Sono stati sottratti tre minori a famiglie Rom che abitano nel “campo nomadi” di Castel Romano (in foto le “baracche” costruite dal Comune di Roma). L’ordine sarebbe stato dato dal Tribunale dei Minorenni di Roma a causa del particolare disagio in cui versano le famiglie dei minori.
La sottrazione è stata eseguita dal servizio sociale del Comune di Roma, con la collaborazione del XII Gruppo di Polizia Municipale, diretto dal comandante Rolando Marinelli, e di una pattuglia del Commissariato di Polizia di Spinaceto. Il servizio sociale doveva sottrarre sei minori ma tre di questi nella confusione creatasi, sono riusciti a fuggire. La notizia è data da Libero e da L’Unico.
Dalle fonti di agenzia si apprende che una delle madri dei sei minori, comprensibilmente sconvolta, ha minacciato di uccidersi con un coltello e in un secondo tempo ha tentato di difendere il proprio figlio, minacciando con il coltello chi si fosse avvicinato. Ne è nato un parapiglia che ha consentito a tre minori di fuggire.
Ad oggi abbiamo solo conferme indirette ma alcune considerazioni sono dovute. In primo luogo tanti bambini sinti e rom sono stati sottratti dalle loro famiglie per pregiudizi e stereotipi degli operatori e degli stessi Magistrati. L’ampia ricerca “Adozione di minori rom/sinti e sottrazione di minori gagé” commissionata dalla Fondazione Migrantes al Dipartimento di Psicologia e Antropologia culturale dell’Università di Verona e alla direzione del Prof. Leonardo Piasere, ha rilevato che nel complesso, l’analisi dei dati mostra la facilità con la quale, nelle diverse realtà analizzate, la tutela sociale (dei servizi di territorio) e civile (dell’Autorità Giudiziaria) scivolano nell’indifferenziare l’identità di un minore rom con quella di un minore maltrattato. Come se la cultura “altra” potesse fare del male al bambino. Questo è ciò che pensano molti degli operatori incontrati dal gruppo di ricerca. Tutti i minori rom, in quest’ottica diventerebbero dei bambini maltrattati.
In secondo luogo non si riesce a capire perché si debba violentemente sottrarre dei bambini a famiglie in difficoltà. Le norme, infatti prevedono che il servizio sociale debba con ogni mezzo sostenere le famiglie anche economicamente per eliminare la situazione disagio. L’allontanamento dei minori è un provvedimento straordinario che può essere messo in atto solo davanti a una gravissima situazione, come maltrattamenti o violenze accertate. Non certo per un semplice disagio.
Può però esserci qualcosa di diverso dal semplice disagio come appreso dalle agenzie stampa e quindi può essere giusto l’allontanamento. In questi casi il minore che subisce un allontanamento, come quello successo a Roma, subirà un trauma che lo segnerà per tutta la vita. E che quindi si aggiungerà dolore a dolore.
Per questa ragione l’associazione Sucar Drom ha da alcuni anni promosso progetti che prevedono la formazione degli operatori e dei Magistrati, con l’obiettivo di superare pregiudizi, stereotipi… Inoltre, si sono strutturati progetti che prevedano, nei casi estremi, il coinvolgimento diretto della famiglia allargata e di tutta la comunità di appartenenza del bambino o della bambina che ha subito delle violenze o dei maltrattamenti. Quindi la partecipazione attiva, propositiva, decisionale e operativa della famiglia allargata, di tutta la comunità e, se presenti, delle associazioni sinte o rom. Il minore che ha subito violenze o ha subito maltrattamenti viene affidato ad una famiglia appartenete al gruppo parentale o ad una famiglia appartenente alla comunità della bambina o del bambino. Il tutto concordato e strutturato con la partecipazione della stessa famiglia dei bambini.
In questo modo si ha la possibilità di non far subire ulteriori traumi al minore e nello stesso tempo si ha la possibilità di correggere, con l’importante apporto di tutta la comunità di appartenenza, valutazioni o decisioni che prese magari sull’onda dell’emergenza che portano quasi sempre a commettere grossi errori ai quali è poi difficile porre rimedio.
Ad oggi non siamo a conoscenza di progetti simili a quelli strutturati dalla Sucar Drom anche perché tutte le associazioni o non hanno voluto mai affrontare queste problematiche o si sono fermate al semplice sostegno delle famiglie che avevano subito la sottrazione di un proprio figlio. Questo atteggiamento non ha portato beneficio a nessuno e chi ha subito in maniera demolente tale inattività sono stati soprattutto tanti bambini sinti e rom che di fatto non sono stati tutelati.
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