Si è aperta oggi ad Atene la seconda Conferenza internazionale di due giorni sui diritti delle donne rom promossa dal Consiglio d’Europa, dal titolo “Sono una donna rom europea”. Obiettivo principale dell’iniziativa, quello di trovare concrete soluzioni ai problemi quotidianamente affrontati dalle donne rom e dalle loro comunità di appartenenza.
Al centro degli interrogativi posti dalla Conferenza, gli strumenti da mettere in campo al fine di correggere l’immagine negativa che delle donne rom viene fornita dai media europei.
Si discuterà inoltre delle modalità di eliminazione di pratiche dannose quali i matrimoni precoci e la sterilizzazione forzata, nonché delle modalità di promozione dell’imprenditorialità e dell’empowerment economico delle donne rom.
La Conferenza, aperta stamani dal vice segretario generale del Consiglio d’Europa Maud de Boer-Buquicchio, vedrà la partecipazione di donne rom provenienti da ben trenta Paesi membri del Consiglio d’Europa, le quali si confronteranno sulle rispettive esperienze e sul loro impegno per il miglioramento delle condizioni sociali delle proprie comunità.
Tra le priorità dichiarate del Consiglio d’Europa ci sono quella della protezione delle minoranze, della lotta al razzismo e all’intolleranza e della prevenzione dell’esclusione sociale. Di recente, all’interno di questo quadro, anche l’Italia è stata oggetto di attenzioni e critiche. L’ultimo Rapporto del Commissario per i diritti umani Thomas Hammarberg, reso noto nello scorso marzo e stilato a seguito di una visita di qualche settimana precedente nel nostro Paese, evidenziò un serio rischio di razzismo, in particolar modo rivolto proprio verso le popolazioni rom e sinti. Hammarberg già in passato aveva denunciato le violenze subite all’interno dei campi nomadi. In particolare, aveva sottolineato la mancanza di protezione istituzionale nella quale gli eventi erano potuti accadere e la loro approvazione più o meno tacita da parte di alcuni esponenti politici e degli organi di informazione.
I Rom e i Sinti sono presenti quasi ovunque in Europa. Se ne contano circa dieci milioni nel continente. Il Consiglio d’Europa lavora nella convinzione che le azioni riguardanti queste comunità debbano vedere la diretta partecipazione di loro rappresentanti e associazioni, pena il mancato raggiungimento di risultati minimamente durevoli.
Dal 1995, per volontà del Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa, lavora il Gruppo di specialisti sui rom e sinti (Mg-S-Rom), composto da membri di 29 Paesi. Il Gruppo ha il compito di monitorare la situazione relativa a rom e sinti nei vari Stati membri, di dare indicazioni alle autorità nazionali sulle politiche da effettuare in relazione a tali gruppi, di sollecitare le autorità internazionali sul tema. di Susanna Marietti
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