Il 10 dicembre, la giornata internazionale dei diritti umani , promossa dall'ONU, è dedicata alla "non discriminazione". Molte violazioni sono fondate, secondo l'ONU, appunto sulla discriminazione, il razzismo e sull'esclusione per motivi di carattere etnico, religioso, razziale, che colpiscono milioni di persone, le quali tentano di fuggire alle pulizie etniche e ai genocidi.
A 61 anni dalla sua proclamazione, la Carta fondamentale dell'ONU sembra sempre più una "carta straccia".
E Neppure la Presidenza americana Obama, così ricca di aspettative e di speranze, pare rivitalizzare i princìpi fondamentali di questa vera e propria Costituzione Universale. Nella incredibile concomitanza tra la celebrazione e la consegna del Premio nobel per la Pace proprio ad Obama, persistono contraddizioni inspiegabili come: la spietata persecuzione degli emigranti messicani e centroamericani che cercano di oltrepassare la frontiera di "sangue" tra il sud degli Stati Uniti e il Messico; il supercarcere di Guantanamo è ancora lì con i suoi "anomali prigionieri" islamici; la guerra in Afghanistan è più viva che mai e altri 30 mila militari partiranno per "contrastare" i terroristi talibani e di al Quaeda. Purtroppo, il terrorismo internazionale non è stato stroncato da nessuna azione militare di contrasto, perché scollegata a forme di assistenza economica e culturale in grado di modificare le ragioni profonde della solidarietà forzosa, che masse di diseredati offrono a questi nuovi "guerriglieri di DIO", spesso finanziati dal traffico mondiale di armi e droga. Genocidi sono compiuti in Africa e pulizie etniche avvengono in Asia, sotto la colpevole acquiescenza delle grandi potenze democratiche.
Ma anche a casa nostra le cose non vanno tanto bene!
In Italia leggi e comportamenti, modificati ad arte dal lavaggio delle coscienze dei media in questi ultimi 15 anni di "regime berlusconiano-bossiano", hanno reso gran parte del paese inospitale ai "diversi", agli "erranti", non più ebrei come storicamente fu per quel popolo di Dio e Abramo, sterminato nell'Europa della barbarie nazi-fascista ( e dalle ceneri di quell'orrore è uscita la Carta dell'ONU nel 1948!). Oggi, in Italia, più nelle vaste, popolose, ricche e "civili" regioni del Nord, che al Centro Sud ( ma anche qui il virus della discriminazione avanza sensibilmente), si assiste a fenomeni odiosi di razzismo religioso, etnico e culturale.
L'attacco virulento di esponenti della Lega Nord al "padano" cardinale di Milano, Dionigi Tettamanzi, non è stato un fulmine a ciel sereno. Fa parte di una strategia, che nasconde la volontà di questo governo, di "addomesticare" la gerarchia dei vescovi italiani alle scelte politiche, economiche e culturali di questo esecutivo. Non a caso la CEI, la Conferenza episcopale italiana cerca di smarcarsi dall'ossequiosità della politica diplomatica della Segreteria di Stato del Vaticano, impersonata dal cardinal Tarcisio Bertone.
Tettamanzi, l'unico alto prelato europeo che in un eventuale Conclave per l'elezione del sostituto dell'attuale Papa Ratzinger , potrebbe riportare le chiavi di San Pietro nelle mani di un italiano, è l'unico vero avversario della modificazione genetica che la Lega Nord e gran parte del conglomerato di potere affaristico-mediatico che fa capo a Berlusconi stanno attuando nella società italiana. Chi si schiera con l'alto prelato oggi di certo entra a far parte della larga schiera di avversari a questo sistema, messo in piedi dalla destra eversiva italiana, sempre meno europea, sempre più emarginata a livello internazionale, a cominciare proprio dagli ambienti conservatori che contano (vedere gli ultimi editoriali che propugnano la "cacciata" di Berlusconi, pubblicati dalle "Bibbie" del potere finanziario mondiale come Economist e Financial Times).
Un'Italia su questi temi, insomma, contraddittoria e dalle facce truci che si mescolano a falsi epigoni del cristianesimo. Come non ricordare che la famiglia "palestinese" del nascituro Gesù fu cacciata per rifugiarsi in una capanna a Betlemme? E i protocristiani non erano forse tutti figli di una diaspora palestinese-ebraica, come i santi Pietro e Paolo, fra i prìncipi della Chiesa di Roma!
E che dire del turco- anatolico, San Nicola, vescovo di Myra, divenuto nel tempo nella tradizione nord-europea e mondiale il mitico Santa Klaus, ovvero Babbo Natale?
Tutti questi simboli dell'antico e moderno cristianesimo, intriso anche di costumi consumistici, riportano ad un universalismo degli scambi umani, della reciproca tolleranza, della mescolanza di razze e religiosità: altro che origini celtiche o tradizionaliste cristiane!
