In Italia le popolazioni sinte e rom non hanno ancora ricevuto nessun riconoscimento ufficiale per le persecuzioni, su base razziale, subite durante la dittatura fascista. La Legge n. 211 del 20 luglio 2000 che istituisce il Giorno della Memoria non ricorda le persecuzioni subite dalle popolazioni sinte e rom.
Porrajmos – Divoramento
I Sinti e i Rom, fin dall’arrivo in Europa nel 1400, sono stati sempre perseguitati, cacciati e banditi da ogni Stato per la loro diversità. Erano ridotti alla schiavitù o uccisi per divertimento grazie a delle leggi in vigore in Europa fino 150 anni fa. Alle famiglie sinte e rom venivano sottratti, rubati, i bambini e dati ai contadini con lo scopo di eliminare il loro essere sinti e rom. Eppure le culture sinte e rom hanno offerto un'importante contributo proprio per la formazione dell'Europa e dell'Italia.
La discriminazione, l’umiliazione, la persecuzione, l’odio, la distruzione, contro le famiglie sinte e rom arrivò al suo culmine durante la Seconda Guerra Mondiale. L’Europa nazista e fascista fu teatro dell’annientamento di almeno la metà dell’intera popolazione sinta e rom europea. Oggi gli storici stimano che cinquecentomila uomini, donne e bambini sono stati: perseguitati, imprigionati, deportati nei lager e seviziati, vittime degli orrendi esperimenti medici nazisti, sterminati nelle camere a gas e nei forni crematori.
Ma non sapremo mai il numero esatto di Sinti e Rom uccisi, durante la Seconda Guerra Mondiale. Le testimonianze affermano che tantissimi sinti e rom sono stati uccisi ancora prima di arrivare nei campi di concentramento e gettati in fosse comuni. Inoltre, moltissimi sinti e rom non venivano nemmeno registrati al loro arrivo nei campi, come è successo nel campo di concentramento che fu attivo a Bolzano dall'estate del 1944. Dalle testimonianze raccolte moltissimi sinti (uomini, donne e bambini) non sono stati registrati nel campo di Bolzano, perché trattandosi di “zingari” (denominazione discriminatoria) non avevano nemmeno il diritto di essere registrati. Quindi io penso che i sinti e rom sterminati dal nazi fascismo siano più di un milione di uomini, donne e bambini.
L’associazione Nevo Drom, con il supporto del Comune di Bolzano, ha deposto una targa commemorativa in memoria di tutti i sinti che sono morti o hanno transitato nel campo di Bolzano, provenienti dai campi da tutto il Nord Italia.
Il campo di concentramento di Auschwitz viene ricordato dai Sinti e dai Rom perché il 2 agosto 1944 in una sola sera vennero uccisi nelle camere a gas 2.897 Sinti e Rom, una testimone racconta:
“c’era il campo degli zingari che sembrava che era sempre in festa, ballavano e cantavano sempre, forse lo facevano perché erano contenti di essere vivi per un altro giorno e ringraziavano così, ma un mattino mi svegliai e non senti più niente, in una sera sola li sterminarono tutti quanti, messi nelle camera a gas e bruciati nei forni crematori, nessun zingaro sopravvisse per testimoniare quello che era successo”
Solo pochi sinti sono riusciti a tornare e a raccontare ai propri famigliari tutto l’orrore che hanno visto e vissuto in prima persona. Testimonianze sinte orali ce ne sono parecchie. Gli anziani sinti italiani non hanno mai voluto mettere su carta tutto quello che hanno visto, l’orrore era troppo grande e descriverlo era per loro impossibile.
Non esistevano parole adeguate per descrivere il terrore visto dai loro occhi. Come si poteva trascrivere quello che vedevano i loro occhi tristi, pieni di paura e di terrore incalcolabile? Come si poteva raccontare l'orrore di vedere uomini, donne, bambini e anziani incamminarsi verso un destino obbligato, programmato e voluto dall’Europa nazista e fascista?
Per non dimenticare, rammento a tutti la poesia di Bertolt Brecht:
Prima di tutto vennero a prendere gli zingari / e fui contento perché rubacchiavano. / Poi vennero a prendere gli ebrei / e stetti zitto perché mi erano antipatici. / Poi vennero a prendere gli omosessuali / e fui sollevato perché mi erano fastidiosi. / Poi vennero a prendere i comunisti / e io non dissi nulla perché non ero comunista. / Un giorno vennero a prendere me / e non c'era rimasto nessuno a protestare.
Radames Gabrielli
Presidente dell'associazione Nevo Drom
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