Il 27 gennaio 2013 era stato invitato a
Mantova il prof. Ian Hancock dell'Università del Texas che doveva
tenere la prolusione ufficiale sul Porrajmos durante il Consiglio
comunale di Mantova e il Consiglio provinciale di Mantova al Teatro
Bibiena. Purtroppo il prof. Hancock non è potuto essere con noi per
un malore che non gli ha permesso di essere a Mantova.
Il prof. Ian Hancock, molto dispiaciuto
per non aver potuto essere a Mantova, ha comunque inviato il testo
della sua prolusione che qui pubblichiamo e mettiamo a disposizione
di tutti, tradotta e in forma integrale.
Per
capire perché Hitler abbia tentato di sterminare i rom e i sinti, un
popolo che non rappresentava un problema né a livello numerico, né
politico, né militare, né economico si deve considerare la logica
che fu alla base del genocidio nazifascista: il progetto di creare
una razza superiore, eliminando coloro che erano visti come un
pericolo a livello genetico. I rom e sinti erano considerati uno dei
fattori di tale contaminazione.
L’idea di raggiungere una
“soluzione finale” per coloro che erano visti come un pericolo
razziale, ha infatti rappresentato il fulcro dell’olocausto. Il
percorso verso il genocidio è stato caratterizzato dall’idea di
realizzare questo progetto di pulizia etnica. Solo due popoli sono
stati considerati un pericolo a livello razziale: gli ebrei e i rom e
sinti. Raphael Lemkin, colui che introdusse per primo il termine
“genocidio”, lo utilizzò in riferimento al caso degli “zingari”
anche prima che terminasse la seconda guerra mondiale.
E’
dunque essenziale, per prima cosa, posizionare l'olocausto dei rom e
dei sinti nel suo contesto storico. Per la maggior parte di loro il
genocidio subito non è visto come qualcosa di specifico e centrale,
seppur descritto come terribile, rispetto alle altre esperienze di
odio vissuto sulla propria pelle all’interno della loro storia
europea; altri si rifiutano di parlarne a causa della sua
associazione con la morte e la sventura, come pure si rifiutano di
testimoniare o di accettare il risarcimento per la medesima ragione.
La
prima legge tedesca anti rom e sinti fu promulgata nel
1416
quando furono accusati di essere spie straniere, portatori di peste e
traditori della cristianità.
Nel
1500
Massimiliano I ordinò la loro cacciata dal regno nel giorno di
Pasqua.
Ferdinando
I rinforzò le politiche di espulsione nel 1566.
Nel
1659
venne organizzato uno sterminio di massa di rom e sinti a Neudorf.
Nel
1710
Federico I di Prussia condannò tutti gli uomini ai lavori forzati,
fece marchiare a fuoco e frustare le donne e le separò per sempre
dai propri figli.
Nel 1721, l’imperatore Carlo VI ordinò lo sterminio dei rom e sinti, 220 anni prima dallo sterminio voluto da Hitler.
Nel
1725,
Federico Guglielmo I condannò tutti i rom e sinti sopra i 18 anni ad
essere impiccati.
Dalla
fine del diociottesimo secolo il razzismo anti-rom e sinti ha
ottenuto il contributo della chiesa e degli studiosi accademici dopo
la pubblicazione del trattato di Heinrich Grellmann in cui chiariva
le loro origini asiatiche. Egli scrisse che, studiando i rom ed i
sinti provava “un’evidente ripugnanza, come un biologo che
disseziona qualcosa di nauseante e putrido per amore della scienza”,
questi
stessi concetti furono diffusi dalle parole del luterano Martinus
Zippel: “Gli zingari in uno stato ben ordinato sono come vermi sul
corpo di un animale”. La conoscenza delle differenze fisiche e
sociali di sinti e rom furono sempre più diffuse negli studi
accademici e in quelli ecclesiastici.
Nel 1808 Johann Fichte scrisse che la “razza tedesca” era stata scelta da Dio per sovrastare il resto dei popoli; due anni più tardi, il nazionalista tedesco Jahn scrisse “uno stato senza popolo «Volk» è solo un artificio, come un popolo senza stato è niente, un fantasma, come gli ebrei e gli zingari”; l’aspetto della non territorialità ha reso rom, sinti ed ebrei degli asociali.
Nel
1830,
con le stesse modalità del secolo precedente, il consiglio della
città di Nordhausen si attivò per sradicare totalmente rom e sinti
dal corpo sociale allontanando i loro bambini dalle famiglie e
consegnandoli a famiglie tedesche.
