Volevano essere considerati i veri eredi della banda della Magliana con la loro attività di traffico di cocaina, ma anche di prestiti ad usura e con la vendita o l'affitto di armi ad altre organizzazioni criminali.
Una organizzazione criminale dedita al traffico internazionale di stupefacenti è stata sgominata la scorsa notte dalle forze dell'ordine. Il bilancio dell'operazione dei carabinieri del nucleo operativo della compagnia Roma Eur, che hanno indagato per quattro anni, è di 47 persone arrestate. Mancano ancora all'appello sette persone delle 54 interessate da ordini di custodia cautelare. L'organizzazione di trafficanti di cocaina era composta da intere famiglie di etnia rom di nazionalità croata e bosniaca, ma anche di italiani.
Bambini di pochi mesi che trasportavano, inconsapevolmente, partite di cocaina purissima nascosta nei pannolini o nei passeggini. Ma anche insospettabili corrieri che facevano la spola tra l'Olanda, la Spagna e l'Italia, nascondendo la droga nei doppi fondi delle valige o nei portabagagli di macchine lussuose. Così il clan era riuscito a diventare un punto di riferimento per lo spaccio di cocaina sia nella capitale sia in tutto litorale del sud pontino.
La notte scorsa le perquisizioni e gli arresti sono stati portati a termine da 300 Carabinieri della compagnia Eur, aiutati da un elicottero e da unità cinofile. Alcuni arresti sono stati fatti nei campi nomadi di Tor dè Cenci, Castelromano e Nomentano, mentre la parte più corposa è avvenuta ad Ardea, all'interno di alcune blindatissime ville, dove i militari per entrare sono stati costretti ad usare un ariete per sfondare le porte blindate. Ma il vero patrimonio dell'organizzazione, ville e interi quartieri, ma anche società e auto di lusso, i carabinieri lo hanno scoperto in Bosnia dove il denaro veniva riciclato. Un flusso interminabile di soldi che dall'Italia aveva preso la via per i Balcani.
Tra i principali personaggi della banda la spietata famiglia Osmanovic. I capi delle tre famiglie di etnia Rom bosniaci e croati usavano una sorta di riunione di famiglia per decidere come e dove investire il denaro ricavato dalla vendita della droga e anche come punire chi aveva “sgarrato”. Il denaro veniva investito anche nell'acquisto di immobili nell'area balcanica e in autovetture di lusso.
Tra le persone colpite dall'ordinanza di custodia cautelare, sette sono sfuggite all'arresto, e alcune sono italiane. Per loro, hanno spiegato il maggiore Vinicio Tetta e il tenente Dario Conte, un ruolo assolutamente marginale nell'organigramma dell'organizzazione. Gli italiani, infatti, quasi tutti tossicodipendenti, venivano usati come manovalanza e trattati come schiavi. da Il Messaggero
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