Grazie al ‘caso di Guidizzolo’, si è tornato a parlare della questione rom, che detta come va detta non è altro che il “problema degli zingari”. E’ noto che questa popolazione di origine indiana è girovaga, incapace di adattarsi alla nostra società, e che utilizza forme di sfruttamento e di raggiro per poter vivere sulle spalle di noi italiani. Non solo, essi sono un pericolo pubblico perché rubano i bambini!
Ho cercato di condensare in tre righe tutti i luoghi comuni su questi nostri fratelli in Cristo; mi pare di averne delineato un quadro chiaro e ampiamente diffuso, ma ora vorrei, con il vostro permesso, smontarlo un pezzo alla volta.
1 - Gli zingari non esistono. Esistono due ceppi distinti, comunemente denominati zingari, che si autodefiniscono rom e sinti. Essi hanno dei tratti in comune (la lingua) ma molte differenze (usi e costumi). Ad ogni modo il termine zingaro è sbagliato, perché è come se il nome utilizzato per indicare i tedeschi fosse crucchi, o come se gli italiani fossero comunemente chiamati “mangiaspaghetti”, per non parlare del “terroni” e dei “magnia gat”. E’ un modo sbagliato ed offensivo per identificare delle popolazioni.
2- I rom / sinti non sono nomadi. Certamente i rom e i sinti hanno vissuto a lungo come girovaghi per lavoro: arrotini, lavoratori del rame, giostrai, artisti del circo. Ma oramai la grande maggioranza non fa più questo genere di professione (se escludiamo Moira Orfei e pochi altri). Come tutti noi, abitano sedentariamente in città (a volte in maniera degna, a volte ai margini dell’esclusione sociale).
3- Non sono degli irriducibili. Certamente l’assimilazione a loro non piace, così come non piacerebbe a nessuno di noi. Non è certamente divertente abitare all’estero e dover imparare una nuova lingua, una cultura e delle abitudini estranee alle nostre tradizioni; molti modi di fare potrebbero non piacerci e potremmo non volerli accettare. Insomma i nostri fratelli sinti (e rom) non sono altro che portatori di culture diverse, che cercano di mantenere vive e di tramandare ai loro figli.
4 – Non sono degli sfaccendati né tantomeno dei criminali. Come in ogni gruppo, ci sono gli onesti e i disonesti e dunque non possiamo fare di tutta un’erba un fascio. Se andate a visitare il campo sosta di Mantova, alcuni amici dell’associazione Sucar Drom potranno farvi fare il giro delle roulotte e spiegarvi perché gli uomini non sono a casa: semplicemente perché sono al lavoro, così come alcune delle donne non ancora madri.
5 – Non rubano i bambini, anzi è ben vero il contrario. Per secoli la nostra società ha rubato i loro bambini (come anche quegli degli ebrei) per insegnare loro ‘la civiltà’. A tutt’oggi non esiste una sola condanna definitiva contro persona sinta o rom per rapimento di minore. (Qualcuno dovrebbe spiegarci cosa se ne farebbero dei nostri bambini, visto che il loro tasso di fecondità è cinque volte più del nostro).
6 – Sono cittadini italiani. Direte: cosa? Non sto scherzando! Se uno abita da trecento anni in Italia potrà pure essere riconosciuto come Italiano anche se non parla la nostra lingua. Così è per i fratelli sinti, come per gli altoatesini, i friulani, o i nostri nonni che parlavano solo dialetto. Sono Italiani e si sentono Italiani, tifano per la nazionale e guardano la nostra mamma Rai.
7 – Sono cristiani. Nella stragrande maggioranza dei casi i sinti e i rom sono cristiani, per lo più cattolici, e talora evangelici. Non ho patenti per stabilire la fede di una persona, accetto quindi per valida la loro autocertificazione, come accetto quella del Ministro che difende il crocifisso in Comune e attacca il Cardinale di Milano in televisione.
8 – Non amano vivere nei campi nomadi. Essi per tradizione vivevano in case viaggianti (carri e poi roulotte), quindi una volta che hanno scelto di fermarsi, la cosa più semplice è stata quella di fermare la roulotte. Dopo di che si è aperto il problema di trovare loro una casa. Impresa non facile, come sanno tutti quelli che sono in lista per le case popolari o come ci dice la recente vicenda di Guidizzolo.
9 – Sono persone, persone con cui si può parlare, giocare a calcio, bere insieme un caffè o iniziare una storia d’amore. Ma sono pochi quei racli / gagi (non sinti) che osano avventurarsi tra le loro roulotte.
La buona azione settimanale? Ricordarsi dei nove punti appena letti ogni volta che ne incontriamo uno. Un saluto da Matteo Bassoli
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