mercoledì 3 febbraio 2010

Brescia, un progetto abitativo a rischio

La questione “Sinti a Birbesi” si è infiammata sempre di più tra strumentalizzazioni politiche e paure della gente amplificate da agitatori senza scrupoli.
Attualmente nel Comune di Brescia è in atto lo scontro intestino tra il Pdl e la Lega Nord (insieme al governo della Città), con il Pd che martella senza pietà sperando di ottenere un vantaggio nelle prossime elezioni regionali. Nel Comune di Guidizzolo lo scontro tra il Pdl e la Lega Nord (insieme al governo del Comune) è rinviato per permettere alla Giunta comunale e al Consiglio comunale di trovare il cavillo per negare alle famiglie sinte di poter risiedere, dopo aver perfezionato l’acquisto, nel terreno situato in frazione di Birbesi. Il Pd locale è allineato con qualche distinguo.
Era evidente che tutta l’operazione aveva dei limiti indiscutibili. Chi governa Brescia ha fatto una campagna elettorale in cui si affermava la chiusura di tutti i “campi nomadi”, senza indicare soluzioni alternative. E venivano considerati “campi nomadi” anche i terreni privati delle famiglie sinte.
Una volta eletti hanno tentato in tutti i modi di cacciare le famiglie sinte e hanno continuato la politica (iniziata dalla precedente amministrazione di centro sinistra) di “alleggerimenti” negli altri insediamenti, occupati da famiglie provenienti dalla Romania e dalla ex Yugoslavia. Quando hanno capito che era impossibile cacciare le famiglie sinte, perché la CGIL bresciana si è messa di fianco alle famiglie, hanno acconsentito a sedersi intorno ad un tavolo in Prefettura a Brescia per trovare una soluzione condivisa.

Al tavolo prefettizio le famiglie sinte hanno espresso la loro volontà di uscire dalle logiche ghettizzanti ed assistenziali del “campo nomadi” e di voler costruire un percorso abitativo autonomo. In questo sono state supportate dalla CGIL bresciana, dall’associazione Nevo Gipen, dall’associazione Sinti Italiani e dall’associazione Sucar Drom.
I problemi che si sono subito posti erano due: uno politico e uno progettuale. Quello politico è che l’Amministrazione comunale non voleva sostenere la realizzazione di insediamenti privati a Brescia. Quello progettuale è che l’acquisto del terreno edificabile a Brescia era troppo oneroso, rispetto alle capacità economiche delle famiglie.
L’unica possibilità era trovare aree edificabile in comuni limitrofi o comunque vicini a Brescia. Ma era evidente che i Comuni limitrofi o vicini non avrebbero visto di buon occhio tutta l’operazione. E’ a quel punto che la Prefettura ha assicurato il proprio intervento di concerto con il Comune di Brescia. Intervento che è di fatto mancato. Anche se nessuno probabilmente si aspettava un attacco così articolato e feroce da parte del Pd bresciano.
Rimangono in “mezzo al guado” le quattro famiglie sinte che intendevano iniziare il percorso di uscita dalle logiche del “campo nomadi”. Come rimangono in mezzo al guado le altre tredici famiglie sinte che attendevano che fossero reperiti sul mercato privato altri terreni.
Oggi durante la conferenza stampa a Brescia la CGIL, insieme alle famiglie sinte, ha chiesto di poter utilizzare i tredici prefabbricati (realizzati dalla giunta di centro sinistra) nel frattempo che si chiarisca la situazione.
Il rischio oggi è che naufraghi il progetto di autonomia abitativa per le famiglie sinte e che si ritorni alle vecchie logiche del “campo nomadi” o a qualcosa di peggio.

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