Mercoledì 27 gennaio si sono tenuti al Bibiena il consiglio comunale e provinciale congiunti al Bibiena. L’appuntamento era dedicato alla Giornata della Memoria. Hanno parlato il professor Stefano Levi Della Torre, docente del Politecnico, i presidenti dei due consigli Albino Portini e Laura Pradella, il sindaco Fiorenza Brioni e il presidente della Provincia Maurizio Fontanili.
Nel pomeriggio si erano tenute le cerimonie sul Porrajmos, nella stazione ferroviaria, e sulla Shoah, nella Sinagoga di Mantova. L’appuntamento del pomeriggio alla stazione ferroviaria, al binario 1, è stato il momento di commemorazione del Porrajmos, guidata dal consigliere comunale di Mantova, Yuri Del Bar. Sono intervenuti il sindaco di Mantova, Fiorenza Brioni, il presidente della Provincia di Mantova, Maurizio Fontanili e il presidente della Comunità Ebraica Fabio Norsa.
Di seguito l’intervento pronunciato dal sindaco Fiorenza Brioni nel corso del consiglio comunale e provinciale congiunti.
Il 27 gennaio, Giorno della memoria, è una data diventata pubblica. Lo è diventata certamente per un atto importante (sancito con una legge) compiuto dallo Stato Italiano, dalla nostra Repubblica democratica. Una data che ricorda l’abbattimento dei cancelli del campo di sterminio di Auschwitz.
Ma lo è ancora di più perché il Giorno della memoria (istituito per non dimenticare le persecuzioni razziali e gli orrori del fascismo e del nazismo) è diventato un appuntamento del calendario nostro che sta dentro il vissuto della nostra comunità.
Intorno a questa data organizziamo dibattiti, incontri, sosteniamo ricerche storiche ed eventi per promuovere conoscenza e insieme consapevolezza.
Parole come Shoah e Porrajmos sono diventate parole del nostro comune vocabolario pubblico. Parole per raccontare e per dire ciò che per noi oggi è inconcepibile, l’inconcepibile annientamento, il divoramento, lo sterminio, la distruzione fisica di milioni di persone teorizzata e praticata dal nazismo e dal fascismo.
“Meditate che questo è stato”: è il monito che ci ha lasciato Primo Levi, proprio per prevenire l’eventualità dell’oblio, dello smarrimento di senso.
Abbiamo bisogno di ricordare, di ricordare come atto di verità, ma la memoria non è solo ricordo, non è una ricorrenza.
La memoria è un’azione, un impegno morale, un atto di consapevolezza. Un atto che unisce tra loro le persone per costruire una coscienza pubblica. La memoria serve per far qualcosa. È un atto che dice oggi ciò che dal passato si è trattenuto e come questo ha arricchito la nostra capacità di agire.
La mostruosità inconcepibile delle leggi razziali, dell’annientamento, dell’olocausto del popolo ebraico e poi il martirio di tanti: oppositori politici antifascisti prigionieri di guerra sinti e rom, gruppi religiosi, omosessuali e disabili. Tutto questo interroga la coscienza collettiva e pone sulla bilancia della storia interrogativi universali che riguardano ognuno di noi e ogni generazione.
La memoria riguarda e interroga il presente.
E perché la memoria pubblica possa diventare coscienza collettiva occorre tradurre lo sguardo su quel tempo, su quella tragedia in uno strumento di lettura del nostro tempo, della nostra condizione presente, delle cose inedite che ci troviamo di fronte.
Il Giorno della memoria riguarda un pezzo della storia culturale dell’Italia e dell’Europa di cui dobbiamo avere piena consapevolezza per tenere ben dritta la barra, per consolidare le radici della Repubblica democratica italiana che vogliamo, dell’Europa in cui vogliamo stare, di una realtà che si mobilita per cacciare l’antisemitismo, il razzismo, la xenofobia, l’omofobia, le discriminazioni, di un Paese che vogliamo capace di promuovere diritti e responsabilità, uguaglianza, solidarietà, giustizia sociale e pace.
In questi ultimi anni il nostro Comune e la Provincia hanno sostenuto la nascita (proprio in occasione del Giorno della memoria) di Articolo 3 - Osservatorio contro le discriminazioni. Uno strumento attivo di vigilanza e di contrasto alle discriminazioni, in cui sono rappresentate le minoranze presenti nel nostro territorio (ebrei, sinti e rom, omosessuali, disabili) che lavorano insieme e che sono sostenuti anche dalla collaborazione con l’Istituto Mantovano di Storia Contemporanea. In questo periodo l’Osservatorio sta prestando molta attenzione anche ai problemi dei lavoratori e dei giovani che sono immigrati nella nostra provincia e che qui si aspettano di trovare accoglienza e cittadinanza. L’Osservatorio costituisce un presidio importante, un nodo prezioso del tessuto robusto e forte della nostra comunità. Ancora più prezioso oggi, in un momento in cui c’è bisogno di alzare la soglia della qualità etica e morale nel discorso pubblico e nel confronto democratico.
È importante in questa stagione così tempestosa dedicarci a ritrovare il senso profondo e autentico della vita e i valori costituivi della “città umana”.
E davvero penso che qui, nella nostra città, ci siano l’intelligenza, l’energia, il sentimento vero che mi fa dire che possiamo concorrere (possiamo insieme assumerci la responsabilità) a creare l’atmosfera di un nuovo civismo (di un nuovo umanesimo come ci indica Papa Benedetto XVI nell’enciclica caritas in veritate) indispensabile ad alimentare, a nutrire la maturità civica, di fare della vicenda nostra una storia fatta di solidarietà, accoglienza, umanità e valori etici.
C’è bisogno di un nuovo umanesimo per bandire dalla storia del mondo qualsiasi forma di schiavitù, di sfruttamento dell’uomo sull’uomo, di discriminazione per affermare come diritti universali quelli che oggi chiamiamo beni comuni.
Un nuovo umanesimo fondato su esseri umani consapevoli di se stessi, che portano in sé i principi di responsabilità verso se stessi e gli altri.
Abbiamo tutti bisogno di ritrovare passione civica ed etica.
Per questo siamo impegnati quotidianamente per far in modo che il 27 gennaio non sia solo un giorno di memoria dei crimini del passato, ma un’azione continua contro tutti i pregiudizi del presente, qui dove noi viviamo, nelle comunità di cui siamo responsabili. La nostra vuole essere una memoria vigile, che si deve estendere in ogni momento della nostra vita pubblica e privata per non cadere nel pericolo di essere accondiscendenti o silenti di fronte alle discriminazioni di oggi. Abbiamo il compito di svegliare le nostre coscienze e le coscienze delle persone intorno a noi perché ciò che è accaduto, ciò che ha negato la vita a chi era considerato diverso non possa più capitare.
Che Mantova e la sua provincia siano realtà in grado di accogliere e di dialogare è la migliore garanzia di sicurezza per tutti e il modo migliore per onorare la memoria dei nostri concittadini che nei lager nazisti hanno perso la vita.
(in foto da sinistra il consigliere Yuri Del Bar, il presidente della Comunità Ebraica Fabio Norsa e il sindaco di Mantova Fiorenza Brioni)
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