L’amministrazione comunale dopo un anno di trattative con i rappresentanti della comunità e il Coordinamento Rom a Roma comincia lo sgombero del Casilino 900, dando così il via al Piano Nomadi. Il trasferimento del campo più grande d’Europa è proposto come esemplare, un modello da seguire per superare una volta per tutte la “questione Rom”, non solo nella capitale ma in Italia.
Ma ciò a cui stiamo assistendo non è la realizzazione di quelle promesse con cui l'amministrazione è riuscita ad ottenere la collaborazione dei Rom un anno fa: all'orizzonte non si vedono case, né a Roma né nelle provincie intorno, non c'è il nuovo campo in cui trasferire l'intera comunità senza smembrarla, un campo che sarebbe dovuto essere costruito dai Rom stessi, e che avrebbe dovuto avere aree dove fare il mercatino, spazi di incontro per la comunità, depositi per i materiali ferrosi, laboratori artigianali. Non si vedono né le cooperative né i progetti per l'inserimento lavorativo né i nuovi documenti di identità, in mano hanno solo delle strisciette di carta con la richieste di asilo umanitario, dopo essere scappati dalle guerre e aver vissuto quaranta anni in Italia. Dopo un anno la sensazione è che Rom siano lentamente scivolati in una trappola, la solita trappola, quella del campo, del container e dell’invisibilità.
Le famiglie del Casilino 900 verranno divise secondo la loro nazionalità, in quattro campi: via di Salone, via Gordiani, via Candoni e Camping Roman River. Accettano di trasferirsi senza opporsi, assistono alla demolizione delle loro case, vanno via senza alcuna garanzia sul proprio futuro. Oggi è iniziata la fine di Casilino 900, ma non della “questione Rom”, dell’annoso problema dei campi, che non si risolverà certo ammassando persone negli attuali campi già pieni, né creandone altri, sempre più periferici e sorvegliati.
Gli studenti della Facoltà di Architettura di Roma Tre raccontano la storia dello sgombero, attraverso le storie di chi ha lasciato o sta per lasciare il campo e attraverso gli oggetti che è stato costretto a lasciarsi dietro.
Storie che nessuno ascolta, oggetti strappati alle grinfie di una ruspa. Storie ed oggetti di persone a cui stanno portando via la casa e il luogo in cui sono cresciuti in cambio di un futuro incerto, di cui non sanno quasi nulla, fatto di scatole di latta chiuse in recinti sorvegliati. Il nostro lavoro vuole raccogliere e proporre delle alternative, dimostrare che un’altra via è possibile ed è pure più conveniente, per i Rom e per tutti: l’autocostruzione, fuori da altri ghetti, oltre i recinti dei campi, verso un futuro in cui Rom e Gagè possano cominciare a conoscersi e a superare i reciproci pregiudizi, verso un'altra città da inventare insieme.
Questo blog intende avviare un Osservatorio per il Monitoraggio del Trasferimento del Casilino 900. Invitiamo tutti i cittadini e le associazioni che in questi anni sono stati vicini al campo a partecipare scrivendo a casilino900@googlegroups.com.
Altre risorse di rete sul Caslino 900: il carattere - gli ultimi giorni del casilino 900, casilino 900 1, casilino 900 2, reterom, osservatorio nomade, stalker, radio popolare roma - interferenze rom, primavera romana, suilettidelfiume.
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