Pubblichiamo alcune delle lettere scritte al Direttore della Gazzetta di Mantova dalle donne e dagli uomini che vivono nell’area residenziale per sinti italiani di viale learco Guerra n. 23. Alcune lettere sono state pubblicate nella versione cartacea del quotidiano, mentre altre sono state pubblicate nella versione elettronica del quotidiano. Ad oggi nessuna risposta da parte dell’Amministrazione comunale…
Egregio Direttore, l’Assessore De Pietri vuole attuare un “giro di vite” contro di noi sinti mantovani. Basterebbe questo per capire quanto il Fratelli d’Italia cantato in queste ore suoni nelle mie orecchie molto stonato. Lei attuerebbe “un giro di vite” contro un suo fratello?
Giacobbe, un abitante di viale Learco Guerra n. 23
Egregio Direttore, l’Assessore Arnaldo De Pietri continua ad affermare pubblicamente che è aperto al dialogo e all’ascolto delle famiglie sinte ma ieri sera in Consiglio comunale si è dichiarato contrario a far leggere a Yuri Del Bar, un sinto mantovano, il documento che avevamo preparato. Addirittura si è avvicinato al tavolo dove sedevano i Consiglieri comunali della maggioranza invitandoli a votare in maniera compatta contro Yuri Del Bar.
Penso che la fiducia e il rispetto siano da dare ad ogni persona ma l’Assessore De Pietri non si è dimostrata una persona seria, afferma una cosa e fa il contrario. Lei, Direttore, avrebbe fiducia e rispetto di una persona che dice bugie?
Loredana, un abitante di viale Learco Guerra n. 23
Egregio Direttore, mia madre è stata vittima del Porrajmos, la persecuzione su base razziale subita dai sinti durante il fascismo. Nel 2005 il Sindaco di Mantova l’ha insignita dell’Edicola di Virgilio e le ha chiesto scusa per le sofferenze subite. Quando i giornali sono venuti per intervistarla e per fotografarla mi ha preso da parte e mi ha detto: “non voglio essere fotografata ho paura che i fascisti la vedano e vengano a prendermi di nuovo”. Sono rimasto stupito e l’ho rassicurata: “mamma non siamo più nella stessa situazione”.
Ieri sera ero in Consiglio comunale e ho letto sui giornali le dichiarazioni pubbliche dell’Assessore De Pietri. Il Comune sta per votare un regolamento differenziale, una legge punitiva su base razziale, per imprimere un “giro di vite” contro di noi. Se questo è il primo passo di questa Amministrazione mi devo ricredere ho sbagliato a rassicurare mia madre.
Debora, un abitante di viale Learco Guerra n. 23
Egregio Direttore, sono una cittadina mantovana sinta, nata e sempre vissuta nella nostra città e da sempre orgogliosa di esserlo, ma ora molto preoccupata. Le mie parenti e amiche che vivono in altre città invidiavano la mia situazione e dicevano che ero fortunata a vivere a Mantova per tutte le cose che qui si erano nel tempo realizzate.
L’attenzione alla scolarizzazione dei bambini, un progetto per il lavoro che faceva ben sperare, soprattutto per noi donne, un “campo” dove tutto sommato si poteva vivere in attesa di realizzare i nostri sogni di un posto migliore e nostro… Si sa: l’erba del vicino è sempre la migliore.
Oggi non ho più niente di cui sentirmi fortunata, è il terzo anno che il doposcuola non si fa più e a nessuno importa dei nostri bambini, l’inserimento lavorativo è terminato quasi prima di cominciare e prospettive non se ne vedono e il campo in questi giorni di pioggia sarà allagato dalle fogne come tutte le altre volte.
Ora il Comune farà un nuovo regolamento per costringerci ad andare in strada, e io e i miei bambini che faremo? I miei parenti e gli amici non hanno proprio niente da invidiarmi ora.
Olga, una madre sinta mantovana
Egregio Direttore, il Comune ha intenzione di cambiare il regolamento del luogo dove vivo, viale Learco Guerra n. 23. Razionalmente non ne capisco il motivo, visto che l’attuale regolamento funziona e che tutti pagano regolarmente; ma si sa ci sono le elezioni provinciali e quindi la cosa più semplice è dare addosso a noi sinti mantovani.
Comunque non riesco proprio a capire il motivo per cui nel momento in cui non pagassi l’energia elettrica mi cacciano in strada. Oggi se non pago mi tagliano i fili della luce come a qualsiasi altro mantovano. Secondo Lei, Direttore, stanno cercando scuse per smantellare il cosiddetto “campo nomadi” mandandoci via da Mantova?
