“In Italia, Spagna, Francia e in altri Paesi dell’Ue, nei confronti della minoranza di etnia Rom persistono politiche di confinamento”. Ad affermarlo è Andzrej Mirga (in foto), a capo della divisione “Roma and Sinti” dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (Osce), intervenuto ieri al Senato in un workshop organizzato dalla Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani.
“Nel 2008, in una relazione, l’Osce si disse preoccupata della situazione dei diritti umani dei Rom e dei Sinti. A due anni di distanza non sono stati fatti progressi rilevanti e ciò vale anche per i nuovi Paesi membri dell’Ue”, ha spiegato Mirga.
Mirga ha poi illustrato che in alcuni Stati, Italia inclusa, i Rom “sono collocati in campi di confinamento” mentre in Gran Bretagna o Germania questo non esiste.
Il rappresentante Osce ha poi ricordato come “in Italia non esista una situazione giuridica ad hoc per Sinti e Rom che, per esempio, potrebbe essere riconosciuta come minoranza linguistica”.
Mirga ha poi precisato che “i Rom hanno una propria identità e sono cittadini di un determinato Paese, quello di origine. Inoltre, il numero di immigrati extraeuropei di etnia Rom sta diminuendo: ora gli spostamenti sono soprattutto all’interno dell’Ue tra cittadini europei”.
Costel Bercus, direttore del “Roma Education Fund”, ha invece ricordato l’inefficacia dei programmi di scolarizzazione per “i 10 milioni di Rom e Sinti presenti in Europa”.
Il pastore Davide Casadio a nome della Federazione Rom e Sinti Insieme, oltre a ribadire la richiesta del riconoscimento per Sinti e Rom dello status di minoranze linguistiche, ha illustrato la situazione drammatica vissuta dai Sinti e dai Rom in molte parte d’Italia e ha denunciato l’inesistenza di un qualsiasi programma statale di integrazione abitativa e lavorativa.
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