lunedì 11 gennaio 2010

Vicenza, non si può più parlare tra amici

Questa mattina (sabato 09/01/10) ci è accaduta una cosa incredibile. Stavamo parlando in Corso Palladio con la nostra amica rom Diana, quando si è affiancato a noi un carabiniere chiedendoci se c’erano problemi e raccomandando alla nostra amica di non dare disturbo. Che razza di problemi ci potesse dare non lo sappiamo, forse a Vicenza, degli amici non possono fermarsi lungo i portici e parlare tra loro!
Ci chiediamo ora in che razza di Paese viviamo: vai in stazione e la trovi blindata tanto da farti sentire insicura nella tua città, cammini per strada e trovi pattuglie militari statunitensi che corrono per allenarsi oltre naturalmente alla polizia che blinda la zona dell’ex aeroporto se non tal volta la città. Ci sembra di vivere in uno stato di polizia, dove non puoi neppure parlare con un’amica che immediatamente ti vengono a chiedere informazioni, come se tu o lei foste un pericolo pubblico. Chiediamo se questa è sicurezza. A noi sembra che tutto ciò metta ansia e insicurezza ai cittadini.
Tutto questo ci rilutta e ci chiediamo impossibile che ai cittadini di Vicenza faccia piacere vedere polizia da per tutto, vivere in una città blindata, a contatto con militari che fanno allenamento e che gettano via ordigni o armi nei cassonetti come fossero giocatoli? Perché non gridano il loro disappunto, perché accettano in silenzio l’attentato alla loro democrazia? Perché l’amministrazione di Vicenza non ci indica una via di fuga dalla militarizzazione della città, perché non ci indica una via di fuga dalla statunitizzazione di Vicenza, invece di accettare e tollerare tutto questo?
Art. 16 della Costituzione: “Ogni cittadino può circolare e soggiornare liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale,…” Questa mattina come le altre mattine, c’è sembrato che non ci fosse libertà di circolazione, d’altronde è da qualche anno che i cittadini non solo di Vicenza, non possono circolare liberamente. Bella democrazia ci propone questo governo. di Irene Rui e Guido Zentile

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