Nel 1835, Theodor Tetzner chiamò i rom e sinti “gli escrementi dell’umanità.” Robert Knox li descrisse come “rifiuti della razza umana”.
Nel
suo influente trattato del 1855
Gobineau argomentò che gli essere umani potevano essere distinti in
razze superiori ed inferiori, gli ariani rappresentavano la crema
dell’umanità ed i tedeschi la crema della crema; tutto questo ebbe
un particolare impatto sul pensiero filosofico e politico tedesco.
Nel
1863,
Richard Liebich scrisse circa “l’abitudine criminale” di rom e
sinti, e li descrisse come vite
indegne di vita,
questa affermazione fu ripetuta nel 1869
in un saggio sui rom di Kulemann.
I
pareri di questi studiosi ebbero ripercussioni ai massimi livelli
amministrativi, solo un anno dopo, il 18 novembre 1870, il
cancelliere imperiale Otto von Bismarck firmò un ordine per "il
divieto totale degli zingari stranieri di attraversare il confine con
la Germania", al momento dell'arresto, dovevano essere
"trasportati alla più vicina strada per il loro paese di
origine". Quando l'Alsazia e la Lorena furono annesse all'Impero
tedesco nel 1871, ciascuna fu incaricata di controllare rom e sinti
alle frontiere.
Lo
stesso Charles Darwin, nel 1871,
utilizzò un linguaggio razzista in riferimento a "l'aspetto
uniforme in varie parti del mondo di zingari ed ebrei... che
contrastano nettamente con tutte le virtù rappresentate dalla
costante territorialmente e culturalmente avanzata razza nordica
ariana".
Sulla
base delle idee di Darwin, Cesare Lombroso pubblicò il suo L’Uomo
Deliquente
nel 1876,
che conteneva un capitolo sulla criminalità genetica di rom e sinti,
che venivano descritti come “un esempio vivente di un’intera
razza criminale”. Fu poi tradotto in tedesco ed ebbe grande
influenza in Germania.
Nel
1890
o 1891 in Svabia fu organizzato un convegno sulla “Piaga zingara”
e fu proposto che la presenza di rom e sinti fosse segnalata dal
suono delle campane. Fu prevista anche la possibilità dell’arresto
e dell’allontanamento tramite l’esercito.
Sotto
la direzione di Alfred Dillmann la polizia bavarese istituì
“l'Ufficio centrale per la lotta contro la piaga zingara” a
Monaco di Baviera, nel mese di marzo 1899.
Cominciarono ad essere raccolti rilevanti documenti, in particolare
fu compilato lo Zigeunerbuch, in cui sono stati descritti rom come
“parassiti contro i quali la società deve instancabilmente
difendersi” e furono date istruzioni speciali alla polizia da parte
del governo prussiano per “combattere il fastidio zingaro”. I
crimini di cui si dava denuncia nel libro di Dillmann consistevano
prevalentemente in violazione di domicilio e sottrazione di cibo. Un
anno dopo una dichiarazione politica dalla Camera dei Comuni a
Vienna, è stata inviata ai Ministri dell'Interno, della Difesa e
della Giustizia "in materia di misure per ridurre ed eliminare
la popolazione zingara".
Nel
1920,
utilizzando la frase di Liebich nel titolo del loro libro, lo
psichiatra Karl Binding e il magistrato Alfred Hoche proponevano
l'eutanasia di coloro che rappresentava un peso morto all'interno
dell'umanità. Tre le popolazioni considerate tali: quelli con gravi
malformazioni fisiche, quelli portatori di malattie ereditarie e
quelli in coma per i quali non è prospettabile un recupero. I rom e
sinti appartenevano alla seconda categoria, la loro criminalità
geneticamente trasmessa giustificava la "detenzione preventiva"
nella Germania di Weimar; si segnalava come un evidente elemento
razziale: anche se un rom non aveva ancora commesso un crimine
poteva essere ipotizzato con facilità che prima o poi il
comportamento criminale si sarebbe potuto verificare, perché la
criminalità è un fatto genetico, cioè razziale.
Nel
1922
tutti i rom in Baden dovevano essere fotografati e lasciare le
impronte digitali; la Commissione Provinciale penale aveva approvato
una nuova circolare il 16 luglio 1926 volta a controllare la “Peste
Zingara”.
Nel
1927
la legislazione prussiana richiedeva la fotografia e le impronte
digitali dei sinti e rom ed 8000 soggetti furono schedati. In Baviera
furono istituite leggi che vietavano di viaggiare in gruppi familiari
o di possedere armi da fuoco. I rom e sinti sopra i 16 anni venivano
inviati ai campi di lavoro forzato, mentre quelli senza un documento
che provasse la propria nascita in Baviera venivano espulsi dalla
Germania;
In
ulteriore violazione diretta della Costituzione di Weimar, che
garantiva uguali diritti per tutti i cittadini, dopo il 12 aprile
1928,
i rom e sinti in Germania furono posti sotto sorveglianza permanente
della polizia.
