lunedì 17 agosto 2009

Napoli, giallo sulla morte della donna rom mentre il figlio è ancora gravissimo

Se non fosse per i tubicini e la vistosa garza, sembrerebbe che riposi. Invece Luka Miajlovic, sei giorni appena, lineamenti perfetti, il corpicino di pelle chiara adagiato in Terapia intensiva, combatte una battaglia molto più grande di lui. Due fratture al cranio, una diffusa emorragia, il trauma. Mentre, fuori, c´è un assassino senza volto. Un misterioso incidente, sabato, ha ucciso sua madre, Slavica, una rom di 20 anni e ferito gravemente il piccolo. È successo a Secondigliano, Circumvallazione Esterna. È stata un´auto impazzita, un pirata killer? Non è più l´unica pista, al momento.
Con il passare delle ore, le piste diventano tre. Oltre al killer del volante, restano in piedi l´ipotesi su presunti maltrattamenti subiti in quel campo rom, o su un´eventuale violenza consumata in strada sulla donna. Non a caso, i familiari di Slavica e alcuni suoi compagni dell´accampamento rom di Secondigliano sono stati ascoltati fino a tardi dai vigili urbani, che stanno portando avanti l´inchiesta. Una soluzione, oggi, potrebbe arrivare dall´autopsia prevista sul corpo della ragazza serba. Ma la famiglia colpita dal lutto, e in ansia per la sorte del loro neonato, non voleva l´esame autoptico e continua a respingere le tante domande: il male abita qui, al di qua delle loro tende, insistono. Sarebbe lì l´assassino: tra le auto che sfrecciano sulla Circumvallazione, nella città che corre oltre il loro campo.

Ieri, a visitare il piccolo Luka, è entrato in punta di piedi al Santobono - sala "Genziana" della Tin, Terapia intensiva neonatale - il governatore Antonio Bassolino, accompagnato dall´ex assessore alla Sanità Mario Santangelo. Lo ha fatto per testimoniare «solidarietà, e tenera vicinanza», per ribadire che «va fatta luce su un episodio grave» e soprattutto per «dare ogni sostegno a questo bimbo che speriamo esca presto dal pericolo, e al nucleo che dovrà allevarlo. E poi vogliamo esaminare anche le condizioni di altri bambini rom, in quell´accampamento». Bassolino ha poi sottolineato «la dedizione e il rituale impegno» dei medici del Santobono (che ieri, nella Tin, contavano 11 neonati su 10 posti letto ufficiali) dopo essersi intrattenuto con il dottor Antonino Di Toro, e aver salutato anche i familiari di altri piccoli ricoverati.
Nelle stesse corsie, intanto, esplode il dolore di quella famiglia. «Chi è l´animale che ha distrutto i miei cari?», chiede Dalibor Miajlovic, padre di Luka, e compagno di Slavica. «Come hanno fatto a scappare?», singhiozza con i sanitari. Un altro parente, implora un medico, prendendolo a parte: «Salvi mio nipote, la prego, le faremo un grande regalo, le porterò io stesso un Rolex d´oro». Lui sorride. «L´unico regalo è che Luka torni a sorridere».
Sullo sfondo, restano i frammenti che non quadrano, per ora. A dare una possibile svolta alle indagini, coordinate dal comandante della polizia municipale Luigi Sementa, sarà la relazione del medico legale. La principale incongruenza riguarda, infatti, le lesioni riportate dalla donna uccisa e dal suo bambino. Slavica, il cui corpo è stato ritrovato quasi nella scarpata al di là del guard-rail, pochi metri di distanza dal carcere di Secondigliano, avrebbe riportato ferite su un solo lato del corpo: un braccio devastato, una ferita alla testa.
C´è poi lo strano dettaglio della sua gonna di jeans strappata, un´altra lacerazione sulla maglia, mentre sul tratto di strada dove sarebbe avvenuto l´incidente, i "caschi bianchi" non hanno trovato né tracce di sangue, né segni di qualche frenata. Solo i frammenti di uno specchietto rotto. Anche le lesioni procurate al piccolo Luka suscitano un dubbio: un bambino scaraventato per aria e finito sulla strada con sua madre - sia che si trovasse tra le sue braccia, sia che venisse portato nella carrozzina - potrebbe mai riportare un´unica vasta emorragia cerebrale e neanche un graffio esterno, non un´ecchimosi, non un livido sul corpo? di Conchita Sannino

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