martedì 26 gennaio 2010

Roma, “piano nomadi”: bidonville etniche e ghettizzazione

L'amministrazione Alemanno in concomitanza con le elezioni regionali ha fretta di dare soddisfazione alle promesse fatte ai suoi elettori, partendo dalla questione "Casilino 900", il campo emblema della presenza rom nella capitale.
Si tratta di 600 rom, che vivono lì da oltre 30 anni, provenienti dalle varie regioni della ex Jugoslavia e dalla Romania che, secondo l'amministrazione Alemanno, verranno sgomberati entro i primi giorni di Febbraio. In tre giorni sono già state abbattute decine di baracche.
La tanto millantata collaborazione con la comunità rom non esiste; basta vedere la reazione dei 128 legittimi assegnatari del campo di Salone, deportati al centro per richienti asilo di Castel Nuovo di Porto per far posto agli arrivi da Casilino, a cui era stato promesso di tornare al campo dopo l'espletamento delle pratiche per la richiesta di permesso per protezione umanitaria e a quelle altrettanto preoccupate dei rom di Casilino 900. I rom questo sgombero lo subiscono e basta.
L'80 % dei bambini del campo frequenta le scuole del territorio; una percentuale molto alta indicatore di un livello altrettanto alto di inserimento sociale della comunità.Questi bambini saranno i primi a pagare i costi del trasferimento, perché saranno costretti o a lunghissimi viaggi per tornare nelle loro scuole, o a cambiare del tutto scuola, amici, insegnanti. Eppure la memoria dovrebbe tracciare il sentiero: l'esperienza di Castel Romano ci insegna infatti le difficoltà di trasferire i bambini ad ore di distanza dalle scuole che frequentano.
Il Piano Nomadi punta a chiudere 80 campi abusivi sparsi sul territorio e ne indica 13 tra tollerati e autorizzati. Non ci viene spiegato però in che condizioni andranno a vivere i 7200 nomadi della capitale, di cui circa la metà bambini.

A via Candoni, Roma Sud, vivono circa 700 persone. L’amministrazione, senza coinvolgere il XV Municipio, ha fatto portare 24 container, che ospiteranno oltre 200 persone provenienti da Casilino. Il rischio è che questo diventi un campo sovraffollato. Si rischia di interrompere il prezioso lavoro di integrazione svolto, in questi anni, dalle associazioni insieme ai rom. . Si chiudono i campi abusivi e si costruiscono delle mega bidonville etniche, prodotto di un moderno progrom urbano (sull'esempio di Castel Romano).
Secondo il Piano Nomadi verrà consegnato un documento, il DAST, che dovrebbe permettere a chi lo possiede di sostare nei campi. Ad oggi, al di là dell'accanimento di una serie di identificazioni continue, svolte in modo ripetuto ed intimidatorio - anche 5 o 6 volte sulle stesse persone - a cui sono stati sottoposti i rom della città, ben pochi hanno visto questo documento.
All'esigenza del lavoro, della casa, dei diritti, sembra venire contrapposta l'ossessione della schedatura, della ghettizzazione, della "soluzione finale". Intanto con la scusa dei cantieri aperti per ingrandire i campi, la giunta è riuscita a far passare un bando per la sorveglianza degli stessi: 3 milioni di euro per la vigilanza privata mentre, in poco più di un anno, le risorse per progetti di mediazione culturale sono state tagliate del 20 %.
Non un accenno nel Piano Nomadi ad una soluzione alternativa che non sia il solito ammassamento dei rom nei campi che è il primo motivo della loro emarginazione. Non un accenno a modalità alternative di inserimento socio abitativo - accesso alle case popolari o agevolazioni negli affitti.etc.
Al contrario, le risorse stanziate, vengono in buona parte investite in proposte securitarie, inutili nel promuovere l'autonomia delle popolazioni rom ma utilissimie e spendibili per propaganda elettorale.
E' utile ricordare ai cittadini di questa città che le risorse dell'amministrazione saranno investite un'altra volta per costruire campi rom, baraccopoli moderne utili solo, e per un breve periodo, in caso di gravi disastri naurali.
Insomma, rom terremotati a vita, per la giunta Alemanno.
Quindi, carente su una politica abitativa che sia progettuale, ma anche rispetto alle politiche di accoglienza, questa Giunta, dietro il paravento di proposte di ordine e di polizia, sta accentuando il disagio della popolazione romana (pensiamo ai recenti sgomberi della ex fabbrica Heineken e di Casilino 700, che hanno determinato la dispersione di molti rom nei territori circostanti aumentando i disagi anche per i residenti del territorio e dall'altra parte, hanno sradicato i rom dalle reti sociali territoriali in cui erano inseriti).
L'Arci afferma con forza la sua contrarietà al Piano Nomadi, agli sgomberi senza soluzioni alternative, alle operazioni preelettorali, al taglio delle spese di integrazione. di Claudio Graziano, responsabile immigrazione, ARCI di Roma

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