Nello
stesso anno, il professor Hans Günther scriveva che "erano
stati gli zingari a introdurre sangue straniero in Europa."
Il
16-17 aprile 1929,
l'Ufficio di Monaco insieme a una divisione della Criminologia degli
affari Zingari presso l'Ufficio internazionale (Interpol) a Vienna si
mossero per far rispettare a tutti i rom e sinti senza documenti, un
fermo di due anni in “campi di riabilitazione” a partire dai
sedici anni di età.
Il
20 gennaio 1933
i funzionari del Burgenland chiesero ed ottennero il ritiro di tutti
i diritti civili dei rom dei sinti, mentre nello stesso anno, a
Maggio, una nuova legge fu introdotta per legalizzare la
sterilizzazione eugenetica. Il 14 luglio, fu approvata una legge
contro la permanenza di “vite non degne di vita”
(Lebensunwertesleben) chiamata “la legge per la prevenzione della
prole ereditariamente malata”. E ordinò la sterilizzazione per
alcune categorie di persone “in particolare gli zingari e la
maggior parte dei tedeschi di colore nero” (cioè afro-europei
derivanti da legami con le truppe africane durante la prima guerra
mondiale). Un'altra legge emanata nello stesso anno, che aveva lo
scopo di “prevenire la nascita di nuove generazioni con difetti
ereditari” fu la legge contro i “criminali abituali e devianti
sociali”, direttamente rivolta ai rom e ai sinti.
A partire da gennaio 1934, i rom e sinti cominciarono ad essere selezionati per il trasferimento nei campi di Dachau, Dieselstrasse, Sachsenhausen, Marzahn e Vennhausen, il loro trasferimento includeva la sterilizzazione mediante iniezione o castrazione. Due leggi emanate a Norimberga proibirono di sposare tedeschi "agli ebrei, ai negri e agli zingari."
A partire dal 15 Settembre, 1935 i rom e sinti furono assoggettati alle restrizioni della legge di Norimberga per la protezione del sangue e dell'onore, che vietava i matrimoni misti o le relazioni sessuali tra ariani e non ariani. Una dichiarazione politica rilasciata dal partito nazista affermava: “In Europa in generale, solo gli ebrei e gli zingari sono sotto esame, in quanto membri di un popolo straniero” e “contrastano nettamente con tutte le virtù rappresentate dalla costante territorialmente e culturalmente avanzata razza nordica ariana”.
1936.
Nel mese di giugno e luglio, diverse centinaia di rom e sinti furono
trasportati a Dachau per ordine del ministro dell'Interno. In questo
anno il Dr. Hans Globke, capo servizio presso il Ministero
dell'Interno per il Terzo Reich, che ebbe un ruolo nella preparazione
delle leggi razziali, dichiarò che “In Europa, solo gli ebrei e
gli zingari sono di sangue straniero”, e l’igienista razziale Dr.
Robert Körber scrisse in un saggio dal titolo “Volk und Staat”,
che “gli ebrei e gli zingari sono oggi lontani da noi a causa della
loro discendenza asiatica, al cospetto della nostra origine nordica”.
Questo
sentimento di odio è stato ribadito dal Dr. E. Brandis nello stesso
anno, quando scrisse che, oltre gli Ebrei “solo gli zingari devono
essere considerati come un popolo straniero in Europa”. La fobia
anti rom e sinti diventò transnazionale quando l'Interpol istituì
il “Centro Internazionale di Lotta contro la minaccia zingara”,
ex “Ufficio degli affari zingari”.
L’ente
principale che si occupò del discorso razziale fu un’Unità di
Ricerca del Ministero della Salute, che fu diretta dal dottor Robert
Ritter a Berlino-Dahlem, lo scopo preciso era quello di determinare
se i rom e sinti fossero ariani o subumani ("Untermenschen").
Quindi
sempre nel 1936
a Berlino, rom e sinti furono rastrellati perchè si stava
avvicinando l’apertura dei Giochi Olimpici, e posti in una
discarica di rifiuti tossici. Opuscoli furono distribuiti ai
partecipanti dei giochi per diffondere “l’antiziganismo” presso
il grande pubblico.
A
partire dal 1937
il
Comando della Wehrmacht iniziò ad emettere decreti volti
all'esclusione di tutti i rom e sinti dal servizio militare per
motivi di "politica razziale".
