A Padova va in scena la «leghizzazione» del centrosinistra: a raccogliere le firme contro i campi nomadi adesso è il Partito democratico. Ancora una volta a confermasi laboratorio della sinistra «law & order» è la città del Santo, dove il primo cittadino democratico Flavio Zanonato, a suon di ordinanze anti degrado, si è guadagnato sul campo la stella di sindaco sceriffo. A riproporre un’iniziativa fotocopia a quella che, una decina d’anni fa, costò all’attuale sindaco di Verona (all’epoca semplice consigliere comunale leghista) Flavio Tosi una condanna per istigazione all’odio razziale, ci hanno pensato alcuni esponenti del Pd capeggiati dal parlamentare Alessandro Naccarato (già segretario regionale dei Ds).
Il «gruppo democratico», munito di tavolino e moduli, si è così piazzato al centro del mercato settimanale di Mortise - quartiere popolare alle porte della città - e ha dato il via alla raccolta firme per una petizione contro un insediamento rom, spuntato come un fungo in via Bassette, proprio all’ombra della tangenziale a un tiro di schioppo dall’Ikea. Un insediamento abusivo che già un anno e mezzo fa era stato denunciato dal «Corriere del Veneto» e che negli ultimi tempi sta creando non pochi problemi ai residenti della zona.
Assieme a Naccarato sono così scesi in piazza il consigliere comunale Paolo Cesaro, quello provinciale Luca Micalizzi e alcuni consiglieri di circoscrizione. «A dire il vero le petizioni sono due - spiega il parlamentare democratico - . Nella prima chiediamo al ministero degli Interni Roberto Maroni di non tagliare i fondi alle forze di polizia che devono presidiare il territorio. Nella seconda invece si fa richiesta al prefetto Ennio Sodano di sgomberare l’area - aggiunge -. E’ evidente che di questi problemi non può farsi carico solamente il Comune. In città poi sono presenti dei campi nomadi attrezzati e quelle sono le uniche aree idonee ad accogliere queste presenze».
Presenze che nel quartiere hanno creato più di qualche problema. «Effettivamente si tratta di un insediamento molto problematico - ammette Andrea Micalizzi, presidente democratico del Consiglio di circoscrizione 3 - . L’area in questione è stata presa in affitto da due famiglie rom che, di volta in volta, ospitano parenti e amici che arrivano con le loro roulotte». «Il rione sta soffrendo per questa situazione. E’ aumenta la microcriminalità e molti commercianti vengono infastiditi. Nonostante il Quartiere e il Comune siano intervenuti a più riprese, non si è arrivati a nulla. Ora c’è bisogno di una salto di qualità, quindi lo sgombero», dice ancora Micalizzi.
Naturalmente l’iniziativa va ad assumere automaticamente un significato politico: stiamo assistendo forse ad una deriva leghista della sinistra padovana? «Neanche per idea - sbotta immediatamente Naccarato - , noi non siamo contro la presenza dei campi nomadi, ma contro quelli abusivi. Noi non contestiamo i rom in quanto tali, ma siamo contro questo insediamento che si pone al di fuori della legalità. La nostra è una battaglia per riaffermare un principio - dice ancora il parlamentare - . I nomadi, che molto spesso sono italiani, devono avere i nostri stessi diritti, ma allo steso tempo devono rispettare la legge, come tutti. Quello che ci differenzia dai leghisti - conclude - è che sovente loro mettono in discussione la presenza dei rom nelle nostre città. Noi invece, molto semplicemente, non vogliamo che nessuno viva al di fuori della legge. Mi pare ci sia una bella differenza».
Un’iniziativa che non è affatto piaciuta al sindaco (sceriffo) Flavio Zanonato. «La mia posizione sulla vicenda è questa- esordisce il primo cittadino -: non sono d’accordo». «Non sono d’accordo per un motivo molto semplice- continua Zanonato -, un partito come il Pd, quindi il mio partito, non può mettersi sulla scia della Lega. Da sempre vado ripetendo che i problemi non si risolvono né con il buonismo né, tantomeno, con il cattivismo». Zanonato, pur sapendo che la sua presa di posizione sconfessa platealmente la petizione «benedetta» da Naccarato, non sembra però temere le polemiche: «Ad Alessandro, molto semplicemente, ho spiegato che non sono d’accordo con questa iniziativa. Punto». di Alberto Rodighiero
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