In questo scorcio di fine estate molti problemi strutturali del nostro Paese sono venuti al pettine e le forze politiche si stanno impegnando per trovare soluzioni atte a tagliare e rimodulare la spesa pubblica che anche negli ultimi tre anni è stata fuori controllo. Non ho certo ricette salva-Paese ma dal piccolo osservatorio dove sono mi si consentano due riflessioni.
La prima riflessione è abbastanza scontata e riguarda le politiche per i sinti e i rom. Queste politiche si dividono, semplificando, in due voci: interventi a favore dei sinti e rom e interventi contro i sinti e rom.
Per interventi a favore intendo tutte quelle spese che vedono i rom e sinti protagonisti nell'ideazione e nella realizzazione degli stessi interventi. Ovvero, i sinti e rom protagonisti nelle decisioni su come spendere e dove spendere i soldi. Questi interventi (si intendono finanziamenti da parte di UE, Ministeri, Regioni, Province e Comuni) secondo una stima dell'Istituto di Cultura Sinta non superano, per tutta l'Italia, la cifra di un milione di euro all'anno. Se rapportiamo questa cifra alla stima sulla popolazione sinta e rom in Italia (circa 100mila persone per l'Istituto, compresi i rom immigrati), arriviamo ad una spesa di circa euro 10,00 a persona ogni anno. Non sono riuscito a reperire il dato sul costo per lo Stato all'anno di un Cittadino italiano appartenente, per esempio, alla minoranza tedesca ma penso che sia molto più alto. Sarebbe utile che qualche Università desse incarico ai propri ricercatori di fare studi approfonditi non solo sui costi totali ma anche sui benefici avuti in rapporto ai soldi spesi.
Per interventi contro intendo tutte quelle spese che non vedono i sinti e i rom protagonisti e hanno l'obiettivo di sgomberare e cacciare le persone, smembrare le famiglie, rinchiuderle nei cosiddetti “campi nomadi”, sottrarre i minori, ecc... Ognuno può liberamente fare il proprio elenco delle violazione, discriminazioni ma anche di semplici abusi che vengono commessi dove abita. Questi interventi, finanziati massicciamente dal Ministero dell'Interno ma anche da Regioni ed Enti Locali, secondo una stima dell'Istituto superano la cifra di 30 milioni di euro (secondo alcuni superano i 40 milioni di euro l'anno). Il rapporto è che per le politiche contro questi nostri concittadini si spende circa euro 300,00 per ogni sinto o rom presente in Italia. Su questo punto è indicativa la risposta data dal Ministro Maroni in un'intervista al Corriere della Sera. Il giornalista chiede: «Ma prendere di mira solo i rom non è discriminatorio?». E Il Ministro Maroni risponde: «E infatti le espulsioni dovrebbero essere possibili per tutti i cittadini comunitari, non solo per i rom. Il problema semmai è un altro: a differenza di quello che avviene in Francia, da noi molti rom e sinti hanno anche la cittadinanza italiana. Loro hanno diritto a restare, non si può fare nulla». In sintesi il Ministro è rammaricato di non poter espellere tutti i sinti e rom ed è pure molto disinformato perchè i sinti e rom Cittadini francesi sono il quadruplo di quelli italiani. Le parole del Ministro sono incommentabili ma danno il senso, unite alle stime sulle cifre, di come la situazione dei sinti e rom sia drammatica oggi in questo Paese ma anche in prospettiva futura.
Il risultato delle politiche a favore non sono visibili al grande pubblico ma hanno un impatto notevole sulla vita delle persone. Ad esempio, molte famiglie rom che negli scorsi anni hanno avuto ascesso agli alloggi popolari (in maggioranza Cittadini italiani e profughi dalla ex Yugoslavia) oggi vivono già in case di proprietà. Hanno lasciato l'alloggio popolare, che è stato riassegnato, e si sono trasferiti in case di proprietà. Chi ancora vive in casa popolare ha l'obiettivo di comprare casa. E ancora, a Mantova nell'arco di sette anni ventun famiglie sinte sono uscite dalla logica assistenziale e ghettizzante del cosiddetto “campo nomadi” e vivono in alloggi di proprietà.
I risultati delle politiche contro, per esempio gli sgomberi senza alternative sono invece ben visibili al grande pubblico e vedono intere famiglie sinte e rom in un gioco dell'oca senza fine (per alcuni dura da anni) che provoca solo disperazione, risentimento, odio, paura... Il Ministro Maroni, nell'intervista citata, afferma che vuole essere ancora più duro negli sgomberi del Presidente Nicolas Sarkozy, il risultato ottenuto in Francia è stato molto deludente perchè dopo il rimpatrio forzato le persone sono ritornate in Francia e oggi ad un anno di distanza dal cosidetto "giro di vite" la situazione è praticamente immutata. I rimpatri volontari sono uno strumento utile per gli immigrati comunitari ma deve essere usato con criterio e con progetti seri, dare un po' di soldi ad una persona non è un progetto serio, in Francia se ne stanno rendendo conto...
La seconda riflessione, più breve, è sull'abolizione delle Province. Vi chiederete, cosa c'entrano le Province con i sinti e rom? Ve lo spiego. In un Sistema Paese dove il diritto è un optional, dove la legge è fatta per essere aggirata e dove contano di più le relazioni sociali (leggi: conoscenze) piuttosto che il valore, la competenza e perchè no anche la serietà e l'onestà, le Province sono stato le incubatrici dei progetti più seri ed innovativi. I Comuni difficilmente si spendono in un progetto innovativo a favore di sinti e rom perchè subiscono la spinta di gruppi di opinione, partiti e partitini, Cittadini più o meno influenti. Al contrario la Provincia è un Ente non troppo lontano (diversamente dalla Regione) da raggiungere per i sinti e rom (associazioni comprese) e nello stesso tempo abbastanza lontano dalle pressioni “civiche” per esserne influenzato. Tant'è che Mantova ha una tradizione ventennale sulla partecipazione di sinti e rom grazie proprio alla Provincia e per la precisione grazie all'impulso inziale dato dalla Giunta provinciale guidata da Davide Boni (Lega Nord, paradossalmente il partito che sta collezionando tutte le condanne per discriminazione), oggi Presidente del Consiglio regionale della Lombardia. Lo stesso discorso potrebbe essere fatto per tanti altri ambiti, si pensi solo ai Centri interculturali che esistono in Lombardia solo grazie alle Province.
Quindi sono convinto che sia scellerata la soppressione delle Province perchè porterà ad un risparmio esiguo della spesa pubblica ma eliminerà un ente che sta nel mezzo tra i Comuni e le Regioni e che offre allo Stato una capacità di leggere il territorio con occhi meno miopi delle Regioni e meno presbiti dei Comuni. Una vista perfetta? No, quello no, ma certo più lungimirante e meno condizionata. di Carlo Berini
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