Nel suo discorso del 1938 presso l’Associazione tedesca per la ricerca razziale, il dottor Adolph Würth dell'Unità di Ricerca d’Igiene razziale disse “per noi oggi la questione zingara è una questione razziale. Allo stesso modo come lo stato nazionalsocialista ha risolto la questione ebraica, esso dovrà anche risolvere la questione zingara una volta per tutte”. La ricerca razziale di stampo biologico relativa a rom e sinti fu un requisito incondizionato per la soluzione finale della “questione zingara”. Ciò è stato ulteriormente supportato dal Dr. Kurt Ammon, che dichiarò che la politica nazista "vede il problema degli zingari come aspetto completamente razziale ". Himmler successivamente mise i gruppi di rom e sinti a disposizione di un team di medici per gli esperimenti sulle tecniche di sterilizzazione. Ironia della sorte, le prime letture avvalorarono l’idea che più un individuo avesse discendenti rom e sinti, cioè più avesse “sangue zingaro”, meno questi era visto come una minaccia, la pericolosità stava negli ibridi. In ogni caso l’idea di Himmler, che un certo numero di rom e sinti "puri" potessero essere esenti dalle leggi di tutela della genia tedesca in modo da poterli utilizzare per il future studio degli antropologi, fu sbeffeggiata e mai attuata.
Nel
marzo del 1938
ai
rom e sinti era proibito il voto e in quello stesso mese una lettera
al del Dr. Werner Best, capo della polizia di sicurezza nazista,
affrontava il tema delle “fasi iniziali della Soluzione Finale da
dare al problema zingari affrontandolo da un punto di vista
razziale”.
La
prima dichiarazione pubblica ufficiale in cui fu fatto riferimento
alla soluzione finale della “questione zingara” (endgültige
Lösung der Zigeunerfrage) fu espresso da Himmler, che nello stesso
anno ordinò di spostare l'Ufficio degli “affari zingari” da
Monaco a Berlino, centralizzandolo.
Tra
il 12-18 giugno 1938
“la
settimana dell’epurazione zingara” (Zigeuneraufräumingswoche, in
francese La Semaine d'Epurations Tsiganes), con centinaia di rom e
sinti in tutta la Germania e l'Austria che furono arrestati e
incarcerati, il 23 giugno a Mannworth 300 agricoltori rom e
proprietari di vigneti furono arrestati in una sola notte. In uno
sviluppo parallelo a quella azione del 1938,
ebrei e rom furono espulsi dalla riva sinistra del Reno, nel mese di
agosto. In quello stesso mese anche un certo dottor Karl Hannermann
scrisse che “Ratti, cimici e pulci sono da considerare come eventi
naturali, allo stesso modo anche ebrei e zingari. Tutta l'esistenza è
una lotta: dobbiamo quindi gradualmente biologicamente eliminare
tutti questi parassiti” dopo il 4 settembre ai bambini rom e sinti
era proibito frequentare la scuola.
L’
8 dicembre 1938
Himmler ha firmato un nuovo ordine sulla base dei risultati
dell'Ufficio di Igiene Razziale, che aveva stabilito che il sangue
rom e sinto era “molto pericoloso” per la purezza ariana. Il Dr.
Tobias Portschy, Comandante d’Area in Stiria, ha scritto in una
nota alla Cancelleria di Hitler che “gli zingari mettono in
pericolo la purezza del sangue dei contadini tedeschi” e la
sterilizzazione di massa fu consigliata come soluzione.
Un
ordine rilasciato il 14 dicembre 1938
ha affermato che le persone rom e sinte dovevano essere incarcerate
in base al fatto di costituire una minaccia intrinseca in relazione
al “corredo genetico” che li rende potenzialmente un pericolo per
la sicurezza ariana, vale a dire che potevano essere arrestati a
prescindere dal fatto di aver commesso o meno azioni criminali. Entro
la fine di quest'anno, grandi retate dei rom erano già iniziate. A
Buchenwald, fu istituito un campo speciale per i rom e sinti "puri",
ma comunque rom e sinti furono continuativamente incarcerati nei
campi nazisti e nei territori controllati in tutta Europa.
Quattrocento furono inviati a Taucha, altri a Mauthausen, Gusen,
Dautmergen, Natzweiler, Stutthoff, Flossenberg, Salzwed, Ravensbrück,
Dusseldorf, Lackenbach, Westerbork, Malines e altrove.
