Dallo sgombero delle famiglie rom di Rubattino al rischio di infiltrazioni mafiose nei cantieri delle grandi opere, dalla crisi economica all'Expo, dall'abuso di alcol e droga alla questione del crocifisso nelle scuole: sono molti i temi di scottante attualità affrontati dall'Arcivescovo di Milano, cardinale Dionigi Tettamanzi, nel tradizionale «Discorso alla città» di venerdì 4 dicembre nella Basilica di Sant'Ambrogio.
Per l'occasione è stata riaperta, dopo un importante restauro, la Cripta che conserva le spoglie del santo patrono della città. Il titolo del discorso, «Milano torni grande con la sobrietà e la solidarietà», sottolinea l'auspicio di fondo del cardinale: dare un senso nuovo al desiderio, legittimo, di «rendere grande Milano». «Siamo consapevoli che non bastano gli edifici, i ponti, i grattacieli, le strade a rendere ricca e interiormente viva una città. Da sempre – a Milano e ovunque – sono gli abitanti la ricchezza più grande di una città», sottolinea il cardinale, ricordando «l’eredità migliore che ci è stata consegnata», sintetizzata in espressioni divenute proverbiali come «Milano con il cuore in mano» e «solidarismo ambrosiano».
In pochi tratti l'arcivescovo ha descritto la Milano di oggi, «una città composita, dai tanti volti, dalle mille storie, che in alcune sue parti rischia di essere costituita da isole, da “città nella città”». E ne ha sottolineato le emergenze, dai problemi economici al precariato, dalla solitudine di separati e anziani al rischio di emarginazione degli immigrati. E in questo contesto è arrivato il riferimento allo sgombero del campo rom di Rubattino, con una presa di posizione molto netta: «Mi ha colpito nei giorni scorsi, a seguito dello sgombero di un gruppo di famiglie rom accampate a Milano, la silenziosa mobilitazione e l’aiuto concreto portato loro da alcune parrocchie, da tante famiglie del quartiere preoccupate, in particolare, di salvaguardare la continuità dell’inserimento a scuola – già da tempo avviato – dei bambini. La risposta della Città e delle Istituzioni alla presenza dei rom non può essere l’azione di forza, senza alternative e prospettive, senza finalità costruttive. La Chiesa di Milano, il volontariato e altre forze positive della Città hanno dimostrato, e rinnovano, la propria disponibilità per costruire un percorso di integrazione». «Non possiamo - ha concluso il cardinale -, per il bene di tutta la Città, assumerci la responsabilità di distruggere ogni volta la tela del dialogo e dell’accoglienza nella legalità che pazientemente alcuni vogliono tessere».
In chiesa, alla fine del discorso, prorompe l’urlo isolato di un uomo: «Vi supplico basta sgomberi dei rom, tutelate almeno i bambini»
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