Condannato. E’ arrivata la sentenza del giudice monocratico dell’ottava sezione penale del Tribunale di Milano chiamata a decidere se condannare o meno Leopoldo Siegel (in foto), il conduttore di Radio Padania, accusato di diffamazione a mezzo stampa aggravato dall’odio razziale, per alcune espressioni offensive usate nei confronti del giornalista Gad Lerner e della comunità rom, durante la trasmissione ‘Filo Diretto’ del 27 settembre 2007.
Per Siegel mille euro di multa, ma il giudice monocratico dell’ottava sezione penale ha inoltre condannato il conduttore di Radio Padania a versare 10 mila euro a Gad Lerner (parte offesa) a titolo di risarcimento per il danno morale. Siegel dopo la lettura del dispositivo ha affermato: «Ho avuto sempre fiducia nella giustizia. La giustizia si accetta e non si commenta».
Gad Lerner invece ha voluto sottolineare di non aver mai chiesto alcun risarcimento e ha aggiunto: «mi auguro che questo linguaggio dell’odio razziale non venga più usato a Radio Padania. Ho apprezzato le dichiarazioni di scuse, sebbene tardive, lette in aula oggi da Siegel. Se non avesse atteso l’ ultimo giorno, avremmo probabilmente evitato anche il processo».
L’UDIENZA – Dopo la richiesta di condanna del pm Maurizio Romanelli, aveva parlato l’avvocato Daniela Dawan, legale di Lerner, che si è rimesso al giudizio del Tribunale, ma ha anche sottolineato come il compito della giustizia sia quello «di mettere dei paletti affinché certe espressioni non vengano più usate». Il difensore di Siegel, l’avvocato Matteo Brigandì (anche parlamentare della Lega Nord), ha chiesto invece l’assoluzione, sostenendo che il suo assistito non è assolutamente razzista e che le parole pronunciate in quella trasmissione: «non si riferivano a tutti i rom, ma a solo a quelli che delinquono».
LE RICHIESTE DELL’ACCUSA - Il pm di Milano Maurizio Romanelli aveva chiesto al Tribunale di condannare a 1800 euro di multa Leopoldo Siegel, il conduttore di Radio Padania, accusato di diffamazione a mezzo stampa aggravato dall’odio razziale, per alcune espressioni offensive usate nei confronti del giornalista Gad Lerner e della comunità rom, durante la trasmissione ‘Filo Diretto‘ del 27 settembre 2007. Romanelli durante la sua requisitoria, prima di formulare la sua richiesta di pena pecuniaria ha sottolineato come quello di Siegel sia stato «un attacco secco e puro alla comunità rom. L’attacco a Gad Lerner – ha ripetuto il pm – è solo l’occasione per un attacco razziale senza mezzi termini». Siegel, presente in aula, all’apertura di udienza ha letto alcune dichiarazioni spontanee in cui ha chiesto scusa e ha preso le distanze dalle frasi pronunciate tre anni fa.
LA STORIA - La vicenda nasce durante un «microfono aperto» condotto dall’ allenatore-giornalista, se ne sentirono di ogni colore: la sera prima, una trasmissione di Gad Lerner sui rom aveva suscitato le ire del Carroccio. In diretta, Siegel aveva chiamato Lerner «nasone ciarlatano» che sarebbe volentieri «andato a prendere in sinagoga per il collo» e una serie di veementi considerazioni sulla «banda di ladri, cioè i rom». Gli ascoltatori non erano certo rimasti indietro, e ne avevano sparate di ancora più grosse. Un’ aggravante, secondo il pm che – su querela dell’ Infedele - aveva chiesto e ottenuto il rinvio a giudizio di Siegel per diffamazione determinata da finalità di discriminazione/odio etnico. E ddurante un convegno sulle leggi razziali, Lerner ha presentato a Maroni il rinvio a giudizio chiedendogli di «fare pulizia in casa propria». Di qui, l’ annuncio del Viminale che il ministero si sarebbe costituito parte civile. Spiegava all’epoca il giornalista: «Sia chiaro: io non ho alcuna pretesa risarcitoria, non voglio un centesimo dal signor Siegel. Voglio che ci sia una sanzione esplicita al linguaggio dell’ odio, perché dalle parole ai fatti si passa sempre. Io chiedo che sia riconosciuta la natura razzista di quello che è stato detto in quella trasmissione». da Giornalettismo
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