martedì 11 agosto 2009

Venezia, il nuovo Prefetto si presenta

Ha incontrato Questore, comandanti di carabinieri e Guardia di Finanza, ha preso appuntamento con le autorità cittadine e, attraverso la stampa, ha salutato la città e la provincia di cui sarà ora prefetto. Michele Lepri Gallerano, 64 anni, da ieri è il principale inquilino di Ca' Corner.
Ha un curiculum di tutto rispetto soprattutto in materia di immigrazione, di accoglienza, di rispetto dei diritti di chi è italiano, ma anche di chi arriva da noi. Ma Lepri Gallerano è anche molto attento ai problemi occupazionali di Porto Marghera e sull'integrazione dei Sinti italiani. «Problemi per risolvere i quali ci vuole la collaborazione di tutti».
Dottor Gallerano lei si insedia il giorno prima che i militari, per la prima volta, prendano servizio anche a Venezia.
«A Padova è stata un'esperienza molto positiva. Li abbiamo impiegati in zone degradate e di forte spaccio non per reprimere, ma per prevenire. La loro presenza è un deterrente. E i risultati sono stati molto positivi: basta andare ora in zona stazione ferroviaria o in via Venezia, un'altra cosa rispetto a un anno fa. I soldati saranno impiegati in servizi di vigilanza a obiettivi fissi e questo consentirà di risparmiare uomini delle forze dell'ordine da utilizzare in servizi contro l'abusivismo, lo spaccio o la prostituzione».
Il decreto sicurezza prevede la legalizzazione delle cosiddette ronde. Ma come si conciliano con il resto dell'ordinamento dello Stato?
«Di per sé la collaborazione è positiva a patto che si tratti di volontari in sinergia con la polizia municipale e non formazioni collegate ai partiti. Il loro compito è ben definito dalla normativa. Devono solo segnalare alla polizia locale a cui sono legati o ad altre forze dell'ordine situazioni che ritengono anomale. Non possono intervenire per dire cosa fare ad altre persone o magari chiedere i documenti. Ed è giusto così. Altrimenti più che un aiuto rischiano di diventare un problema di ordine pubblico».

Lei è commissario di governo per i "nomadi" in Veneto. A Mestre da tempo c'è la polemica sul campo realizzato dal Comune a favore dei Sinti.
«Bisogna trovare le condizioni migliori per consentire il più proficuo inserimento dei "nomadi", che qui nel Veneto sono quasi tutti cittadini italiani. Dare loro stabilità è importante per la residenza e la scolarizzazione dei figli, e facilita il loro inserimento. Io ritengo molto positivo l'esperimento di Padova dove partecipano alla realizzazione, diretti da un capo mastro, delle loro case. Sicuramente andrò a vedere il "campo" che, a quanto so, è in fase di ultimazione. In questo momento abbiamo i maggiori problemi a Padova e a Verona. Comunque io sono disponibile a incontrare tutti i comitati. È importante incontrare la gente. Questo non vuol dire che poi sia possibile accogliere tutte le richieste. Ho anche intenzione di rendere il Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica itinerante. Dobbiamo andare dove ci sono i problemi per capire».
Lei si è occupato al Ministero d'immigrazione, integrazione e diritti degli immigrati. Da sabato l'immigrazione clandestina è un reato...
«L'immigrazione è una risorsa per il nostro Paese. Ma l'immigrazione clandestina è contro la dignità delle persone. A Padova l'80 per cento dei reati veniva commesso da stranieri: il 30 per cento era rappresentato da persone non in regola con la legge Bossi Fini. Affrontando il tema dell'immigrazione c'è la necessità di distinguere tra la regolare e l'irregolare. Ci vuole una politica di grande accoglienza per la prima e di fermezza contro la seconda, perché chi vive in questo status è facile preda di organizzazioni criminali e non è dignitoso per le persone. Per questo sono favorevole ad una maggiore permanenza nei centri di raccolta e all'espulsione, prevedendo però la possibilità di abbreviare i tempi di attesa di rientro in Italia per tutti coloro che collaborano all'identificazione». di Carlo Mion

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