venerdì 6 agosto 2010

I Rom ed il volontariato

Qualche tempo fa (settembre 2009), grazie all’ospitalità di “U Velto”, presi l’iniziativa di scrivere una “lettera aperta” alle principali organizzazioni che fanno proprie le istanze delle Popolazioni Rom, per raccontare la storia di “Ladra di Profumi”, una giovane Romnì al nono mese di gravidanza, sorpresa a rubare in un negozio di profumi.
Arrestata, due giorni dopo dava alla luce il suo bambino, nato probabilmente all’interno della stessa struttura carceraria. Quasi contemporaneamente, un Giudice le negava qualsiasi misura alternativa alla prigione.
Questa lettera che, come potrete leggere, non apriva nessuna polemica se non quella di una carcerazione ai limiti del legittimo, si limitava soltanto ad auspicare la possibilità di andare a trovare mamma e figlio per sincerarsi delle loro condizioni di salute, per poi vedere, tutti insieme, se era possibile “immaginare” per loro un futuro diverso.
Nella discussione che ne seguì (che pure potete leggere), quasi nessuno intervenne. Ma quello che veramente mi colpì fu l’intervento del Presidente dell’Opera Nomadi, Massimo Converso, che pur di non assumere un impegno pubblico, in tutti i modi disattese la mia semplice richiesta: rifiutandosi d’intervenire direttamente nella discussione, tacciando di “provincialismo” la Redazione di “U Velto”, contestando, in maniera del tutto superficiale, l’indagine svolta dal Partito Radicale sulla presenza di donne e bambini di etnia Rom all’interno delle carceri, rivendicando lo “spirito di volontariato” che da 43 anni aveva sempre contraddistinto l’Ente Morale da lui presieduto, al contrario di tutte le altre organizzazioni, legate a diverse Chiese e Partiti, che a suo dire si realizzavano soltanto sulla base di “contratti e convenzioni economiche”. Poi, ingenuamente, ricordai la “Convenzione” che Converso aveva appena “chiuso” con la Regione Puglia (agosto 2009), per 480.000 euro, e qui si concluse la discussione.
… e così nessuno andò a Monza: di “Ladra di Profumi” e del suo bambino, nato carcerato, non se ne è saputo più nulla. Questa storia ritrova la sua attualità, per via di due notizie di questi giorni che riguardano la Regione Lazio:

- il Garante dei detenuti e l’Opera Nomadi firmano protocollo di intesa per detenuti Rom;
- il Garante per l’Infanzia e l’Associazione “21 luglio” firmano protocollo d’intesa per l’Osservatorio permanente sui diritti dei minori Rom
Per quanto riguarda l’Opera Nomadi se dovessimo pensare alla sensibilità dimostrata dal suo Presidente, ogni commento appare superfluo. Dobbiamo, invece, congratularci con l’Associazione 21 luglio, “New Entry” assoluta, costituitasi a Roma il 6 aprile 2010, con “pratica” in via di definizione per l’acquisizione della “personalità giuridica”ed il “riconoscimento” di Ente Morale, ma da subito chiamata a confrontarsi con la realtà difficile dei bambini Rom che, per Statuto, sono oggetto della propria attività.
Sembra quasi che in Italia, oggi più di ieri, nessuna seria politica di sostegno al “disagio” sia possibile se non attraverso il coinvolgimento di “partner” occasionali, scelti chissà come e perché. Eppure le attuali contraddizioni della nostra società, le infinite emergenze, la precarietà delle condizioni di vita di tante Famiglie, dovrebbero far riflettere e suggerire strade diverse da quelle fin qui percorse, che non possono trovare risposte nel “volontariato” più o meno assistito.
Noi aspettiamo con ansia che la “Politica”, fuori da ogni logica assistenziale ed abbandonando le tentazioni securitarie, ritrovi i suoi giusti spazi, senza più subappaltare ad altri i problemi delle persone ma, semplicemente, riscoprendo “percorsi istituzionali” certi che con “azioni amministrative” concrete, consentano il graduale superamento delle “precarietà” che, non necessariamente, sono rappresentate solo dalle “emergenze” dei Rom per i quali, invece, si concretizzano sempre più, vere e proprie politiche di “apartheid”.
... ed anche perché, come direbbe “Ladra di Profumi”, nel momento del bisogno tutti spariscono. di Giancarlo Ranaldi

2 commenti:

carlo ha detto...

