciate, calci e pugni in pancia. Ha dormito all’addiaccio e non ha mai avuto paura del buio. Si è sempre arrangiato per trovare da mangiare. Per sopravvivere, giorno dopo giorno, al suo sfruttatore. Il suo patrigno, Igor, 30 anni, ha costretto tutta la famiglia a seguirlo in Italia dalla Romania. Non sappiamo se la mamma di Gilbert è ancora spostata con il patrigno/aguzzino o se si è resa conto del dramma fatto vivere a suo figlio. Né si parla dei nonni di Gilbert o degli zii.

State tranquilli, questi articoli di u Velto sono solo un film!

giovedì 30 luglio 2009
Piacenza, ruba per mangiare

mercoledì 22 luglio 2009
Brescia, “sposa bambina”: condannati marito e suoceri

martedì 21 luglio 2009
Milano, il bimbo che scippava in Centrale: «vorrei essere adottato».

Anonimo ha detto...

Ridendo e scherzando, però Ambrogio ha sollevato una questione di non poca importanza. Circa metà della popolazione rom e sinta è al di sotto dei 14 anni. Vista la precocità con cui i ragazzi e le ragazze formano una famiglia, metà delle coppie sarà formata da giovani e perfino giovanissimi. I Rom e i Sinti sono coscienti che ci saranno migliaia di famiglie con bassa istruzione, per non dire con istruzione insufficiente, che avranno bisogno di guadagnarsi da vivere, di giovani madri che dovranno andare in giro per sfamare i figli, di giovani mariti con lavoro precario o senza lavoro? Ci pensate a queste cose? Avete pensato a qualche strategia da adottare per le nuove coppie che verranno? Queste coppie a differenza del passato avranno migliore consapevolezza dei propri diritti, ma avranno la consapevolezza dei doveri che li aspettano? Come faranno, ci pensate?
Fabiano

Carlo Berini ha detto...

ciao Ambrogio, una giovane mamma va al supermercato. è povera e ha i soldi per comprare un po' di pasta, burro, pomodoro, i pannolini per il bambino. e basta.
ruba una confezione di carne. viene naturalmente scoperta (è inevitabile) e il gestore del supermercato, che non è una iena, la lascia dopo che gli si paga la carne.
la domanda è: cosa si può fare perchè non succeda più?
chi vive in un "campo nomadi" molte volte si sente in un tunnel senza uscita.
in questa situazione c'è chi si abbatte e c'è chi continua a lottare per cercare di uscire dal tunnel. queste due posizioni non sono assolute ma con tante gradazioni di grigio e interscambiabili.
qualsiasi situazione di difficoltà dovrebbe fare intervenire lo Stato, per aiutare le persone a vedere quella luce. e quindi dargli la forza di rimettersi in cammino.
per tutti questo succede (anche se il nostro sistema del welfare è sicuramente meno forte di altri Paesi europei) con diversi strumenti di sostegno. i Sinti e i Rom nella stragrande maggioranza dei casi non accedono a questi strumenti e rimangono al palo.
faccio un esempio: il marito della ragazza ha un cammioncino con cui tutti i giorni acquista, trasporta e vende materiali ferrosi. in questo momento nel settore c'è crisi come in tanti altri settori. quali sono le politiche degli enti locali a favore di questo ragazzo? Nessuna: non un reinserimento in altre attività, ne una borsa lavoro... nulla, il tunnel senza luce.
Non hanno accesso agli strumenti esisteni per la facilitazione al reinserimento lavorativo (penso ad esempio alla dote lavoro della regione Lombardia, quanti Sinti e Rom hanno avuto le informazioni per accedere a questo strumento? purtroppo quasi nessuno) e non ci sono strumenti per il sostegno delle attività che svolgono.
e considera che per Piacenza stiamo parlando di un centinaio di persone, di cui la metà con meno di quattordici anni e che quindi vanno a scuola.
basterebbe poco, ovvero mettere in relazione le potenzialità presenti nelle persone e i bisogni espressi dal mondo del lavoro.
ma oggi i progetti lavoro che coinvolgono direttamente Rom e Sinti in Italia li possiamo contare sulle dita di una mano. un po' poco, non pensi?

