martedì 24 novembre 2009

Milano, i Rom si rifugiano in chiesa dopo lo sgombero di via Rubattino

Due sgomberi in tre giorni. Prima dal campo abusivo di via Rubattino, poi - all'alba - dal sottopasso dove avevano passato la notte. Ecco come un centinaio di nomadi romeni - tra loro almeno quaranta bambini - sono arrivati, ieri mattina, ad occupare una chiesa, la parrocchia di Sant´Ignazio alla periferia nord-est di Milano. Seduti sui banchi, con le loro masserizie accumulate in fondo alla chiesa, hanno aspettato che si trovasse un posto per passare questa notte e le prossime non al freddo, per strada. Un gesto non puramente simbolico, perché solo dopo dodici ore di trattative e solo grazie alla disponibilità della Curia e delle altre associazioni cattoliche della città è stata trovata una soluzione temporanea per le donne e i bambini che, fino allo sgombero, frequentavano le scuole del quartiere e stavano iniziando un percorso di integrazione.
Una giornata di tensione e di febbrili tentativi di mediazione, dopo la decisione del Comune di usare il pugno di ferro con gli irregolari che vivono a Milano. In via Rubattino, giovedì, le forze dell´ordine hanno sgomberato un campo abusivo dove si sono raccolti, dopo l´estate, nomadi già cacciati da altri insediamenti. In un continuo pellegrinaggio erano arrivati in quell´area malsana. Il Comune, sin da subito, ha fatto sapere che c´era posto in comunità solo per le donne con figli sotto i sette anni. I bambini più grandi sarebbero stati divisi dalle mamme e portati in altri alloggi. Inutile il presidio in prefettura per chiedere il tendone della Protezione civile: il Comune ha posto il veto. Un braccio di ferro - con il corollario di uno scarico di responsabilità tra istituzioni - che ha portato i nomadi a rifugiarsi vicino a un ponte della stessa zona. È qui che ieri mattina sono andati i vigili, per sgomberarli di nuovo.

Accompagnati dai volontari delle associazioni, i nomadi sono arrivati nella chiesa del quartiere Feltre. Il parroco ha rifiutato l´intervento delle forze dell´ordine. «La Chiesa accoglie tutti», è la frase che più volte, nella lunga giornata, ripeteranno anche dalla Curia, farà arrivare anche il cardinale Tettamanzi. Il Comune a fine serata riesce a trovare posto solo per sette donne con figli al seguito nel dormitorio di viale Ortles. Tutte le altre - una settantina, compresi i bimbi - vengono portate nelle case di accoglienza di parrocchie e centri cattolici, dove potranno restare almeno per qualche giorno.
Gli uomini vengono ospitati per la notte in un salone della stessa parrocchia. I nomadi hanno assistito alla messa del pomeriggio che don Mario ha concluso con un messaggio dei parroci del decanato. Chiedendo di evitare strumentalizzazioni e invitando anche i rom a cercare di integrarsi, ha sollecitato «le istituzioni pubbliche a occuparsi urgentemente e in maniera lungimirante del problema evitando di dilazionare gli interventi necessari».
Nelle stesse ore il sindaco Moratti partecipava a un convegno alla Casa delle carità diretta da don Virginio Colmegna. Lei ribadiva che il Comune «ha dato un´opportunità di accoglienza a mamme e bambini e loro l´hanno rifiutata», don Colmegna sottolineava: «È urgente cercare insieme nuove forme di convivenza per uscire da una cultura dello scontro e della paura». di Oriana Liso

3 commenti:

francesco barnaba ha detto...

leggo dal post: la chiesa accoglie tutti (Accompagnati dai volontari delle associazioni, i nomadi sono arrivati nella chiesa del quartiere Feltre. Il parroco ha rifiutato l´intervento delle forze dell´ordine. «La Chiesa accoglie tutti)
e poi "le istituzioni pubbliche a occuparsi urgentemente e in maniera lungimirante del problema evitando di dilazionare gli interventi necessari"
Se la chiesa accoglie tutti non sarebbe ora che pagasse lei il conto, invece di fare compere con il portafoglio degli altri (stato italiano in primis)?

Unknown ha detto...

Francesco non commettere un errore di prospettiva. In Europa nella tradizione di una sinistra socialdemocratica o pariti di ispirazione cristiana o di una destra che ha un impegno sociale è logico che gli svantaggiati abbiano un aiuto pubblico, di associazioni o anche di chiese.
Quindi non tutti i rom e sinti sono svantaggiati e non tutti gli svantaggiati sono rom o sinti. Quindi escludere aiuti per la sopravvivenza o per un reinserimento sociale che li porti ad essere autonomi è doveroso (sto parlando degli svantaggiati in senso generale). Escludere su base etnica questi aiuti porta sicuramente al razzismo.
Cerchiamo di non fomentare guerre fra poveri, e investendo denari, tempo e altro ci troveremo in futuro ad avere meno svantaggiati. Questo naturalmente se gli interventi sono fatti con obiettivi ed oculatezza. Tralascio altri punti e mi concentro solo sull'essere svantaggiato. Che ne pensi di questa ottica?

francesco barnaba ha detto...

non ho detto di non dare aiuti ai poveri, ho solo detto di fare attenzione a chi ci mangia sopra
Come appunto la chiesa. Dietro un continuo lamento -aiutare gli ultimi, aiutare gli ultimi, aiutare gli ultimi- si scopre che l'80 per cento di queste somme vanno a finire nelle tasche dei preti
Se per esempio i benefattori invece di dare i soldi ai preti li dessero al comune, la' dove c'è una mensa per poveri se ne potrebbero costruire 5