venerdì 20 novembre 2009

Stiamo ripiombando nell’incubo

Lo sgombero, in spregio alle leggi vigenti, delle famiglie rom che vivevano nell'ex area Enel di via Rubattino, ha inaugurato una nuova stagione a Milano: quella del numero chiuso per Rom e Sinti. Dopo la politica degli “alleggerimenti” si passa alla politica della “pulizia etnica”. Questo è il nuovo tassello della politica milanese in preparazione dell’Expo 2015.
Il 15 novembre c’è stato un vertice a Palazzo Marino che ha sancito la nuova strategia. Presenti al vertice il coordinatore del Pdl e ministro della Difesa, Ignazio La Russa, i responsabili cittadini del Pdl, Luigi Casero e Maurizio Lupi, il presidente della Provincia Guido Podestà, il capodelegazione della Lega in Regione, Davide Boni, il capogruppo in Comune, Matteo Salvini, il vicesindaco, Riccardo De Corato.
Grande assente il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, che ha disertato l’appuntamento all’ultimo minuto. L’accusa mossa ai leghisti è di trovare accordi al tavolo di governo per poi disattenderli con proclami barricaderi di piazza. Nel mirino in particolare il “movimentismo” di Matteo Salvini, che da capogruppo in consiglio opera un po’ da libero battitore.
Boni, capo delegazione per la Lega, è partito subito all’attacco: «Milano senza più nomadi. L’obiettivo è smantellare i campi rom del tutto, attraverso un tavolo che si riunirà di frequente. L’idea è la tolleranza zero». Secondo Boni bisognerebbe innanzitutto «superare il concetto che vede necessaria la presenza di campi nomadi in questo Paese», perché l'obiettivo non dovrebbe essere «solo quello di ridurre i rom presenti in Italia ma piuttosto arrivare a non prevedere più alcun stanziamento».
Chi decide di restare in Italia, dice Boni, deve «necessariamente percorrere i passaggi che hanno compiuto tutti gli altri cittadini italiani, come trovare un lavoro, acquistare una casa e pagare le tasse. Perchè non è più accettabile una forma di assistenzialismo che arrivi a premiare chi sfrutta questo Paese, invece di farne parte sul serio».
Il Sindaco Letizia Moratti ha risposto, affermando: «Anche a noi piacerebbe pensare una città senza Rom. Ma i problemi vanno affrontati e il nostro piano è una risposta concreta che ha già garantito ottimi risultati».

Il coordinatore cittadino del Pdl, Luigi Casero, plaude ai «buoni risultati del Modello Milano sulla sicurezza» e conferma che «la nostra linea è della tolleranza zero rispetto ai rom irregolari e per la tolleranza per quelli che rispettano le leggi e il patto di sicurezza che il Comune ha firmato con il Viminale». I numeri sono quelli che snocciola il sindaco: «La presenza di rom è calata da 2 mila a 1300 rispetto al 2006 e entro il 2011 saremo sotto i 1000. Quanto agli sgomberi, siamo passati da 3 a 164 con una consistente diminuzione delle presenze di irregolari».
In sintesi, secondo i politici che governano Milano e l’Italia intera, i Rom e i Sinti non dovrebbero esistere perché sono cattivi Cittadini. Se vogliono rimanere in Italia devono: “trovare un lavoro, acquistare una casa e pagare le tasse”. Il concetto è espresso sia per i Rom comunitari ed extracomunitari che per il Rom e Sinti Cittadini italiani.
Fermo restando che a Milano e in tutta l’Italia tantissimi Rom e Sinti hanno un lavoro, una casa di proprietà e pagano le tasse, mi chiedo il perché i politici che ci governano vogliono cancellare in un solo colpo i principi fondanti del nostro essere Stato?
Inizio leggendo l’Articolo 6: La Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche.
Penso che anche un bambino percepisca che la tolleranza zero e gli sgomberi non siano norme per la tutela delle minoranze linguistiche sinte e rom.
Continuo leggendo il comma due dell’Articolo 3: È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
Penso che lo stesso bambino capirebbe che nella decisione e nel ragionamento che ha portato alla decisione sul numero chiuso, questo principio è stato calpestato.
Finisco leggendo l’Articolo 2: La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.
Anche in questo caso il nostro bambino capirebbe che i nostri rappresentanti non adempiono ai loro doveri di solidarietà politica, economica e sociale, e non garantiscono i diritti inviolabili dell'uomo ai Sinti e Rom.
A questo punto la domanda che mi pongo è la seguente: cosa succederà i prossimi anni dopo che avranno fatto “pulizia” con i Sinti e i Rom? Non ho una risposta, perché stiamo ripiombando nell’incubo da cui siamo usciti con la promulgazione della Costituzione italiana. di Carlo Berini

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