Questa mattina a Ballò, una frazione di Mirano, in aperta compagna i carabinieri hanno eseguito lo sloggio di una famiglia di rom [due adulti maschi, cinque o sei donne, tra cui una non-vedente e un’altra anziana disabile, cinque bambini regolarmente iscritti a scuola e altri due più piccoli] da un fazzoletto di terra di loro proprietà. Ripeto: un fazzoletto di terra che anni fa hanno regolarmente comprato, recintato con tanto di cancello e perfettamente manotenuto.
Chi passa lungo la strada che va alla stazione di Dolo non distingue questa residenza dalle altre ville e case contadine che distano qualche centinaio di metri. Non è una famiglia di «nomadi», il loro desiderio è stabilirsi da qualche parte e farsi una casa. Ma il comune di Mirano, il cui vicesindaco è lo stesso che ha aperto un sito su Facebook dove si afferma che torturare gli immigrati irregolari è un diritto, ha deciso di passare ai fatti e ha aperto una causa giudiziaria contro la famiglia in questione per abuso edilizio. La solerte magistratura di Venezia, sostituto procuratore dottor Gava, non solo ha constatato l’abuso edilizio [una dignitosissoma baracca in legno] ma ha anche disposto il sequestro di tutta l’area, anche dello scoperto, e impartito l’ordine di sgombero.
Una enormità mai vista prima per un reato amministrativo [risolvibile con una ammenda o al massimo con la demolizione] che se dovesse essere replicata in tutti i casi di abuso edilizio causerebbe nel Veneto un vero e proprio esodo biblico!
E poi: sgombero per andare dove, signor magistrato?
Si deve sapere che il vero «abusivo» è il comune di Mirano, che – come molti altri – non ha mai adempiuto ad una antica legge regionale che impone ai comuni di predisporre aree di sosta per rom e sinti, e tantomeno sembra intenzionato a fornire loro aree per insediamenti stabili.
La determinazione cieca con cui amministrazioni comunali, magistratura, forze dell’ordine si accaniscono contro gli «irregolari» fa paura. E’ quello stesso odio per i diversi e per i poveri che ha portato a epurazioni e a genocidi.
Chiamati da alcuni amici dell’Opera nomadi, in un gruppetto siamo andati di mattina presto ad assistere la famiglia malcapitata. Per fortuna, oltre a due consiglieri regionali [Pettenò e Michieletto] c’era anche Paolo Ferrero che, grazie ai suoi trascorsi di ministro alla sicurezza sociale, è riuscito a mettersi in contatto con il prefetto. Dopo lunghe ore di trattative l’unica cosa che siamo riusciti ad ottenere è l’autorizzazione a sistemare le roulotte della famiglia in un’altra area di proprietà del comune di Mirano. Un’area senza luce, senza acqua, senza servizi igienici. Un ben misero risultato. Figuriamoci cosa succede quando nessuno viene a saperlo. di Paolo Cacciari
1 commento:
La notizia è semplicemente aghiaciante, anche se non mi sorprende. Sappiamo benissimo che l'intento della Lega e di questo governo = Fascismo/nazzismo, è quello di cancellare il diverso. Sapiamo anche che le amministrazioni leghiste e filogovernative, faranno di tutto per attuarne i propositi.
Vorrei sapere cosa avrebbe fatto il sindaco di Mirano, se invece della famiglia rom su quel campo, l'abuso l'avesse fato un suo simpatizzante?
Mi chiedo lor signori che cacciano via i cittadini dei loro comuni dal loro terreno dove pensano di mandarli?
Oggi quella famiglia che era felice nella sua casa si trova a vivere - alla faccia della sicurezza - per strada ed è diventa un'altro fardello economico-sociale per la comunità miranese. Probabilmente il sindaco di Mirano non conosce il detto veneto "Vivi e lascia vivere".
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