Il 31 Giugno nel cuore della Transilvania magiara diverse famiglie della comunità Rom (200 persone) sono state scacciate dalle loro abitazioni e sono state costrette ad allontanarsi e a rifugiarsi nei boschi, dove alcune famiglie vivono tuttora.
La maggior parte delle case di San Martin (in foto) e alcune di San Creeni, durante la notte, sono state danneggiate pesantemente, alcune bruciate. Tutte ora sono inutilizzabili e tutte hanno affisso sulla porta, con una puntina, un foglio: l'ordine di demolizione posto dagli ufficiali dell'autorità locale.
Il movimento Ultranazionalista Indipendentista Magiaro, colpevole di questo espressione crudele di razzismo, ha così colpito 60 famiglie Rom. Esso ha una forte presenza nelle aree rurali ed ha forti agganci nelle istituzioni locali e nella polizia.
Ora, la paura di nuove violenze e della “legge” fanno si che un ritorno alle proprie case per le famiglie sfrattate o la vita per le famiglie che non sono state colpite direttamente dalle violenze sia come un salto nel buio.
Io e Afo, due volontari, siamo arrivati in hotel a Miercurea-Ciuc (la capitale della regione) il 29 luglio dopo tre giorni di viaggio: carichi dei nostri zaini e di 500 km di autostop con gli occhi ancora pieni di nuovi incontri e di paesaggi stupendi.
Non appena entrati nella hall siamo stati accolti amichevolmente da Alin e da alcuni collaboratori di Romani C.R.I.S.S: un’importante associazione di difesa dei diritti del popolo Rom in Romania.
Il resto del gruppo, circa venti persone provenienti da tutto il Paese, era in una sala conferenze al piano superiore e stava organizzando la manifestazione che si sarebbe tenuta due giorni dopo per le strade della città.
Finita la riunione, dopo un primo momento di timidezza reciproca, abbiamo iniziato a presentarci e far conoscenza con gli altri partecipanti: fortunati del fatto che molti parlavano l'inglese, l'italiano o lo spagnolo. E cosi abbiamo passato la serata in gruppo.
Il giorno dopo siamo andati a San Martin per vedere con i nostri occhi la situazione. Le case erano molto povere, senza acqua corrente; ora desolate. Senza vita come appendici morte dei villaggi.
La mattina della manifestazione abbiamo indossato tutti magliette bianche; le donne le tipiche gonne lunghe e colorate.
Una volta nella piazza principale gli organizzatori hanno distribuito dei cartelloni che invocavano diritti e pace per il popolo Rom, delle bandierine della Europa e dei fiori. Il portavoce ha rilasciato interviste alla stampa. Poi abbiamo iniziato a marciare in modo ordinato per le strade.
Noi abbiamo ripreso con la nostra telecamera.
Ci sono stati alcuni fischi provenienti da alcune persone che volevano interrompere la manifestazione.
Solo momento di tensione: sei persone con il volto coperto hanno mostrato dei cartelli in lingua magiara che inneggiavano la pulizia etnica. In pochi secondi sono stati caricati su una camionetta della polizia che ci stava scortando lungo il percorso.
La manifestazione si è svolta in modo pacifico. È stata, per me, un successo: molta visibilità ed inoltre ha obbligato i colpevoli a mostrarsi pubblicamente, a parlare alle telecamere rendendo visibile a tutti il loro cieco odio.
Da questi giorni sono rimasto impressionato dalla serietà che si percepiva come partecipante alla manifestazione ma anche dalla tranquillità e dalla determinazione delle persone che mi circondavano.
Consapevoli del lungo e pacifico percorso che stanno percorrendo di rivendicazione dei propri diritti. di Marco
La maggior parte delle case di San Martin (in foto) e alcune di San Creeni, durante la notte, sono state danneggiate pesantemente, alcune bruciate. Tutte ora sono inutilizzabili e tutte hanno affisso sulla porta, con una puntina, un foglio: l'ordine di demolizione posto dagli ufficiali dell'autorità locale.
Il movimento Ultranazionalista Indipendentista Magiaro, colpevole di questo espressione crudele di razzismo, ha così colpito 60 famiglie Rom. Esso ha una forte presenza nelle aree rurali ed ha forti agganci nelle istituzioni locali e nella polizia.
Ora, la paura di nuove violenze e della “legge” fanno si che un ritorno alle proprie case per le famiglie sfrattate o la vita per le famiglie che non sono state colpite direttamente dalle violenze sia come un salto nel buio.
Io e Afo, due volontari, siamo arrivati in hotel a Miercurea-Ciuc (la capitale della regione) il 29 luglio dopo tre giorni di viaggio: carichi dei nostri zaini e di 500 km di autostop con gli occhi ancora pieni di nuovi incontri e di paesaggi stupendi.
Non appena entrati nella hall siamo stati accolti amichevolmente da Alin e da alcuni collaboratori di Romani C.R.I.S.S: un’importante associazione di difesa dei diritti del popolo Rom in Romania.
