Dopo Cosenza, Roma, le violenze di Alba Adriatica ieri è stata la volta di Milano, dove circa 200 persone di etnia romanì, tra le quali almeno 70 bambini, e con passaporti principalmente rumeni sono stati sgomberati dal campo di via Rubattino, nell’area ex-Enel alla periferia est della città.
Fin dalle prime ore della mattina vigili urbani e polizia e carabinieri in tenuta anti sommossa hanno invaso la zona, pronti a radere al suolo tutto. Come è successo a Roma sono stati violati non solo i diritti civili di queste persone, ma anche le leggi che regolano questo tipo di iniziative.
I volontari del Naga, un’associazione che si occupa di difendere i diritti dei cittadini, hanno dichiarato: “Come ormai succede da anni durante l’era De Corato, anche in questo caso, lo sgombero è avvenuto senza alcuna preventiva notifica agli interessati di un provvedimento formale di sgombero, come previsto, invece, dalla normativa nazionale e internazionale, senza alcuna consultazione e dialogo con gli interessati, senza alcuna comunicazione preventiva e, dunque, senza possibilità di contraddittorio e di difesa”.
Da mesi il Naga, la Comunità di Sant’Egidio e gli aderenti Medicina di Strada portavano assistenza agli abitanti del campo. Hanno reso noto che “si è provveduto allo sgombero senza che a tutti i nuclei familiari fosse prospettata un’adeguata alternativa abitativa, nonostante le richieste delle diverse associazioni che da mesi seguono la vicenda e senza che fossero adottate misure atte a proteggere i diritti all’abitazione, all’istruzione e alla salute delle persone”.
I volontari hanno aggiunto: “Proprio temendo uno scenario di questo tipo, gli avvocati Pietro Massarotto, Livio Neri e Alberto Guariso, appoggiati dalla volontà e dalle risorse del Naga, Avvocati Per Niente e Asgi Lombardia, hanno depositato un ricorso cautelare volto ad impedire lo sgombero del campo”.
Non è servito a nulla e lo sgombero è stato eseguito lo stesso, anche se tra una settimana è fissata l’udienza davanti al Giudice Miccichè del Tribunale di Milano. La decisione di procedere da parte del Comune di Milano, secondo le associazioni ostacola l’accertamento giudiziale dei diritti in questione e impedusce comunque ai bambini di continuare a frequentare le scuole. Tuttavia il giudice dovrà ancora pronunciarsi sulle richieste volte a garantire il diritto all’istruzione e ad un’abitazione.
Preoccupanti le parole del vicesindaco Riccardo De Corato, che senza mostrare alcun sentimento di umanità ha detto: “La proprietà ha già iniziato i lavori di smantellamento e messa in sicurezza della struttura”.
De Corato, che fu definito dall’ex presidente della Provincia di Milano, Filippo Penati, “un vecchio fascista” ha aggiunto con soddisfazione che quello di ieri era il 166esimo sgombero.
Il vicesindaco, poi, ha continuato: “Sul posto, oltre a vigili del fuoco e Protezione civile, sono presenti i Servizi sociali che hanno offerto a donne e bambini l’accoglienza nelle strutture comunali”. Una cosa non ha spiegato: la presunta assistenza viene fornita (come è stato a Roma) solo a donne e bambini ed esclude gli uomini. Il risultato è che le famiglie non accolgono nessun aiuto, perchè non possono accettare di essere divise e di non sapere che fine faranno i padri, i nonni, i fratelli più grandi.
La presenza di rifiuti e degrado, inoltre, è una responsabilità delle amministrazioni pubbliche, che non solo non fanno nulla per individuare aree nelle quali poter accogliere i profughi, ma che neppure attrezzano quelle occupare abusimante, lasciando che la situazione peggiori progressivamente.
Sono state molto dure le proteste dell’opposizione. I consiglieri comunali David Gentili (Pd) e Patrizia Quartieri (Prc) hanno dichiarato: “Mentre l’assessore Moioli celebra l’anniversario della Carta dei diritti all’infanzia in via Rubattino l’esperienza di integrazione di 40 bambini nelle scuole del quartiere viene calpestata dalle ruspe. Uno sgombero che è una vergogna per Milano. Si fa propaganda politica sulla vita dei bambini”.
Gentili ha anche rilevato: “Alle porte dell’inverno, dopo le mobilitazioni del quartiere e delle insegnanti delle scuole che ospitano i bambini, pensavo, ingenuo, che ciò non sarebbe accaduto. Non c’è limite all’utilizzo della vita delle persone per fare propaganda politica”.
Come è successo nel caso dello sgombero del Casilino 700 anche Amnesty International non è rimasta passiva. L’associazione per la difessa dei diritti umani a settembre aveva criticato eventuali operazioni di sgombero e lanciato un appello al prefetto di Milano, Gian Valerio Lombardi, nel quale si chiedeva di “non eseguire lo sgombero forzato”.
Come risulta chiaro per chiunque abbia a cuore i diritti dei cittadini, Amnesty aveva fatto notare che questo tipo di procedure “eseguite senza protezione legale, sono proibite dal diritto internazionale in quanto costituiscono una grave violazione di una serie di diritti umani, in particolare, del diritto a un alloggio adeguato”.
Sempre un altro sgombero ha ‘bonificato’ dai romanì la zona di via Luini a Sesto San Giovanni, nell’hinterland milanese.
Ma la ‘pulizia etnica’ è stata addirittura ‘certificata’ a Milano. Lunedì scorso, durante un vertice a Palazzo Marino, Lega e Pdl hanno trovato l’accordo su una delle questioni che in passato ha diviso la maggio¬ranza, fissando in mille il “tetto” dei romanì accettabili dal ‘capoluogo lombardo. Il ‘numero’ dovrà essere raggiunto entro il 2011.
Sinti e rom non sono più nomadi da decenni, ma continuano ad essere considerati tali e non profughi. La loro fuga dai diversi Paesi ex comunisti è la conseguenza delle drammatiche condizioni di vita nelle quali erano costretti. Adesso dovranno essere ‘internati’ in campi ‘regolari’, che secondo le intenzioni saranno “di transito”, non si sa per dove. da InviatoSpeciale
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