Gli
individui furono classificati in base alla percentuale di antenati
rom e sinti avuti: se due degli otto bisnonni erano rom e sinti,
l'individuo era di “sangue zingaro” e non poteva proseguire a
vivere. Tali criteri erano due volte più rigorosi di quelli
applicati per la popolazione ebraica; se i criteri per la
determinazione di sangue ebraico fossero stati applicati per i sinti
e rom, circa 18.000 sarebbero sfuggiti alla morte. Donne rom sposate
con non rom e bambini di età superiore ai 13 anni furono inviati a
Dusseldorf-Lierenfeld per essere sterilizzati. Cinquemila rom e sinti
tedeschi furono concentrati nella “sezione zingari” del campo di
concentramento di Lodz.
Il 1° marzo 1939 l'ordine del Dipartimento di Polizia criminale del Reich dichiarava: “Il decreto del Reichsführer SS del 12 Agosto 1938 ordina la registrazione delle persone che vivono nel territorio del Reich, che sono zingari. Una volta che è stato stabilito quanti ce ne sono nel territorio del Reich, ulteriori misure possono essere prese”. Istruzioni per l'esecuzione di questi ordini sono stati emessi anche a marzo, affermando che “ l'obiettivo delle misure adottate dallo Stato deve essere la separazione una volta per tutte della razza zingara dalla nazione tedesca, quindi la prevenzione della commistione razziale. Ogni questura ha compito di istituire un'unità per monitorare le questioni zingara, e una o più persone devono essere individuate come responsabili per la questione zingara”.
Secondo
il verbale di una riunione organizzata da Heydrich il 27 settembre
1939,
Hitler fu informato che i sinti e rom tedeschi e gli ebrei dovevano
essere spostati in treno in Polonia. Tale ordine fu promulgato il 16
ottobre: “Per quanto riguarda il trasporto degli zingari, si fa
presente che il primo trasporto di ebrei sta lasciando Vienna. Il
Venerdì 20 ottobre 1939,
quattro carri di zingari sono stati aggiunti a quel trasporto”. Nel
dicembre Hitler emanò un nuovo decreto, vietando a tutti "gli
zingari e semi-zingari" che non si trovassero già nei campi, di
trasferirsi al di fuori delle loro aree, e successivamente altri
treni furono organizzati per il trasporto verso est "pieni di
zingari."
Nel
1939
il Dr. Johannes Behrendt dell'Ufficio di Igiene Razziale ha
rilasciato la dichiarazione che “tutti gli zingari devono essere
trattati come malati ereditari, l'unica soluzione è l'eliminazione.
L'obiettivo dovrebbe quindi essere l'eliminazione senza esitazione di
questo elemento difettoso nella popolazione”. Thierack, Ministro
della giustizia scriverà più tardi a Bormann che “si pensa di
rendere il Reichsführer delle SS responsabile per la persecuzione
dei polacchi, russi, ebrei e zingari; polacchi e russi possono anche
essere controllati dalla polizia, se vivevano nella zona del primo
Stato polacco prima del 1° settembre. L’attivazione dei
procedimenti penali contro gli ebrei e gli zingari, comunque, può
avvenire senza rispettare queste riserve”.
Un
memorandum di Leonardo Conti, Segretario di Stato per la Sanità
presso il Ministero degli Interni, alla sede principale della polizia
di sicurezza, sede Kripo, e nel Dipartimento di Salute del Reich,
inviato il 24 gennaio 1940
affermava:
“E’
noto che la vita dei rom e sinti debba essere disciplinata da una
legge apposita (Zigeunergesetz)... Sono fermamente convinto, ora come
prima, che la soluzione finale del problema zingaro (endgültige
Lösung Ziegeunerproblems der) possa essere raggiunta solo attraverso
la sterilizzazione di rom e sinti... Penso che il tempo per una
risoluzione giuridica di questi problemi sia finita, e che dobbiamo
subito cercare di sterilizzare le rom e gli zingari intendendolo come
misura speciale, come è avvenuto per precedenti analoghi... Una
volta che il completamento della sterilizzazione sia avvenuto e
queste persone siano state rese biologicamente innocue, diventa poi
di non grande importanza se vengano espulsi o utilizzati come
manodopera sul fronte interno”.
La
prima azione legata direttamente al genocidio e a quello che
caratterizzò anche la Shoah nel tempo dello sterminio, ha avuto
luogo nel gennaio o febbraio 1940,
quando 250 bambini rom nel campo di concentramento di Buchenwald
furono usati come cavie per testare il gas Zyklon B, poi utilizzato
per gli omicidi di massa ad Auschwitz-Birkenau. In questo anno, gli
statistici nazisti Wetzel e Hecht stimarono che “100.000 zingari e
più” erano stati previsti per la deportazione in Polonia, e furono
effettivamente deportati tra maggio 15-18.