Paolo, un abitante di viale Learco Guerra n. 23
Egregio Direttore, sul nuovo regolamento che il Consiglio comunale voterà tra qualche giorno c’è una regola che ha fatto molto discutere i membri delle Commissioni Statuto e Servizi sociali. Sul regolamento si legge che chi commette un reato contro il patrimonio sarà espulso dalla sua casa.
Alla richiesta di spiegazione di alcuni membri della Commissione l’Avvocato del Comune e il Dirigente dei Servizi sociali hanno dato due risposte diverse. Secondo l’avvocato questa norma è da intendersi come è in vigore per un qualsiasi assegnatario di alloggio comunale, ovvero solo nel caso che utilizzi l’alloggio per commettere il reato. Secondo il Dirigente la norma è da intendersi solo nel caso in cui una persona, abitante in viale Learco Guerra n. 23, commetta un reato contro il patrimonio ai danni di un'altra persona sempre abitante in viale Learco Guerra.
Io non sono un avvocato ma ho l’impressione che le due interpretazioni siano fallaci, l’unica interpretazione esatta è quella data sul suo Giornale questa mattina dal Presidente Giuliano Longfils: chi commette reato perde la casa.
Avendo vissuto con grande tormento in casa popolare negli Anni Novanta per due lunghi anni, mi permetto di ricordare al Presidente Longfils e a tutti i Consiglieri comunali che i miei vicini non erano degli stinchi di santo. Uno di loro ha addirittura commesso una rapina e dopo essere stato giustamente in carcere è tornato nella sua casa comunale. Il Comune non gliel’ha certo tolta.
Le chiedo, Signor Direttore, secondo lei perché per noi sinti che abitiamo in viale Learco Guerra dovrebbe essere in vigore una punizione aggiuntiva (la perdita della casa e di conseguenza della residenza, della carta d’identità, della patente, del tesserino sanitario…) oltre a quella giustamente comminata a qualsiasi Cittadino italiano di questo Paese che commette un reato?
Giovanni, un abitante di viale Learco Guerra n. 23
Egregio Direttore, il Consiglio comunale sembra intenzionato ad approvare nei prossimi giorni un nuovo regolamento per chi come me vive nel cosiddetto “campo nomadi”. Con il nuovo regolamento si vuole stravolgere le modalità di pagamento degli oneri (affitto della piazzola, energia elettrica, acqua, immondizie…). Per inciso, la casa non me l’ha data il Comune come a Milano o a Roma, ce la metto io!
Mentre oggi andiamo liberamente, alla scadenza delle bollette, a pagare quanto dovuto alla Tesoreria comunale in via Roma, con il nuovo regolamento dovremmo pagare ad un fantomatico Ente gestore. Mi chiedo: questo Ente gestore garantirà gli stessi orari di sportello come fa oggi la Tesoreria comunale? Quanto dovrà spendere il Comune per dare la possibilità all’Ente gestore di avere uno sportello aperto tanti giorni e tante ore come la Tesoreria comunale?
L’impressione è che si voglia complicare la mia vita con l’obbiettivo trovare delle scuse per cacciarmi in strada se il fantomatico giorno dei pagamenti sarò lavoro o sarò ammalato.
Guendalina, un abitante di viale Learco Guerra n. 23
Egregio Direttore, l’Assessore De Pietri ha affermato pubblicamente che la mediazione culturale non la farà più l’Associazione Sucar Drom ma l’Aster (ex Mantova Parking). Mi sono chiesto: che ci azzecca l’Aster che si occupa di parcheggi con la mediazione culturale? Una risposta forse c’è: l’Assessore De Pietri non ci considera delle persone con una nostra lingua e una nostra cultura come fa il Pdl nel Parlamento europeo ma degli oggetti da integrare in uno dei fantomatici parcheggi che hanno promesso durante le elezioni comunali. Il parcheggio di viale Learco Guerra non piace più (forse è troppo vicino alla Città e l’Assessore ha paura di essere contaminato da noi) e quindi ci vuole parcheggiare ancora più lontano. Mi chiedo: ci garantiranno la navetta?
Sara, un abitante di viale Learco Guerra n. 23
La situazione è così tesa dopo gli interventi stampa degli esponenti dell’attuale Amministrazione comunale che tutte le lettere sono firmate con pseudonimi perché le persone hanno paura di ritorsioni
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