La storia del ruolo dell’estrema destra nella società italiana degli anni Settanta è stata rivoltata come un guanto da storici e giornalisti. Paolo Berizzi, giornalista bergamasco di Repubblica, invece con il suo libro inchiesta Bande Nere (Bompiani editore, 2009) ha preferito avventurarsi tra sigle, movimenti e partiti che raccolgono oggi i consensi e la militanza dei giovani neofascisti. Un viaggio accurato attraverso la “galassia nera” nel quale l’autore descrive e analizza un fenomeno in costante crescita che si manifesta con l’occupazione sistematica di piazze, scuole, stadi e luoghi di ritrovo. Abbiamo parlato con Berizzi delle novità del neofascismo italiano, dei suoi rapporti con i partiti istituzionali come il Pdl e la Lega e delle responsabilità della sinistra.
Lei scatta una fotografia molto ampia sull’estrema destra italiana. E’ un ambiente politico frammentato e, per molti versi, difficilmente riconducibile all’immagine classica del neofascista.
"Il mio obiettivo era raccontare la galassia giovanile di estrema destra e scattare una fotografia in movimento sospendendo il mio giudizio personale. Volevo andare oltre e raggiungere un pubblico più ampio attraverso una chiave di lettura che non fosse schierata o faziosa. La figura del militante neofascista è sicuramente nuova rispetto agli anni passati. Si definiscono 'fascisti del terzo millennio' quasi a prendere le distanze dai loro padri. L'ambiente delle bande nere è molto vario e presenta al suo interno diversità e tante contraddizioni, ma ha un forte impatto sociale. Si va dalla destra stradaiola a quella più intellettualoide. Il neofascista è molto diverso anche nei comportamenti e nel look così lontano dal ragazzo con chioma rasata, bomber e anfibi degli anni Novanta".
Perché sono soprattutto i giovani a essere attratti da questa area politica?
"Essenzialmente per tre motivi. Il primo è che questi gruppi vanno a selezionare militanti e cercare consensi nei luoghi che frequentano i giovani quindi non solo sedi di partito, ma anche scuole, università, palestre, stadi e soprattutto internet. Non è un caso che le curve abbiano subito una sterzata a destra e che i gruppi ultras siano in maggioranza di estrema destra. In questo reclutamento sono agevolati dal clima favorevole che si respira attualmente nella nostra società con una crescente ostilità nei confronti degli immigrati. C'è quindi un buon terreno di coltura".
Gli altri due motivi?
"Sicuramente la trasgressione. Prima il giovane era portato a identificare la ribellione nella sinistra, ora la trova nell'estrema destra. Infine, e questo è il terzo motivo, i giovani hanno bisogno di identità forti e in qualche caso truci. Prendono queste ideologie e se le attaccano addosso come dei post-it".
Il movimentismo della estrema destra però ha occupato spazi che la sinistra ha abbandonato preferendo magari puntare su quello che un tempo sarebbe stato definito un elettorato borghese. Concorda?
"Decisamente sì. Ci sono responsabilità sia da parte della sinistra riformista che da quella dei centri sociali. C'è stata una vistosa frenata e questo ha lasciato liberi degli spazi che sono diventati appaltabili per chi fa militanza e azione politica sul territorio. Un esempio è rappresentato da Casa Pound, che attraverso la battaglia per il mutuo sociale e la lotta a quello che loro definiscono 'mondialismo' ha cambiato gli equilibri a Roma. Hanno un linguaggio nuovo, diretto e sicuramente più accattivante di quello di una certa sinistra. Ma anche Casa Pound non è immune da forti contraddizioni. E' nata a Roma come occupazione di uno stabile, poi però le altre 'case' che sono nate in tutta Italia hanno preferito prendere in affitto le proprie sedi oppure ottenerle da qualche giunta comunale".
Questo forte consenso giovanile è destinato a esaurirsi come è accaduto alla sinistra dopo le contestazioni del 1968 e del 1977?