In
un discorso pronunciato il 29 febbraio 1940
ad alti funzionari del partito nazista, Himmler ha dichiarato: “Gli
zingari sono una questione a parte. Voglio liberarmi di loro questo
anno, se è possibile. Ci sono solo 30 mila di loro in tutto il
Reich, ma fanno grande danno razziale”.
Il
27 aprile 1940
un
decreto congiunto dalla sede centrale nazionalsocialista e il capo
della polizia dichiarava che “Il primo trasporto degli Zingari al
Governatorato generale partirà a metà di maggio con 2.500 persone”.
Il giorno seguente Reinhard Heydrich, capo della sicurezza del Reich,
inviava le istruzioni più precise ai capi dei governatorati ed alla
polizia del distretto in Germania e nel cosiddetto Umsiedlungserlaß
per il “reinsediamento, l'arresto e la deportazione dei rom di età
superiore ai 17 da occidente alle zone di confine nord-orientali”.
Il
18 maggio 1940
rom sono stati deportati da sette centri di raccolta nel Vecchio
Reich a Lublino, che si trovava nel Governatorato Generale. Il primo
trasporto includeva 2.500 rom tedeschi, selezionati tutti con le
famiglie al completo. Il trasporto includeva 1.000 da Amburgo e
Brema, 1000 da Colonia, Düsseldorf, e Hannover e 500 da Stoccarda e
Francoforte. La deportazione di Lublino si svolse come previsto,
anche se i rapporti di polizia successivi hanno rivelato che altri
300 erano stati “evacuati”, portando il numero totale dei
deportati a 2.800. In Austria, le deportazioni in Polonia sono state
programmate per la seconda metà del mese di agosto 1940.
L'ordinanza
del 11 febbraio 1941
proibiva a “zingari e semi-zingari” di servire nell'esercito
tedesco “per motivi di politica razziale”. Nel mese di luglio il
più alto funzionario di Oberwart emise l'ordinanza per il divieto di
uso del trasporto pubblico ai sinti e rom.
In
Ungheria
i rom sono stati presi di mira dal regime nazista guidato dal
simpatico ammiraglio Horthy. Tra 500 e 1.000 rom ungheresi sono stati
inviati nei campi di concentramento in Transcarpazia.
Il
31 luglio 1941
Heydrich, cui era stato affidato il compito di studiare i dettagli
della soluzione finale, sia dei rom e sinti che degli ebrei
affermava: “Le Einsatzkommandos hanno ricevuto l'ordine di uccidere
tutti gli ebrei, zingari e malati di mente”.
Il
10 ottobre 1941 propose che i rom tedeschi fossero inviati a Riga con
gli ebrei invece di essere inviati ad Auschwitz e Chelmno in Polonia.
Nella stessa riunione, l’idea secondo cui Lodz doveva essere scelto
come destinazione finale per sinmti e rom di origine tedesca fu
approvata, e tra il 9 e 11 novembre cinque treni con ogni trasporto
che conteneva più di un migliaio di rom e sinti lasciarono i campi
di transito austriaci di Hartburg, Fürstenfeld , Mattersburg, Roten
Thurm, Lackenbach e Oberwart per dirigersi proprio a Lodz, dove sono
stati raggiunti da un trasporto di 20.000 ebrei.
Dei 5.000 deportati rom e sinti quasi i due terzi erano bambini. In dicembre e in gennaio sono stati presi da Lodz a Kulmhof (Chelmno), dove sono stati tra i primi ad essere uccisi in furgoni a gas mobili.
Il
24 novembre 1941,
ripetendo i suoi ordini ufficiali, il comandante della Wehrmacht in
Bielorussia ha dichiarato: "Gli ebrei devono scomparire dalla
campagna e allo stesso modo gli zingari devono essere eradicati."
Nei primi mesi del 1942 rom e sinti sono stati selezionati per la sperimentazione a Dachau e Buchenwald dal Dr. Adolf Pokorny per vedere quanto tempo avrebbero potuto sopravvivere con acqua di mare, sostenendo che "non solo è necessario conquistare, ma anche sterminare." Ed infatti quella primavera, 1000 rom e sinti sono stati uccisi e sepolti vivi in una singola azione in una fattoria collettiva vicino a Smolensk.
