È di ieri [25 gennaio] l'ingiunzione di sgombero (priva della firma del Sindaco), da effettuarsi entro 30 giorni, pervenuta ad alcuni nuclei familiari residenti nel campo sosta Panareo dai vigili urbani su iniziativa del dirigente del settore Urbanistica del comune di Lecce arch. Luigi Maniglio. Nell’ingiunzione si ordina, a seguito di un’ispezione del nucleo di vigilanza edilizia presso il Campo Sosta Panareo avvenuta in data 16/11/2010, di abbattere (a spese degli occupanti) entro 30 giorni le “Campine” nelle quali ad oggi ancora abitano una ventina di nuclei familiari.
Con questa autonoma iniziativa, il settore Urbanistica del comune di Lecce, ignorando il lavoro di concertazione che da anni oramai è portato avanti dalle associazioni del terzo settore, dai rappresentati del Campo Rom e dai Servizi Sociali Comunali nel tentativo di far fronte ai numerosi problemi e ostacoli che questo gruppo di cittadini quotidianamente incontra nello svolgimento della propria vita, dimostra ancora una volta l’approccio demagogico con cui ci si affrontano le problematiche sociali e la totale mancanza di una prospettiva volta all’inclusione dei cittadini rom presenti sul territorio leccese.
Questa iniziativa inoltre, mette in luce la completa mancanza di coordinamento tra i diversi settori amministrativi dello stesso Comune di Lecce. Con questa ingiunzione infatti il settore urbanistica dimostra di ignorare le stesse procedura amministrative, visto che la gestione del campo sosta e la concertazione delle iniziative riguardanti lo stesso spetta, secondo il vigente regolamento comunale, ad un comitato interistituzionale. Proprio all’interno di questo comitato, tra l’altro, si erano decise le linee programmatiche di gestione per il campo rom in accordo con i legittimi rappresentanti di quest ultimo, sviluppando un indirizzo che andava in tutt’altra direzione, ovvero quella di prevedere la bonifica della parte del campo ad oggi ancora esclusa dal recente progetto di rifacimento, con il quale il Comune di Lecce ha provveduto alla costruzione nel campo di 16 nuovi nuclei abitativi.
Il suddetto progetto, realizzato dal settore lavori pubblici del Comune, oltre a risultare inadeguato alla capienza degli abitanti del campo (tanto che si era convenuto di lasciare alcune “Campine” integre per permettere alle 14 famiglie e ai 6 single, escluse dal progetto, di conservare un alloggio) è risultato deficitario da un punto di vista tecnico; l’impianto fognario presenta infatti una pendenza sbagliata tanto che i liquami anziché finire nel depuratore, finiscono nelle case localizzate nella parte opposta al depuratore stesso e da lì fuoriescono, inquinando la zona circostante con tutto quello che ne consegue da un punto di vista sanitario.
Proprio per proporre soluzioni a questa incresciosa situazione si stava portando avanti un lavoro di concertazione finalizzato alla bonifica ambientale e sanitaria al fine di garantire condizioni di abitabilità accettabili della zona. Lavoro che questa ingiunzione di sgombero rischia di vanificare andando a peggiorare sensibilmente le già difficili condizioni di vita delle famiglie dei cittadini rom giunti in Italia, è bene ricordarlo, più di 25 anni fa, per sfuggire alle guerre che hanno insanguinato la ex-Jugoslavia.
Di fronte ai diversi problemi strutturali che presenta il campo, più volte denunciati dagli stessi residenti, anziché attrezzarsi politicamente per ricercare soluzioni capaci di garantire un’effettiva inclusione sociale si emettono ingiunzioni di sgombero senza proporre alcuna prospettiva praticabile, creando panico all’interno del campo e ignorando le iniziative intraprese in questi anni per cercare di proporre soluzioni praticabili o quantomeno in grado di attenuare le precarie condizioni di esistenza nel campo in attesa di una soluzione politica che abbandoni la logica segregante e discriminatoria dei campi e che trovi, attraverso il coinvolgimento delle Istituzioni preposte per legge a far ciò (in primis la Prefettura – con i “Consigli Territoriali” – così come da tempo richiesto, insieme a sindacati, associazioni e ufficio Servizi Sociali del Comune dei Lecce), soluzioni che vadano nella direzione di una reale inclusione sociale dei cittadini rom e nella programmazione di forme condivise per rispondere alle richieste sociali (lavoro, scolarizzazione, abitazione) avanzate dagli interessati.
Attendiamo una risposta ufficiale del Comune di Lecce e dalla Prefettura di Lecce che chiarisca la posizione dell’ente in relazione all’iniziativa dell’arch. Maniglio, manifestando nel frattempo tutto il nostro stupore e sgomento in riferimento alla stessa.
Benfik Toska, Rappresentante del Campo Sosta Panareo
Comitato per la Difesa dei Diritti degli Immigrati
Spazio Sociale Zei
NAeMI forum di donne Native e Migranti
Laici Comboniani
Rete Antirazzista Salento
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