“La crisi può avere ricadute anche
nella convivenza civile: penso alle spinte xenofobe che emergono in
formazioni politiche di alcuni Paesi europei”. Lo ha detto il
presidente del Consiglio, Mario Monti, intervenendo alla
commemorazione del rastrellamento del Ghetto di Roma, avvenuto il 16
ottobre 1943, ad opera dei nazifascisti. Monti rileva, infatti,
“violenza ed ostilità diffuse verso i Rom e - ha aggiunto -
ricordo come ancora oggi il genocidio di Rom e Sinti sia dimenticato.
E’ intenzione del governo, e mia personale, di portare questi temi
al livello, non solo dei consessi internazionali, ma dei capi di
Stato e di governo”.
Ricordando il rastrellamento del Ghetto
di Roma, Monti ha poi spiegato: “quel 16 ottobre furono deportate
oltre mille persone e, per gli ebrei, cominciò un tempo doloroso in
cui si vide il coraggio di molti romani che, a rischio della vita,
aiutarono e nascosero i loro concittadini di origine ebraica, ma si
videro anche esempi di viltà, di chi collaborò con i nazifascisti e
di chi vendette gli ebrei ai loro carnefici”.
“La memoria non è una condizione
accessoria - ha ammonito il presidente del Consiglio - ma è
strumento per interpretare il presente e costruire il futuro”. In
questo senso, Monti ha voluto ricordare la figura di chi, scampato
all’orrore dei campi di sterminio, si è assunto la responsabilità
di raccontare: “voglio ricordare Shlomo Venezia, a cui è dedicata
la giornata di oggi e che è scomparso nei giorni scorsi. Ormai da
molto tempo la data del 16 ottobre fa parte di una memoria
condivisa”.
Non è poi sfuggita al presidente del
Consiglio la folta rappresentanza di immigrati presenti questa sera
al Portico d’Ottavia, in piazza 16 ottobre 1943. “Ci sono oggi
tanti italiani di nascita, ma tantissimi di adozione. Il vostro
essere qui mi da una speranza diversa nel futuro. Oltretutto,
l’attentato di Tolosa ci dice che il pericolo non è scongiurato
definitivamente, ma noi non vi lasceremo soli, nemmeno davanti ai
tentativi di revisionismo e minimizzazione dell’Olocausto”.
“Nel momento in cui completiamo il
pinnacolo più alto della cattedrale dell’integrazione europea, con
l’euro, e l’Unione europea riceve il premio Nobel per la Pace non
possiamo pensare che questa stessa cattedrale possa avere le
fondamenta erose a causa della disintegrazione e disgregazione”.
Sottolineando l’importanza di
mantenere viva la memoria di quei giorni, il presidente del Consiglio
ha spiegato: “fare memoria significa anche assumersi delle
responsabilità. L’Italia è un grande Paese, ma a volte lo si
dimentica. Oggi è una occasione per rilanciare un patto di
convivenza e un patto di integrazione”. “Per questo - ha aggiunto
- ho voluto un ministro dell’Integrazione nel mio governo, nella
persona di Andrea Riccardi. Ed è sempre per questo che ho voluto un
ministro della Coesione, Fabrizio Barca. Coesione e integrazione - ha
concluso Monti - devono essere parole preziose”.
“Quanto avvenuto il 16 ottobre - ha
continuato Monti - è stato non solo un tentativo di eliminare la
comunità ebraica più antica dell’Occidente, ha avuto anche un
obiettivo ben più radicale e ambizioso nella sua perversione. In
quel frangente tanti romani non ebrei hanno offerto il loro aiuto,
molti mossi per istinto di umanità, altri per fede cristiana. Questo
dimostra che anche nei momenti più difficili di una città il bene
non viene mai sacrificato definitivamente. Ancora oggi, dopo la
Shoah, l’odio razziale assume forme di violenza e disprezzo contro
il diverso. E voglio concludere citando Primo Levi: chi nega
Auschwitz è pronto a ripeterlo”. da Quotidiano Net
Nessun commento:
Posta un commento