"Con il clima poltico e sociale attuale è probabile che per alcuni anni questi movimenti si riproducano ancora. La lotta all'immigrazione è un collante tra queste forze e trova nuovi consensi perché viviamo in periodo di crisi e di grandi trasformazioni sociali che favoriscono il rigurgito. Questa area poi non ha più un riferimento parlamentare come accadeva ai tempi del MSI prima e poi di Alleanza nazionale. Oggi ci sono cinque partitini, ma la comunità è destinata a crescere ancora".
Le dichiarazioni di Gianfranco Fini trovano feroci critiche da parte della estrema destra, ma che rapporti hanno questi movimenti con Pdl e Lega Nord?
"I rapporti con la destra istituzionale o 'in doppiopetto' sono solidi. A volte sono imbrarazzanti e ambigui e coinvolgono anche alcuni ministri. Ma spesso avvengono in modo subacqueo. C'è un doppiofilo che li lega in nome della ostilità verso l'immigrazione, di un richiamo al fascismo e in alcuni casi al nazismo. C'è poi il tradizionalismo cattolico che si affianca a queste forze nella lotta alla islamizzazione del paese. Verona con il sindaco Tosi è un esempio di questa sintesi".
Tra i movimenti che lei ha analizzato, qual è quello politicamente più rilevante?
"Casa Pound, il primo centro sociale di destra in Italia, e Blocco studentesco che a loro fa riferimento. Adottano uno schema di azione politica tutto loro che si è rivelato vincente. Le 'tartarughe' (dal simbolo che hanno adottato) hanno sottratto consensi e militanti alle altre formazioni della destra extraparlamentare in particolar modo a Forza nuova. Sono quelli che sicuramente vanno tenuti più sotto controllo".
Gli ultras sono una sottocultura giovanile con le proprie regole cosa c’entrano con la destra?
"I simboli neofascisti e neonazisti come celtiche e svastiche compaiono negli stadi ogni domenica e tifoserie tradizionalmente schierate a sinistra come i romanisti ai tempi del Cucs, oppure milanisti o i granata a Torino oggi si spostano a destra. Molti gruppi ultras e movimenti di estrema destra sono vasi comunicanti. Alcuni responsabili dei gruppi neofascisti dicono di non voler vedere i loro militanti nei gruppi ultras ma molti ragazzi che ho intervistato a Roma si dividono tra la curva biancoceleste e quella giallorossa. Le curve sono un serbatoio di giovani da cui attingere". di Andrea Curreli
1 commento:
Milano, 7 maggio 2009
Roberto Jonghi Lavarini, rende noto di aver già provveduto ad adire le competenti Autorità Giudiziarie, sia in sede civile che in quella penale, a ministero dell’Avv. Simone Andrea Manelli, per le gravissime lesioni alla propria reputazione, politica e privata, e del proprio nome, causate dai contenuti gravemente diffamatori, in quanto falsi e frutto di mera fantasia, degli articoli pubblicati in data 17 e 18 Marzo 2009 sul quotidiano La Repubblica - Gruppo Editoriale l’Espresso SpA ed a firma di Paolo Berizzi, nonché all’interno del libro “Bande Nere” sempre di Paolo Berizzi ed edito da Bompiani – R.C.S. Libri Spa.
Nonostante le richieste di rettifica, né il quotidiano La Repubblica né, tantomeno, R.C.S. Libri Spa, si sono minimamente preoccupati di verificare l’attendibilità e la fondatezza di quanto contestato ed a firma di Paolo Berizzi.
“Ha ragione il Presidente Silvio Berlusconi a condannare duramente le continue menzogne e le sistematiche mistificazioni della sinistra (comunista, giacobina e radical-chic), ben rappresentata da La Repubblica, volte a colpire gli avversari politici, distorcendo completamente la realtà. Menomale che Silvio c’è…” questa la dichiarazione di Roberto Jonghi Lavarini.
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