Il resto del gruppo, circa venti persone provenienti da tutto il Paese, era in una sala conferenze al piano superiore e stava organizzando la manifestazione che si sarebbe tenuta due giorni dopo per le strade della città.
Finita la riunione, dopo un primo momento di timidezza reciproca, abbiamo iniziato a presentarci e far conoscenza con gli altri partecipanti: fortunati del fatto che molti parlavano l'inglese, l'italiano o lo spagnolo. E cosi abbiamo passato la serata in gruppo.
Il giorno dopo siamo andati a San Martin per vedere con i nostri occhi la situazione. Le case erano molto povere, senza acqua corrente; ora desolate. Senza vita come appendici morte dei villaggi.
La mattina della manifestazione abbiamo indossato tutti magliette bianche; le donne le tipiche gonne lunghe e colorate.
Una volta nella piazza principale gli organizzatori hanno distribuito dei cartelloni che invocavano diritti e pace per il popolo Rom, delle bandierine della Europa e dei fiori. Il portavoce ha rilasciato interviste alla stampa. Poi abbiamo iniziato a marciare in modo ordinato per le strade.
Noi abbiamo ripreso con la nostra telecamera.
Ci sono stati alcuni fischi provenienti da alcune persone che volevano interrompere la manifestazione.
Solo momento di tensione: sei persone con il volto coperto hanno mostrato dei cartelli in lingua magiara che inneggiavano la pulizia etnica. In pochi secondi sono stati caricati su una camionetta della polizia che ci stava scortando lungo il percorso.
La manifestazione si è svolta in modo pacifico. È stata, per me, un successo: molta visibilità ed inoltre ha obbligato i colpevoli a mostrarsi pubblicamente, a parlare alle telecamere rendendo visibile a tutti il loro cieco odio.
Da questi giorni sono rimasto impressionato dalla serietà che si percepiva come partecipante alla manifestazione ma anche dalla tranquillità e dalla determinazione delle persone che mi circondavano.
Consapevoli del lungo e pacifico percorso che stanno percorrendo di rivendicazione dei propri diritti. di Marco
5 commenti:
Sono una ragazza di Miercurea-Ciuc, vivo in Italia da quasi 10 anni. Da piccola, guardavo sempre dal treno queste case, e non vedevo l'ora di rivederle tutte le volte che ci tornavo. Non c'è dubbio che la paura (tinta d'odio) dei Rrom ci è stata inculcata da piccoli, spesso in modo
apparentemente "innocente" - qeste cose le vedo ora, a distanza (nel tempo e nello spazio).
E' difficile parlare coi romeni (magiari inclusi)del nostro atteggiamento nei confronti dei Rrom; sono molto contenta che ci sono associazioni attive per la difesa dei diritti e soprattutto sono lieta di sapere che ci partecipano anche i semplici cittadini.
C'è ancora speranza, forse ora più di prima. Grazie a voi.
Faccio una considerazione: In questa Europa di cambiamenti spesso chi si trasforma da minoranza in maggioranza riesce a vessare le nuove minoranze in modo peggiore di come lo erano loro. Questo lo si è visto in Slovacchia, nei paesi baltici dove sono nati un nuovo tipo di cittadini non apolidi ma senza nazionalità.
In Transilvania un gruppo di magiari tenta perfino dei nuovi Pogrom verso gli zingari. Un mondo strano e che non mi piace che sta rinascendo. Per natura demografica Rom, Sinti ed altri cugini sono sempre minoranza e il rischio della rivalsa (certi diventano contenti così) da parte di minoranze che si trasformano in maggioranza c'è sempre.
Non ho trovato nulla per conto mio, c'è qualcuno al corrente della situazione dei Rom in Estonia Lettonia e Lituania? Seguono i destini delle minoranze russofone o questa volta sono più fortunati?
franco marchi
ciao Francisco, condividiamo la tua breve analisi. per quanto riguarda la minoranze rom e sinte in Estonia Lettonia e Lituania abbiamo pochissime notizie e questo è già un dato che fa riflettere...
le cose non vanno benissimo come ad esempio racconta il rapporto 2009 di Amnesty sulla situazione dei Rom in Lettonia (http://www.amnesty.it/Rapporto-Annuale-2009/Lettonia.html#3f7191).
@ Francisco,
ecco alcuni link disordinati:
http://www.sivola.net/dblog/articolo.asp?articolo=790
http://www.sivola.net/dblog/articolo.asp?articolo=737
http://www.sivola.net/dblog/articolo.asp?articolo=1022
http://www.sivola.net/dblog/articolo.asp?articolo=746
http://www.sivola.net/dblog/articolo.asp?articolo=1689
http://www.sivola.net/dblog/articolo.asp?articolo=950
http://www.sivola.net/dblog/articolo.asp?articolo=2424
http://www.sivola.net/dblog/articolo.asp?articolo=2133
grazie dei collegamenti.
Andrò a leggere gli articoli
franco
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