Caro Giancarlo, grazie per la nota che condivido.
Consentimi però due precisazioni che riguardano l'associazione 21 luglio che rappresento. Essa è composta da soggetti gagè e rom che da 25 anni, in maniera volutamente nascosta e discreta, vi...vono nei campi della periferia romana e conoscono l'ambiente e che dopo tanti anni di silenzio hanno sentito la necessità di "uscire allo scoperto" partendo dai diritti dei minori rom, quelli che incarnano il futuro della popolazione romanì. La "new entry" di cui parli riguarda l'associazione come soggetto giuridico, non certo i suoi associati che a Roma sono conosciuti da lungo tempo per impegno e dedizione.
La 21 luglio, inoltre, è probabilmente l'unica associazione che si interessa di rom e che ha nel suo statuto la norma che le vieta l'accesso a pubblici finanziamenti per restare equidistante nei giudizi ed imparziale nelle scelte. E' quest'ultimo un tratto caratteristico della 21 luglio che ritengo fondamentale per comprendere professionalità e motivazioni dei suoi volontari che tali e sono e tali vanno considerati.
La scelta del Garante è stata probabilmente suggerita da questi due aspetti che sopra ho segnalato.
Se abiti a Roma sarebbe interessante poterci conoscere!
Grazie per lo spazio. Carlo

Giancarlo ha detto...

Lo Statuto dell’Associazione 21 luglio, per la parte relativa allo svolgimento della propria attività e, per quanto ne consegue, la possibilità di stipulare Convenzioni, realizzare progetti, convegni, consulenze, manifestazioni e quant’altro, per grandi linee ricalca quello dell’Opera Nomadi e non esclude affatto la possibilità di essere retribuiti, per l’attività prestata, sotto forma di compensi dovuti per rimborsi e/o contributi.
Se mi è possibile, solo due osservazioni:
La prima: a mio parere, siete troppo sbilanciati sulle problematiche dei soli bimbi Rom, e questo è un problema serio perché rimarca, comunque, una presunta diversità su base etnica che è parte dello stesso ragionamento di chi, recentemente, sosteneva la necessità di prendere, solo a loro e nel loro interesse, le impronte digitali.
La seconda: se nella vostra “mission” non rientra la “possibilità” di svolgere attività di orientamento ed assistenza legale, o l’attività di consulenza familiare e neanche il ruolo di assistenza materiale e psicologica alle Famiglie, mi chiedo in che modo potrete, operativamente, svolgere la vostra attività di tutela dei minori che, invece, trattandosi di “diritti globali” deve essere “istituzionalmente” garantita, valorizzando e dotando di necessarie risorse umane ed economiche le strutture “Istituzionali” già presenti sul territorio. Altro non serve.
A settembre, con la riapertura delle Scuole, come sempre si tornerà a parlare dell’integrazione scolastica dei bambini Rom. L’Opera Nomadi riproporrà la solita “Convenzione” con i diversi Istituti, per lo più finalizzata al solo accompagnamento dei bambini (servizio questo, tra l’altro, spesso dato in subappalto). A Roma come a Milano si sprecheranno le polemiche, per via delle “politiche sociali” messe in atto, ognuno dirà la sua ed, ironia della sorte, tutti avranno una parte di ragione. L’anno passato c’è stata solo una “risposta” seria a questo tipo di problematiche che, guarda caso, è arrivata dalla stessa Istituzione Scolastica, nello specifico degnamente rappresentata dalle Maestre di Via Rubattino a Milano. E così mentre si discuteva in lungo ed in largo della “difficile” situazione milanese, queste Maestre si sono inventate di tutto e non solo hanno “recuperato” gran parte degli alunni che avevano perso strada facendo, ma in pochi mesi sono riuscite a concretizzare l’impossibile, come testimonia questa lettera:

http://milano.corriere.it/notizie/caso_del_giorno/10_luglio_13/il_caso_del_giorno-1703369342162.shtml

A Milano di questi giorni…