La Conferenza delle Regioni e delleProvince autonome ha approvato nel corso della seduta del 24 gennaio
un documento in cui si impegnano a costituire tavoli regionali per il coordinamento degli
interventi locali nell’ambito della Strategia nazionale di
inclusione dei rom, sinti e caminanti. Ma la Lombardia, il Piemonte e
il Veneto non hanno ancora ottemperato agli impegni presi.
Il documento approvato è stato inviato
a tutti i Presidenti delle Regioni e delle Province autonome prevede
la costituzione di tavoli regionali per il coordinamento degli
interventi locali nell’ambito della strategia nazionale di
inclusione dei rom, sinti e caminanti
Con la Comunicazione n. 173 del 5
aprile 2011, recante “Quadro dell’UE per le strategie nazionali
di integrazione dei rom e dei sinti fino al 2020”, la Commissione Europea ha
affermato l’improcrastinabile esigenza di superare la situazione di
emarginazione economica e sociale della principale minoranza
d’Europa.
Muovendo dalla considerazione che
l’inclusione dei rom e dei sinti comporterà non solo vantaggi sociali, ma
effetti positivi sul piano economico sia per i i sinti e i rom, sia per le
comunità di appartenenza, le istituzioni europee hanno sollecitato
gli Stati membri all’adozione di una Strategia globale per la loro
integrazione e per il sostegno di alcuni specifici obiettivi di
rilevanza primaria: accesso all’istruzione, all’occupazione,
all’assistenza sanitaria e all’alloggio.
In tale contesto, è stata elaborata la
Strategia nazionale di inclusione dei Rom, Sinti e Caminanti sulla
quale il 22 maggio scorso la Commissione Europea si è espressa
positivamente, invitando gli Stati membri dell’Unione ad attuare
misure adeguate per migliorare l’integrazione economica e sociale
dei Rom in Europa.
Nella Strategia nazionale sono stati,
quindi, individuati quattro assi di intervento al fine di favorire
l’inclusione sociale delle popolazioni sinte e rom: istruzione, lavoro,
salute e casa.
In particolare, la Strategia prevede
nel settore dell’istruzione l’aumento delle opportunità
educative, del numero degli iscritti a scuola, “favorendo la
frequenza, il successo scolastico e la piena istruzione”, anche
attraverso processi di pre-scolarizzazione, puntando sulla
partecipazione dei giovani all’istruzione universitaria, all’alta
formazione e alla formazione-lavoro anche mediante prestiti d’onore,
borse di studio e altre agevolazioni previste dalla legge.
Per quanto concerne il lavoro, il
citato Documento pone al primo posto la promozione della formazione
professionale e l’accesso al lavoro, la regolarizzazione del lavoro
irregolare o precario, lo sviluppo imprenditoriale, la promozione del
lavoro autonomo e di percorsi di inserimento specifici per donne e
under 35 anni.
In ordine alla salute, l’obiettivo
centrale della Strategia è l’accesso ai servizi sociali e sanitari
sul territorio, l’implementazione della prevenzione
medico-sanitaria con particolare attenzione a donne, ragazzi, anziani
e disabili con interventi mirati a favorire la salute riproduttiva e
coinvolgere i servizi sociali nei programmi di cura medica, anche
mediante l’inserimento di mediatori culturali.
Sul fronte casa, il testo indica come
priorità anche quella di “aumentare l’accesso a un ampio
ventaglio di soluzioni abitative in un’ottica partecipativa di
superamento definitivo di logiche emergenziali e di grandi
insediamenti monoetnici, nel rispetto delle opportunità locali,
dell’unità familiare e di una strategia fondata sull’equa
dislocazione”.
Al fine di perseguire le suddette
finalità, la Strategia - oltre ai Tavoli nazionali - prevede
l’opportunità di costituire i Tavoli Regionali, coordinati dalla
figura istituzionale regionale direttamente competente per materia,
che prevedano la partecipazione degli altri uffici regionali
interessati, nonché la partecipazione di rappresentanti delle
amministrazioni periferiche statali, dell’insieme degli enti locali
(Province e Comuni) a partire da quelli più direttamente interessati, unitamente al coinvolgimento delle
associazioni e degli enti della società civile impegnati nella
tutela delle comunità rom, sinte e caminanti.
In particolare, i Tavoli Regionali
dovrebbero avere il compito di sensibilizzare le autorità comunali e
provinciali e monitorare l’attuazione della Strategia a livello
locale. I Tavoli costituiranno il luogo di elaborazione di Piani
locali che verranno sperimentati, in via prioritaria, nei territori
in passato ricompresi nella gestione emergenziale (Lazio, Campania,
Lombardia, Piemonte e Veneto), nelle regioni che vivono specifiche
problematiche di esclusione sociale delle comunità rom e presso le
città delle Regioni rientranti nelle priorità dell’Obiettivo
Convergenza della programmazione dei fondi strutturali 2007-2013.
Inoltre, in vista della prossima
programmazione dei fondi strutturali 2014-2020 e dell’esigenza di
un coordinamento degli interventi che, a livello locale e regionale
si potranno predisporre per l’inclusione di rom e sinti, il Tavolo
regionale avrà un importante ruolo di programmazione e orientamento
della progettazione locale su fondi strutturali, che prevede una
specifica priorità tematica rivolta all’inclusione delle suddette
comunità, di monitoraggio degli interventi, canalizzazione
dell’informazione e valutazione degli sforzi profusi.
In considerazione di quanto sopra, le
Regioni si impegnano ad attuare la strategia nazionale in ambito
regionale e di promuovere la costituzione dei tavoli di lavoro
regionali, comunicando all’UNAR (segreteriaunar@governo.it; tel
06/67792267) entro il 28 febbraio 2013 il nominativo del Coordinatore
e la composizione del Tavolo. Ad oggi alcune Regioni, in particolare
quelle del Nord Italia (Lombardia, Veneto e Piemonte) non hanno
ancora comunicato il nominativo del Coordinatore e la composizione
del Tavolo.
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