Due giovani ventenni con il viso pulito, ma che per la stampa sono dei criminali, dichiarati, dai media e non dalla magistratura, responsabili dell’attentato subito da una volante della polizia nella notte del 23 dicembre nel comparto 3 di Arghillà.
"Non si possono mettere alla gogna due giovani pubblicando nome e foto sui giornali e additandoli come colpevoli prima ancora che sia un giudice a farlo – ha dichiarato il presidente dell’Opera Nomadi Giacomo Marino (in foto), che ha convocato oggi una conferenza stampa per mettere in chiaro che Patrizio e Pietro, i due ragazzi rom in questione, sono solo denunciati, non condannati e se poi venissero dichiarati innocenti rimarrebbe comunque addosso a loro la fama di malviventi".
Un problema atavico della stampa, che ha spesso anche in casi eclatanti e di livello nazionale, individuato e condannato persone prima che lo facesse un tribunale, com’è successo per i vari casi Cogne, Meredith e l’omicidio di Chiara Poggi. Un problema atavico che però su Arghillà e sulla comunità rom ha delle ripercussioni molto negative. “Per questo – ha dichiarato ancora Giacomo Marino – bisognerebbe usare un po’ più di prudenza e delicatezza quando di mezzo ci vanno i Rom”.
“Io sono affezionata a questi due ragazzi, le loro famiglie mi hanno sempre dato una mano quando ho avuto bisogno di qualcosa” Patrizia Tiengo, abitante del comparto 1 di Arghillà nord, non ha dubbi sull’innocenza di Pietro e Patrizio. “ Mi sono ricreduta su tutti i cosiddetti zingari da quando abito qui”.
Fiero di abitare nella zona nord abbandonata da Dio è anche Domenico Catalano, che del degrado e della devianza sociale del quartiere individua due principali responsabili: la politica comunale e l’indifferenza della comunità. "Il muro di Berlino l’hanno tolto vent’anni fa per rimetterlo qui, tra Arghillà sud e Arghillà nord". da ReggioTV
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