Squadroni
della morte nazisti entrati in Grecia
nel mese di giugno, uccisero centinaia di rom. In Serbia,
il governatore militare Harald Turner annunciava -prematuramente- che
“la Serbia è l'unico paese in cui la questione ebraica e la
questione degli zingari sono state risolte”, avvertendo che “non
bisogna dimenticare che gli ebrei e gli zingari in generale
costituiscono una minaccia per la sicurezza e, in quanto tali,
costituiscono una minaccia per la pace e l'ordine pubblico, ma è la
natura ebraica, che è responsabile di questa guerra e, come per la
zingara, per la sua natura non può mai essere un membro utile della
società internazionale”. In Grecia, 50 rom sono stati uccisi per
ogni vittima tedesca. In Croazia
tra 80.000 e 100.000 rom e sinti si stima che siano morti per mano
degli Ustascia, per lo più al campo di Jasenovac.
Il 31 luglio 1942 il Ministero dei Territori orientali occupati ribadì ai capi delle SS e della polizia a Riga l'ordine che “il trattamento di ebrei e rom doveva essere messo sullo stesso piano (gleichgestellt)”. Rom intanto venivano sterminati a Majdanek , Belsec, Sanok, Sobibor, Chelmno e Treblinka.
A
Bucarest fu pubblicata una dichiarazione politica che “per la
Romania,
la questione zingara è importante quanto l'ebraica”. Nel verbale
di una riunione del 14 settembre il ministro della Giustizia Otto
Thierack aveva proposto che “gli ebrei e gli zingari devono essere
incondizionatamente sterminati”. Un memorandum firmato da Himmler
richiedeva i dati sulle popolazioni rom e sinti in Gran
Bretagna
in attesa del cambio di governo in tale Paese.
Il
26 gennaio 1943
il presidente della National Criminal Police Association ha
rilasciato la seguente dichiarazione: “l’arresto preventivo può
essere ordinato per fermare eventuali altri bambini di sangue misto
che nascano dall’unione sessuale tra zingari o zingari di razza
mista, e persone sangue tedesco”. Nel mese di febbraio i rom e
sinti rimasti sono stati trasportati a Birkenau, il più grande
trasporto mai organizzato di rom polacchi è stato portato allo
stesso campo in marzo, e sterminati entro il primo mese. Rom olandesi
hanno cominciato ad essere trasportati anch’essi ad Auschwitz. Un
bollettino sul tema “la Difesa della Razza e del genotipo nel
diritto Tedesco” dichiarava che “gli zingari sono di sangue
straniero, a norma della legislazione razziale tedesca, la loro
separazione politica, biologica, culturale e professionale dai
tedeschi è stata effettuata mediante l'eliminazione di quelli di
sangue straniero nello stesso modo come è stato [fatto] per gli
ebrei”. Nelle sue memorie, la SS Perry Broad, che ha lavorato nella
divisione politica ad Auschwitz, ha scritto che “è la volontà del
onnipotente Reichsführer vedere gli zingari sparire dalla faccia
della terra”. Ha ribadito questo altrove, dicendo: “l'Ufficio
centrale sapeva che era obiettivo di Hitler quello di spazzare via
tutti gli zingari, senza eccezioni”.
L'SS ha riferito il 20 ottobre 1944 che “in Bulgaria, come altrove nell’ Europa dominata dai nazisti, gli zingari sono stati trattati come un elemento che deve essere sradicato”
Il
libro di Eva Justin che si occupa dei bambini rom e sinti è stato
pubblicato nel 1944.
Nel testo la Justin ha espresso la speranza che il volume potesse
servire come base per le future leggi che regoleranno l’igiene
della razza trattandosi di "elementi indegni e primitivi."
Nel mese di maggio, quando aveva finito di studiare i bambini, sono
stati tutti inviati ad Auschwitz e sono stati uccisi.
Nelle
prime ore del mattino del 2-3 Agosto 1944,
2.897 rom e sinti di Auschwitz-Birkenau sono stati uccisi e cremati
in una azione di massa denominato Zigeunernacht, la note degli
zingari. Il 26 settembre altre 200 rom, la maggior parte bambini,
sono stati spediti ad Auschwitz da Buchenwald e gasati due settimane
più tardi.
In
Italia,
invece, a partire dagli Anni Venti, la politica fascista si è
progressivamente radicalizzata delineando quattro periodi di
riferimento:
1922-1938,
i respingimenti e l’allontanamento forzato di rom e sinti stranieri
(o presunti tali) dal territorio italiano;
1938-1940,
gli ordini di pulizia etnica ai danni di tutti i sinti e rom presenti
nelle regioni di confine ed il loro confino in Sardegna;
1940-1943,
l’ordine di arresto di tutti i rom e sinti (di cittadinanza
straniera o italiana) e la creazione di specifici campi di
concentramento fascisti a loro riservati sul territorio italiano;
1943-1945,
l’arresto
di sinti e rom (di cittadinanza straniera o italiana) da parte della
Repubblica Sociale Italiana e la deportazione verso i campi di
concentramento nazisti.
