Qualche anno dietro, ma sembra passato un secolo, Berlusconi, Bossi, Fini & C. riuscirono a conquistare larga parte del proprio consenso elettorale sui temi legati alla “sicurezza”.
Anni tristi per l’Italia. Anni in cui abbiamo completamente smarrito il senso della “vita”, perso nella logica di una “appartenenza” che strumentalmente vede nel “diverso” un potenziale pericolo, facendo così la fortuna di politicanti senza scrupoli, assunti alle più alte cariche delle Istituzioni.
Questo è stato possibile anche perché la risposta “Politica” ed “Istituzionale”, dal Sindaco Veltroni all’Assessore sceriffo Cioni, passando per Cofferati e per arrivare al triste “Patto sulla Legalità” di Don Colmegna, non solo è risultata del tutto inadeguata ma, in un qualche modo, ha contribuito, dolorosamente, a dare maggiore forza, convinzione e consenso alle scellerate politiche della destra.
La strage di Pian della Rota a Livorno ed i fatti di Ponticelli, rimasti entrambi appesi al filo dell’incertezza, costituiscono un “punto di non ritorno”, oltre il quale, il buio di questi disgraziati anni.
Il “vento del “Maghreb” qui da noi è ancora poco più che un “soffio” che si infrange sugli alti muri dell’incomunicabilità, nelle periferie dei Campi Rom e nelle desolazioni dei CIE, nei respingimenti a mare con il fragore delle bombe in Libia.
Ma è la sola nostra speranza: bisogna alimentarlo, giorno dopo giorno, tutti insieme.
Ed è per questa ragione che saluto, con grandi speranze, la nascita a Milano della “Consulta dei Rom”, forse, la prima vera occasione per ripartire dai problemi delle persone guardando dal basso, per riscoprire quella dignità ribelle, per troppo tempo nascosta tra le pieghe di un “assistenzialismo” senza speranza.
A Milano si gioca una “sfida” decisiva per l’Italia tutta, perché nell’immaginario collettivo Milano, più di ogni altra Città Italiana, oggi rappresenta il vento del cambiamento.
Se, ancora una volta, il Governo della Città e la stessa Consulta dovessero fallire, non trovando la capacità di “parlare” alla gente, non riuscendo a superare protagonismi, egoismi e pregiudizi, se verranno di nuovo proposti i soliti meccanismi “assistenziali” senza avere la forza e la giusta rabbia di credere nelle persone e nella loro capacità di autorappresentarsi, come purtroppo sta accadendo in larga parte d’Europa, il serio rischio è che anche per noi, presto, nuove tristezze si squarceranno, con anni difficili da vivere, segnati sempre più da politiche razziste e xenofobe.
Ma nella Milano di Via Rubattino questo non accadrà mai… e chissà se un giorno le nostre strade s’incroceranno di nuovo con il lento cammino di Angelica, in una calda notte di San Lorenzo. di Giancarlo Ranaldi
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