Si è conclusa positivamente la vicenda degli 82 ricorsi contro i provvedimenti di allontanamento, emessi dal Prefetto di Cosenza, nei confronti di altrettanti cittadini rom rumeni che da diversi anni risiedono nella città di Cosenza.
I provvedimenti di allontanamento erano stati disposti in seguito all’operazione di polizia effettuata alle prime luci dell’alba del 1 ottobre 2009 nel campo di Vaglio Lise di Cosenza e voluta dalla Procura di Cosenza. Circa 400 addetti delle forze dell’ordine (polizia, carabinieri, guardia di finanza) hanno fatto irruzione nell’accampamento sorto sul greto del fiume Crati, al fine, così è stato dichiarato, di effettuare un “semplice controllo”.
Gli abitanti del campo sono rimasti per ore in balia di questi controlli, culminati per molti di loro, neonati inclusi, in interminabili attese all’interno della Questura di Cosenza, senza cibo né acqua. Su tutta questa strana operazione intendiamo fare piena luce, perché troppi sono i dubbi che permangono. Ricordiamo che le forze di polizia hanno trattenuto per 4 giorni i documenti dei cittadini comunitari, violando le più elementari norme di diritto.
In data 5 ottobre 2009 i cittadini rom rumeni, insieme ai documenti sequestrati, hanno ricevuto anche un provvedimento di allontanamento notificato di persona all’interno del campo rom. Alla base di questi provvedimenti, sono state poste le seguenti motivazioni:
- il cittadino rumeno non è in grado di dimostrare la data di effettivo ingresso in Italia;
- il cittadino rumeno non è in grado di dimostrare mezzi leciti di sostentamento;
- il cittadino rumeno vive nel territorio italiano senza fissa dimora;
pertanto avrebbe rappresentato, a giudizio del Prefetto di Cosenza, una potenziale minaccia concreta effettiva e grave ai diritti fondamentali della persona, ovvero all’incolumità pubblica, rendendo incompatibile la civile convivenza.
A proposito di civile convivenza e di effettività dei diritti fondamentali della persona, vogliamo una volta ancora sottolineare come le ripetute richieste da parte della comunità rom e delle numerose associazioni cittadine, per garantire condizioni igienico sanitarie minime all’interno del campo di Vaglio Lise, siano state puntualmente ignorate e disattese, dall’Amministrazione comunale di Cosenza, che in più di un’occasione, per bocca dell’Assessore Francesca Bozzo, pubblicamente ha dichiarato la “non competenza” del Comune in materia.
Un’operazione tanto grave, come quella voluta dal Prefetto di Cosenza, non solo rappresenta un triste precedente in materia di espulsione collettiva di cittadini comunitari, quanto attribuisce agli stessi cittadini rom, colpe e responsabilità che sono invece delle amministrazioni e degli enti competenti.
Per fortuna i giudici chiamati ad esaminare i ricorsi depositati, hanno ritenuto che in base alle motivazioni sopra esposte, “non si ravvisano presupposti tali da giustificare l’emissione dei decreti di allontanamento”, ritenendo, addirittura, gli stessi provvedimenti adottati dal Prefetto “viziati da violazione di legge”.
Esprimiamo piena soddisfazione per l’esito dei ricorsi e ringraziamo tutti coloro i quali hanno dato il proprio contributo esprimendo solidarietà e supporto alla comunità rom di Cosenza.
Adesso,però, è tempo che quei tavoli interistituzionali, più volte ipotizzati, inizino a lavorare concretamente per individuare soluzioni alloggiative, come ad esempio un’area sosta attrezzata, tali da garantire alla comunità rom di Cosenza dignità e diritti finora negati. da Il Comitato Rom di Cosenza
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