L’intero
percorso verso la persecuzione di rom e sinti in Italia è stato
supportato dagli studi di docenti universitari, tra i quali Guido
Landra, che elaborarono e diffusero i concetti relativi alla
pericolosità razziale di queste minoranze linguistiche.
Non
un solo rom o sinto fu chiamato a testimoniare in favore del suo
popolo al processo di Norimberga che ha avuto inizio nel mese di
ottobre 1945.
Le stime attuali indicano che ora tra uno e un milione e mezzo di rom
e sinti sono morti nel periodo 1933-1945.
Se questa stima è corretta, questi rappresentano tra il 50 e il 75
per cento di tutta la popolazione rom e sinta in Europa, morti per
mano dei nazisti, vittime di genocidio.
Ai
tribunali militari di Norimberga nel settembre 1947
l'ex generale delle SS Otto Ohlendorf ha detto al giudice Michael
Musmanno che nelle campagne per l’uccisione, “Non c'era nessuna
differenza tra gli zingari e gli ebrei”. In tale data, i rom e
sinti sopravvissuti avevano paura di mostrarsi pubblicamente perché
leggi pre-nazismo erano ancora in vigore e quindi si sarebbero
ritrovati di nuovo agli arresti, se non fossero stati in grado di
mostrare la documentazione comprovante la propria nascita tedesca.
Nonostante
le prove documentali schiaccianti del contrario, nel 1951
il Ministro degli Interni Württemberg ha rilasciato una
dichiarazione che i giudici incaricati delle decisioni sui
risarcimenti “gli zingari non furono perseguitati sotto il regime
nazionalsocialista per motivi razziali, ma per cause penali e di
asocialità”. Le famiglie rom e sinte sopravvissute alla guerra non
avevano i mezzi per contestare legalmente questa affermazione e
nessun ente esterno si fece avanti per confutare questa tesi.
Un
rapporto è stato emesso dal ministero delle finanze tedesco nel
1986,
che ha concluso che “tutti quelli che sono stati vittime del
nazismo sono stati adeguatamente compensati... il cerchio di quelli
meritevoli di compensazione non deve essere estesa ulteriormente.”.
Due anni più tardi, nel mese di febbraio, il governo della Germania
Est ha annunciato la sua decisione di pagare 100 milioni di dollari
di risarcimento per crimini di guerra ai sopravvissuti Ebrei, ma si
rifiutò di pagare anche ai sopravvissuti rom e sinti. Infine,
il 12 aprile 1990,
il governo della Germania Est
ha rilasciato una dichiarazione chiedendo scusa per il “dolore
incommensurabile” che il regime nazionalsocialista aveva inflitto
alle sue vittime, tra cui i rom, ma mentre il mondo celebra i
cambiamenti in Europa orientale, il ruolo tradizionale dei sinti e
rom come capro espiatorio è già stato resuscitato in paesi come la
Romania e l'Ungheria. I Diritti collettivi delle minoranze restano
ancora sfuggenti.
Traduzione
non revisionata dall'autore
A
cura di Luca Bravi, Università Leonardo Da vinci di Chieti
Nota
ortografica
PORRAJMOS
dal romanès “divoramento”, è il termine più utilizzato nel
Mondo per definire la persecuzione, su base razziale, subita dai
sinti e dai rom durante il periodo nazi-fascista che indicativamente
in Europa va dal 1934 al 1945. Sono differenti i percorsi seguiti dal
fascismo italiano e dal nazismo tedesco. Il termine Porrajmos è
stato introdotto da Ian Hancock, nella metà degli Anni Novanta.
Secondo Hancock, il termine è stato inventato da un rom kalderash
durante una conversazione informale nel 1993. Nelle comunità sinte,
in alcuni casi, vengono usati termini diversi, quali: sintengre
laidi, samudaripen
ZINGARI
dal greco (A)tsínganoi, termine eteronimo diffuso che definisce una
sistematizzazione politica, antropologica e sociologica stereotipata
decisa da appartenenti alla cultura maggioritaria, in senso numerico.
Gli appartenenti delle minoranze sinte e rom lo ritengono un
dispregiativo e mai viene utilizzato nelle lingue sinta e romanés.
Nel testo è inserito solo nelle citazioni virgolettate.
Per ulteriori voci
http://sucardrom.blogspot.it/2012/09/sinti-e-rom-il-glossario.html
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