“Sono esseri umani e come tali devono essere trattati. Come si può abbandonare delle mamme con dei bambini per strada?” A porre questa spinosa domanda è don Piero Cecchi, responsabile della parrocchia di San Giovanni Crisostomo di via Cambini a Milano, che ha preso in carico una delle famiglie rom sgomberate giovedì mattina dal campo di via Rubattino dalle ruspe del comune.
“Fino a quando non verrà trovata loro una sistemazione dignitosa – ha esclamato il sacerdote - questa famiglia rom rimarrà nella nostra comunità. Abbiamo provveduto a dare loro, viveri, vestiti e possibilità di lavarsi. Non li lasceremo in strada. Per ora dormono in un'aula in cui abbiamo messo dei materassi. Non è una casa, ma è sempre meglio che dormire fuori al freddo”. Il parroco, tradito dall'emozione, sottolinea anche l'umanità e la grande dignità dei nomadi, spesso vittime dei peggiori pregiudizi.
Come don Piero, anche altre comunità parrocchiali e famiglie milanesi hanno deciso di aprire le porte ai rom di via Rubattino per toglierli dalla strada. Ecco quindi svelato il segreto dell'amministrazione milanese che, incapace di proporre una politica seria di integrazione della comunità rom, ha scelto di fare affidamento sulla rete di solidarietà delle associazioni, delle parrocchie e dei singoli cittadini.
“Sono in Italia da nove anni – dice Alina, mamma di quattro bimbi, di cui due frequentavano la scuola con regolarità – e ho girato molti campi: Bacula, Bovisasca, Quarto Oggiaro e infine Rubattino. Ovunque andiamo, ci cacciano, questa non è vita. Sia io che mio marito abbiamo lavorato. Io ho fatto le pulizie, lui, come quasi tutti gli uomini del campo, ha trovato impiego nel settore delle costruzioni, ma sempre in nero. Nessuno ci ha mai offerto un contratto. In Romania non possiamo tornare, vorremmo stare qui per dare delle opportunità migliori ai nostri figli”.
Alle parole di Alina fanno eco quelle di Durusan. “Ho tre figli - racconta Durusan – e sono in Italia da quattro anni. Sono stata nel campo di Bacula, Bovisasca e infine a Rubattino. Da due giorni dormiamo all'aperto con i bimbi, non sappiamo più come muoverci e per questo abbiamo deciso di rivolgerci alla chiesa”. di Benedetta Guerriero, continua a leggere…
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