«Potremmo ricorrere all'uso di generatori elettrici per aprire il villaggio sinti, ma si tratta di una soluzione estrema a cui non vorremmo ricorrere». Aprire il villaggio di via Vallenari senza allacciamenti alla rete Enel. E' questa una delle ipotesi al vaglio, ora, del Comune.
Dopo l'attacco della presidente della Provincia Francesca Zaccariotto, il Comune di Venezia studia tutte le ipotesi per riuscire a risolvere positivamente la querelle sul nuovo villaggio sinti di via Vallenari. Anche estreme, come l'utilizzo di una rete elettrica prodotta da generatori (si parla di un costo di 2 mila euro al giorno) che dovrebbe consentire di aprire il campo anche senza il collegamento alla rete Enel. Lo ammette l'assessore alle Politiche Sociali Sandro Simionato (in foto), in un momento di difficoltà evidente nei rapporti con la Provincia che ha sospeso l'autorizzazione alla installazione e attivazione della cabina Enel del nuovo campo.
«Potremmo ricorrere ai generatori elettrici - spiega Simionato - ma è una ipotesi estrema a cui non vorremmo arrivare e che potrebbe aver ragione d'essere solo in una fase di prova muscolare che vogliamo evitare. Noi restiamo in attesa. Il prefetto ha chiesto 20 giorni per trovare una soluzione e noi attendiamo».
E' molto probabile che il Comune di Venezia, attraverso l'Avvocatura civica, vada ad impugnare l'atto di sospensione della giunta Zaccariotto. Una decisione ci sarà solo dopo mercoledì, quando il sindaco Cacciari rientrerà da Roma.
E pronta a manifestare è anche l'associazione Sinti Italiani, dice il pastore Davide Casadio. «Se si parla di sicurezza, si deve pensare ai bambini che nel vecchio campo oggi vivono senza riscaldamento e acqua calda e si deve capire che il nuovo villaggio rappresenta un evidente miglioramento - spiega Casadio - E poi se gli ospiti del campo hanno venduto la loro roulotte per andare nella nuova struttura, significa anche non hanno soldi per andare altrove. Ricordo che i sinti sono una minoranza italiana storica. La situazione oggi è grave e invece si vanno solo a valutare gli eventuali abusi, come se non si comprendesse che si sta parlando di persone, soggetti deboli italiani. Noi siamo pronti anche a manifestare ma attendiamo prima la risposta dal prefetto». di Mitia Chiarin
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