Anonimo ha detto...

Chi doveva dare a sinti e rom le informazioni sul reinserimento lavorativo se non i mediatori culturali? Chi dovrebbe convincere i giovani rom sinti che per mantenere i figli si deve andare a lavorare e non a rubare? Ma le associazione pro nomadi cosa ci stanno a fare? per cosa vengono pagate?

u velto ha detto...

A Piacenza non c'è da convincere nessuno e non ci sono assocazioni pagate...

Anonimo ha detto...

Forse a Piacenza no, ma in tante altre citta' ci sono associazioni e mediatori culturali per i rom/sinti, e la situazione e' la stessa : la maggior parte delle donne vanno a chiedere o rubano, gli uomini rubano. Ben pochi lavorano. E non ditemi che la colpa e' dei servizi sociali!Per forza poi si diventa razzisti.

Anonimo ha detto...

Qualche tempo fa, ero di passaggio sul vostro sito e c'era un commento che secondo me era abbastanza intrigante. Viste le difficoltà che spesso hanno anche i comuni a dare un lavoro, si diceva in quel commento, di retribuire i Rom e i Sinti che volevano lavorare per il comune con una paga normale in base alle ore ma in più retribuirli con un pari importo in buoni pasto. Paga regolare più stessa quota in buoni pasto. Questa quota diverrebbe in fretta un valore di scambio, dato che se non venisse scambiata andrebbe persa. Insomma, chi si è abituato ad avere poco lavoro, fa fatica ad inserirsi in un lavoro normale, e viste le condizioni attuali dei Sinti e dei Rom nel campo lavorativo, sarebbe una bella cosa, sempre che gli altri lavoratori non abbiano qualcosa da recriminare. Però, se questo sistema, la paga più i buoni, fosse dato sulla base del modello ISE, mi pare che non ci sarebbero discriminazioni e rimostranze. Oltretutto, adesso hanno messo i buoni scuola, allora possono mettere anche i buoni pasto, così si possono scambiare e si mette in moto un'economia un po' alternativa che costa la metà.
Fabiano

u velto ha detto...

ciao Anonimo (martedì 4 agosto 2009 18.37.00 CEST), la tua affermazione: "la maggior parte delle donne vanno a chiedere o rubano, gli uomini rubano" sarà segnalata alla Polizia postale.

u velto ha detto...

ciao Fabiano, scusaci ma non abbiamo capito la tua proprosta.
comunque tutti i Sinti e i Rom lavorano. il problema è che le persone più povere a volte svolgono lavori non regolari.
nei nostri progetti per queste persone si mettono in relazione le capacità delle stesse persone con gli spazi presenti sul mercato del lavoro anche attraverso la cooperazione.
nei progetti è prevista l'utilizzazione degli strumenti esistenti e in alcuni casi si strutturano strumenti ad hoc

Anonimo ha detto...

Grazie u Velto, ho capito. Tutte queste difficoltà che ci sono nel mondo del lavoro, perché adesso il ferro è sceso di prezzo o perché in generale si fa sentire ancora un po' la crisi, sono difficoltà comuni a tutti i lavoratori, e gli strumenti per aiutare il lavoro o il reddito sono quelli a disposizione di tutti per non fare distinzioni, e gli strumenti ad hoc sono quelli messi a punto per i casi particolari. Quell'esempio che avevo letto voleva proprio essere una retribuzione "ad hoc" per quei lavoratori maggiormente in difficoltà. Capisco che un tipo di retribuzione mista, paga più buoni, si sovrapporrebbe agli strumenti già asistenti. Grazie.
Fabiano.