Il pubblico è quello dei grandi eventi. Sono usciti di casa, i guidizzolesi, con il sapore del caffè ancora in bocca e i piumini infilati di corsa sopra le felpe. Che non è il voto al bilancio, che verrà approvato a maggioranza, ad aver attirato decine di persone alla riunione del consiglio tradizionalmente ignorata, si intuisce dalla velocità con cui il sindaco illustra gli argomenti. Uno scioglilingua. E dalla benevolenza con cui la minoranza ascolta: numero di obiezioni ridotte al minimo. Perché tutti, stasera, vogliono arrivare carichi alla discussione sulla variante al Pgt, il sì alle norme tecniche che avrebbero dovuto essere inserite ad aprile.
Traduzione: il divieto alle case mobili dei sinti in arrivo da Brescia. «Un inserimento di norme regionali in quelle comunali. Nulla di eccezionale» afferma Pelizzaro, che chiarisce il concetto “ tanti metri tante case”. Ci tengono a ripeterlo, gli amministratori, che non si sta mettendo in atto uno stato di guerra, solo «una prassi normale», ma nessuno ci crede. Il primo a non nascondere la tensione e l’attesa per un voto quasi scontato è Claudio Bottari, il segretario della Lega, che per chiarire il Carroccio-pensiero mantovano indica l’estintore e fa il gesto di lanciarlo. «Questo gli farei ai bresciani». Lega contro Lega, dopo che le famiglie dei sinti hanno già acquistato i mille metri quadrati a Birbesi. Contro quello che considera uno scaricabarile il Carroccio, annuncia Bottari, forte delle firme raccolte, proporrà un referendum a Guidizzolo e pure a Bigarello, tanto per non farsi mancare nulla.
«Le regole devono essere uguali per tutti» spiega il sindaco. Il progetto di Brixia prevede la posa di 4 piazzole per altrettante casette mobili, ma con la variante al Pgt, quell’area, con quelle dimensioni, potrà ospitare solo una casa, cioé un edificio per sei o sette persone. «Se si parla, invece, non di insediamento, ma di campo nomadi, allora deve esserci una pianificazione per tutto l’Alto Mantovano. E questa per ora è inesistente».
Al momento del voto Elena Zaccagni, del Pd, esce. Lei e gli altri quattro della minoranza avrebbero voluto che il voto fosse rinviato a momenti più calmi. «Ora agiamo sull’onda dell’emotività». La maggioranza fa spallucce e si va al voto: la variante passa. E Pelizzaro, dopo l’ordinanza antinomadi, spara il secondo colpo contro gli invasori bresciani. di Rossella Canadè
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