Cinque anni di tolleranza zero e di scarsi risultati. Per arrivare al record i vigili hanno mandato via 55 romeni dal cavalcavia Buccari e da altre due baraccopoli che rinasceranno altrove.
Forse si sono lasciati prendere dalla foga, certo tre in un colpo erano una bella occasione, di sicuro avevano bene in mente l'obiettivo, la cifra tonda, come un ottomila di Messner. Glielo aveva ricordato Riccardo De Corato in persona con uno dei suoi millanta comunicati, in data 25 aprile, Festa della Liberazione da calendario. Ed ecco che, liberate le vie Medici del Vascello, Grosio, Barzaghi, Musatti e Cusago dalle roulotte di "380 abusivi tra sinti siciliani e spagnoli", il vicesindaco poteva proclamare: "Dal 2007 ad oggi i vigili hanno realizzato 498 sgomberi". Meno due al mezzo migliaio. Un conto alla rovescia, come a Capodanno: "493 sgomberi" (21 aprile, vie Sant'Arialdo, SanDionigi, Rizzoli), "490 sgomberi" (20 aprile, dieci tende rom in via Pecetta), "Milano dopo 482 sgomberi non molla di una virgola" (otto baracche rom in via Medici del Vascello e 23 mezzi di sinti in via Cusago e Stigliano).
Precisi bisogna darli, i numeri. Invece, "smantellate" contemporaneamente ieri mattina tre "baraccopoli", le dieci tende sotto cui dormivano 35 rom romeni in via Esperia, via Ardigò e sotto al cavalcavia Buccari, il burocratese della velina di Palazzo Marino ripiega su un meno trionfante: "Sono 501 gli sgomberi effettuati dalla Polizia locale". E non è la stessa cosa.
Almeno in apparenza. Perché al lento tango dell'insediamento, della costruzione delle baracche o delle tende, dell'arrivo delle auto biancoverdi col lampeggiante e dei furgoni dell'Amsa e della nuova transumanza, partecipano sempre gli stessi ballerini: i nomadi - rom e sinti - e i ghisa, De Corato e i suoi comunicati uguali come Bill Murray in "Ricomincio da capo", perfino i nomi delle strade. Via Bovisasca, per dire. Teatro di un celebre sgombero a puntate, tra la fine di marzo e il primo aprile 2008, con il mondo del volontariato in rivolta e perfino la Curia a prendere posizione contro "la violazione dei diritti umani dei rom". Di là, il vicesindaco a parlare, sostenere, comunicare i suoi "allontanamenti seguiti da una politica di moral suasion", una delle sue formule preferite ("buonisti" e "benaltristi" sono altre due, accompagnavano il comunicato di ieri).
Bene, ecco che l'11 aprile scorso arriva dal vice di Letizia Moratti, portavoce unico del comando di piazza Beccaria dal 2006, la notizia che due rom occupatori di un'area di via Bovisasca sono stati denunciati per invasione di terreno. Cavalcavia Bacula, altro tormentone. Arrivarono le ruspe, annunciate per mesi, il 31 marzo 2009, e dopo quattro giorni di lavori, De Corato annunciò la rimozione di "ben 230 tonnellate di rifiuti", l'impianto di una recinzione metallica, l'allontanamento dei rom transumanti da un palazzo di Villapizzone. E rieccoli, i rom, l'11 ottobre 2010, scacciati dalla polizia locale da un "doppio intervento nell'area del cavalcavia Bacula" (lo comunica il Vicesindaco e assessore alla Sicurezza Riccardo De Corato). E sono ancora lì, a pochi metri, il 17 gennaio e il 15 febbraio, e ancora il 5 aprile scorso: "abbattute nove tende".
E sempre quella rimane. La toponomastica delle baracche e la logica da rimuovere sotto il tappeto. Via Vaiano Valle, via Rizzoli, via Cusago, coi sinti siracusani che sono sempre lì, prima o poi, terrapieno o no. Chiesa Rossa. Cassinis. "Un lavoro di moral suasion eccezionale - sottolinea il vicesindaco in un altro comunicato dell'11 aprile, quello per celebrare la chiusura del Triboniano, ripetendo quanto comunicato in conferenza stampa il 17 gennaio - quella che ha portato a diminuire i nomadi da 8000 in città a 1500 in tutta la provincia". Eppure li continua a mandare via, e dovranno moltiplicarsi magicamente se (attingiamo sempre alla fonte unica) il 31 marzo viene annunciata quota 446 sgomberi. Dunque, due al giorno nell'ultimo mese, guarda caso preelettorale, dopo un principio di 2011 fiacco: "Da inizio d'anno - è il messaggio del 9 marzo - sono già 37 gli sgomberi effettuati, uno ogni due giorni circa".
Spariscono dalla stazione San Cristoforo e rispuntano a Rogoredo ("smantellata baraccopoli", 18 febbraio 2011, 70 persone trovate in una cinquantina di casupole), dove già il 7 novembre 2007 un'altra "baraccopoli" da 23 capanne era stata abbattuta. E via Zubiani: baracche il 28 aprile 2009 e il successivo 31 luglio ("Dal 2007 a oggi sono stati effettuati 133 sgomberi": De Corato era ancora all'alba). E via Rubattino, l'esodo di duecento mamme e bambini nel freddo del 19 novembre 2009, "scompare a Milano l'ultima grande favela", venne annunciato con tono apocalittico mentre perfino le maestre dei piccoli protestavano per l'inumanità del provvedimento.
E quanto ringhiare, quanto rimbeccare, contro tutti: l'allora presidente della Provincia Penati, i colleghi di maggioranza della Lega, il cardinale Tettamanzi, la Caritas. "Gli aspiranti tutor del Comune in tema di sgomberi, suggeritori, imbonitori e menagrami, possono mettersi l'anima in pace", annunciava De Corato il 28 dicembre 2009, vantando la "politica indefessa di sgomberi e moral suasion" sui rom. Ne aveva appena sloggiati 22 da via Bovisasca. Un'altra volta. di Massimo Pisa
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