E' venuta a mancare prematuramente Giuseppina “Rumanì” Ciarelli, romnì italiana tra le prime a Milano a diventare mediatrice culturale e attivista per i diritti dei rom e dei sinti. Rumanì ha iniziato il suo impegno come mediatrice a favore delle donne e dei minori rom e sinti nei consultori famigliari, insieme ai mediatori e alle mediatrici di Sucar Drom alla fine degli Anni Ottanta. E' stata una delle prime mediatrici sanitarie italiane, ci mancherà il suo sorriso e ci mancheranno le sue capacità. Pubblichiamo il ricordo della Consulta Rom e Sinti di Milano a firma di Giorgio Bezzecchi, Dijana Pavlovic e Paolo Cagna Ninchi
“Noi siamo belli”, questo diceva Rumanì di noi rom, questo è quello che sentiva, che pensava e che diceva quando incontrava, anche in incontri ufficiali i “gagi”. Questo ci ha insegnato Rumani, a credere che i rom sono belli, perché liberi, perché portano qualcosa di bello in questo mondo con il loro modi di vedere la vita, con la gioia capace di esprimersi in ogni momento, anche il più difficile.
Rumanì era libera e capace di raccontare la LIBERTA’, capace di cancellare i pregiudizi con le sue parole semplici e forti. Traduceva il suo nome RUMANI’ in “donna libera”. Così noi pensiamo a lei, sorridente e orgogliosa.
E’ stata una delle prime attiviste e leader del movimento per i diritti Civili di Rom e Sinti a Milano. Ciarelli Giuseppina nata Avezzano il 7 Giugno 1957, detta “Rumanì” dalle donne delle Comunità Rom e Sinti di Milano.
Rumanì è stata una delle prime attiviste dell’Opera Nomadi di Milano, iniziava la sua attività già alla fine degli anni ’80, nei primi anni ’90 seguì un corso di Mediatori Sanitari andando a lavorare per anni nel Consultorio familiare di via Fantoli svolgendo la propria importantissima funzione a favore
Nella prima metà degli anni ’90 ritirò a nome dell’Opera Nomadi di Milano l’Ambrogino d’Oro testimoniando orgogliosamente e caparbiamente il desiderio delle Comunità rom e sinte di superare le difficoltà legate alla lotta alla discriminazione e al riconoscimento dei propri diritti. Aveva un grande ruolo all’interno della Comunità e per noi era un punto di riferimento, non solo una grande amica.
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