venerdì 11 dicembre 2009

Emergenza civiltà

Qualche sera fa sono stato invitato a introdurre un libro di pedagogia interculturale. L’incontro procedeva senza grossi scossoni e la platea applaudiva e annuiva soddisfatta alle tesi espresse. Verso la fine della serata ho chiesto all’autrice di parlarci di un paragrafo del suo libro dedicato a rom e sinti. Lei ha preso la parola sottolineando come oggi la situazione dei bambini sia particolarmente delicata, ma se si riesce a rispettare la loro cultura le cose potranno migliorare. Dalla platea è insorto un signore asserendo che tutti gli zingari rubano e che l’unica soluzione sarebbe togliere i bambini alle rispettive famiglie. Invitato dall’autrice ho risposto che quelle erano anche le posizioni dei nazisti e che lui doveva assumersi la responsabilità di ciò che chiedeva. Dalla platea un altro spettatore mi ha attaccato dicendomi che non dovevo permettermi di dire certe cose perché non era la presentazione del mio libro. Nessuno ha più parlato e abbiamo concluso la serata con mani che mi esprimevano solidarietà e visi che, neanche troppo velatamente, mi esprimevano il loro disappunto.
A casa ho riflettuto: possibile che di fronte ad affermazioni così gravi, “ la cultura del furto”, “togliere ai genitori rom i rispettivi figli”, nessuno abbia parlato? Nessuno si sia sentito in dovere di esprimere il proprio orrore nei confronti di parole così inquietanti? L’unico a intervenire l’ha fatto per rimproverare il mio intervento, scandalizzandosi per le mie parole e non per quelle dello spettatore.

Ma che mondo è questo che ha perso la capacità di discernere ciò che è civile da ciò che non lo è? Siamo tutti come addormentati, quiescienti di fronte a ogni parola che esprima odio e disprezzo per l’altrui umanità? Ammesso che “gli zingari” rappresentino “l’emergenza” in Italia, non è proprio in questi casi che una nazione mostra tutta la sua fede nella civiltà? Mostra i propri convincimenti etici? Voglio dire, se crediamo nella civiltà come valore non è perché un rom delinque che cambiamo strada. Si, perché cambiare strada è il negare il rispetto a un popolo. Oggi, l’unica emergenza in Italia è quella legata al concetto di civiltà.
“Parla bene lei, ma lo sa che gli zingari rubano?”
E’ vero, alcuni zingari rubano, ma come si vive in un campo nomadi? E’ mai andato nessuno a vedere come vivono questi italiani di etnia rom o sinta in un campo nomadi? Ci sono situazioni in cui trecento persone vivono con due soli bagni. Per non parlare delle baraccopoli dove sopravvivono i rom rumeni alla periferia di Napoli: tra tetti di eternit, tubercolosi e topi. Chi vorrebbe vivere in simili condizioni? Chi vorrebbe far partorire la propria moglie sotto un ponte? Davvero si crede possano esistere persone che si crogiolino in simili brutture? Ma ci siamo mai posti la domanda: e se fossi nato io lì, sotto quel ponte, che vita avrei avuto?
Siamo tutti d’accordo nel definire i rom, fascia debole di questo Paese? E allora, con quale coraggio ci scagliamo contro una fascia debole di società? Non sarebbe da aiutare questo popolo che soffre e piange la propria emarginazione? Invece no, si imbastiscono addirittura campagne politiche sulla pelle dei rom e senza nemmeno sentirne rimorso.
Com’era facile essere dalla parte dei buoni quando, trent’anni fa, criticavamo il razzismo degli Stati Uniti nei confronti dei “negri” o quello dei bianchi Sudafricani. Era facile credere nei valori della civiltà, ma ora che siamo noi dall’altra parte, viene fuori tutta la nostra ipocrisia. Credo che se riusciremo a spegnere un po’ di più le nostre televisioni, come ci consigliava Mario Rigoni Stern, a spegnere le troppe luci artificiali che ci abbagliano, forse riusciremo ancora a vedere le stelle e a credere nella vita umana come valore imprescindibile. Sarà la presa di coscienza matura di un popolo, quello italiano, per cui ancora oggi vale la pena credere e battersi. Ma gli italiani che non si riconoscono in questo razzismo imperante devono assolutamente fare sentire la propria voce, civile, rispettosa, ma netta, dura, chiara e alta. Soprattutto alta. di Pino Petruzzelli

2 commenti:

franco ha detto...

Grazie per quello che hai scritto.
Oltre a dire che sono d'accordo in pieno, posso aggiungere la mia tristezza alla tua e a quella di tanti altri.

franco

Anonimo ha detto...

yes. amazing )