Nella città simbolo, suo malgrado, dell'intolleranza contro i migranti extracomunitari e gli islamici, Treviso nel giro di pochi giorni si svolgono due iniziative pubbliche in contrasto tra loro, pur organizzate dalla stessa destra al potere in Veneto.
Da una parte, l'esponente di maggior spicco della Lega Nord- Veneta, il vicesindaco Gentilini ( già sindaco della città e noto alle cronache per le sue battaglie contro emigranti e musulmani) ha inaugurato, polemicamente contro la sentenza di Strasburgo sui crocefissi nelle scuole, la posa di un crocefisso di ferro nel giardino di palazzo Rinaldi, schierandosi contro l'arrivo di "sacerdoti stranieri" a guida delle parrocchie, perché "finirebbero per essere semplici funzionari ecclesiastici, mentre il parroco deve conoscere la sua gente. Gli stranieri non conoscono le tradizioni e così riaffermiamo la nostra cristianità".
Dall'altra parte, proprio mentre si celebra la giornata mondiale per i diritti umani, si apre presso la Casa dei Carraresi, la quarta edizione della "Conferenza Regionale per la Cooperazione allo Sviluppo, la Solidarietà Internazionale, i Diritti Umani e la Cultura di Pace". All'apertura dei lavori è prevista l'introduzione dell'assessore regionale ai diritti umani e alla cooperazione allo sviluppo Isi Coppola, PDL proveniente da alleanza Nazionale. La conferenza proseguirà venerdì mattina e in collaborazione con l'Unicef approfondirà il tema dei diritti umani. Testimonial dell'Unicef sarà Zlata Filipovic, giovane scrittrice bosniaca del "Network of young people affected by war". Chissà se Gentilini sarà presente a questa sessione o lancerà l'ennesimo anatema contro bosniaci, islamici, rom ed extracomunitari anticristiani!
Nel frattempo, però, a molta distanza dal "civile" Nord "biondo celtico", nel "profondo Sud dove i colori delle razze si mescolano sempre più, una compagnia teatrale composta solo da immigrati e rifugiati politici mette in scena "Le Pareti della Solitudine", adattamento dell'omonimo racconto dello scrittore Tahar Ben Jelloun, realizzato da Giusi Marchetta e Prospero Bentivenga. Il debutto avviene volutamente in concomitanza della Giornata mondiale dei Diritti Umani, a Castelvolturno, nel casertano, nell'ambito dei Teatri della Legalita', rassegna della Regione Campania. Prodotto dalle associazioni Zero de Conduite e Less onlus, per la regia di Prospero Bentivenga.
una compagnia formata esclusivamente da immigrati e da rifugiati politici, attori e musicisti, provenienti dal Burkina Faso, dalla Bielorussia e dallo Sri Lanka. Insieme danno volto e voce alla loro ‘viva' esperienza, testimoniando in prima persona il caleidoscopio di sensazioni che accompagna la drammatica scelta di lasciare il proprio paese, trascinando la propria vita in uno estraneo che, spesso, li ‘accoglie' riservando loro condizioni al limite della sopravvivenza. Le molteplici tappe di un percorso fatto per lo più di angoscia e solitudine si sintetizzano attraverso il racconto di una di queste storie che riflette tutto il disagio di una condizione perennemente sospesa tra il senso di sradicamento e la ricerca di un'appartenenza. "Lo spettacolo - spiega Bentivenga, che firma la regia - denuncia, in forma scenica, il razzismo con l'obiettivo di far vedere e sentire cosa accade ad un immigrato clandestino durante le ore di solitudine, quelle private in cui, spente le luci del giorno, è solo con sè stesso a fare i conti con le normali pulsioni di un individuo: la paura, la nostalgia, la rabbia e soprattutto la profonda solitudine".
E' di certo la commemorazione più qualificante di questa Giornata mondiale in una terra di "frontiera", dove il 18 settembre del 2008 la camorra operò la strage di 6 migranti africani uccisi per "sfregio", e dove solo la determinazione dei padri Comboniani è riuscita finora a trarre fuori dalla condizione sub-umana in cui vivono questi nostri fratelli perseguitati in Africa e in Italia.
Ma forse è questo il cristianesimo che proprio non va giù alla posticcia cultura celtica di cartapesta dei leghisti e agli epigoni della destra berlusconiana, fatta di lustrini, veline e apparenza mediatica.
Che strano paese il nostro dove la maggioranza degli italiani non conosce il testo fondamentale della propria Repubblica, come la Costituzione, e dove quasi tutti ignorano cosa sia la Dichiarazione universale dei diritti umani. Per questo, è fondamentale che si avvii una grande battaglia nei prossimi giorni presso l'opinione pubblica, sul "popolo del WEB" e nelle piazze, come già avvenuto con le manifestazioni del 3 ottobre e del 5 dicembre a Roma, e come Articolo 21 ha lanciato tramite le parole del portavoce Beppe Giulietti. Prima che la destra eversiva italiana al potere distrugga l'ultimo tesoro delle libertà democratiche nel nostro paese. di Gianni Rossi
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